Il rumore della felicità
3 Febbraio 2015 Share

Il rumore della felicità

Una canzone in radio attira la mia attenzione… il cantante sembra chiedere una risposta, a me. “Che rumore fa la felicità?”, mi chiede. Proprio a me. Se l’avessi avuto davanti gli avrei detto “guarda, la cosa più importante l’hai detta te: la felicità fa rumore!”.

No, perché uno magari non accoglie la felicità perché dice di non riconoscerla, o perché presume di non sentirne il bisogno. La verità è semplicemente che non ci si lascia andare alla Bellezza. Perché tutte le cose belle fanno paura. La bellezza spaventa. Incuriosisce e pone domande. La rifiutiamo anche per pigrizia, la pigrizia di trovare risposte. O per la paura causata dalla certezza di non trovarne. Perché se non troviamo risposte non riusciamo ad andare avanti. Siamo abituati a doverci vedere chiaro, a voler vedere da vicino e a fondo, a toccare con mano, a capire, a sapere, ad essere sicuri, a risolvere. Una precisione che si rivela essere un fallimento. Ci spaventa ciò cui non riusciamo a dare una spiegazione logica. Le emozioni, per esempio. La felicità, per l’appunto. Eppure la pretendiamo, e poi, quando arriva? Caspita, è lì che, come un bambino piccolo, urla, batte le mani, si agita, piange. Attira la nostra attenzione, ci chiama. E noi la ignoriamo perché non ci sentiamo pronti ad accettarla. Non ci sentiamo pronti per i grandi eventi. Non è il momento giusto, non abbiamo tempo. Siamo capaci di allontanarci dalla felicità per poi sentirci soli, non riuscendo poi a dare senso e sapore alla nostra vita.

La felicità fa rumore quando arriva perché suona il campanello pur trovando la porta aperta, e vuole che siamo noi ad aprirle. Ci dà modo di farci accorgere della sua presenza. E nasce come nasce un bambino. Ci scombussola. E noi abbiamo paura di ciò che ci spettina, di ciò che stona, delle sfumature, del disordine. Abbiamo paura di perderci. Ci spaventa il paradiso. Sogniamo, desideriamo, immaginiamo, viaggiamo e poi ci spaventa la nostra quotidianità. Paradossale. Ridicolo. Anche perché alla felicità non è che possiamo resistere, non possiamo non risponderle. Possiamo non accettarla, questo sì, ma dopo che ce ne accorgiamo però.

Ecco il vero paradosso: diciamo di no alla Bellezza, al Benessere e ne siamo consapevoli. Quando un bambino piccolo piange e non vuole essere ignorato, lancia a terra il ciuccio che gli hai dato. Non ci pensa due volte perchè non ha bisogno del ciuccio! E continua a piangere ed ad agitarsi. Così la felicità: suona al citofono, suona, suona. E vuole che sia proprio tu ad andare ad aprire. Vuole che tu l’accolga senza paura. Caspita, stiamo parlando della felicità, non della sofferenza, non del dolore! Quelli sì che si intrufolano, e anche se non vuoi aprire loro la porta perché nemmeno suonano il campanello. Come ladri. La felicità no, ti chiede il permesso, ed è lì che non se ne va. Magari non ti insegue, e quindi tu puoi scegliere di andartene, di  allontanarti. E quante volte lo facciamo, e non ce ne accorgiamo. Siamo così sordi! Ignoriamo le note che creano le melodie della vita.

Ci consiglia Roberto Benigni “La felicità… cercatela, tutti i giorni!” perchè ci è stata data in regalo, l’abbiamo avuta in dote. E dentro di noi! E dobbiamo frugare in tutti i cassetti, nei ripostigli, sugli scaffali della nostra anima perché è lì, e se non riusciamo a trovarla è solo perché l’abbiamo nascosta troppo bene, “come un cane con l’osso”. Se solo le tenessimo sempre aperte le porte del nostro cuore, della nostra anima! Forse il motivo per cui non troviamo la felicità è perché non sappiamo che rumore fa, e anche se siamo consapevoli che faccia rumore non lo riusciamo a distinguere da altri. É la distinzione che fa la differenza!

“Voglio essere felice” è il modo migliore per iniziare ogni singolo giorno! Ed è il regalo più bello che si possa fare, oltre il tempo, regalare la felicità, permettere di essere felice!

E ricordiamo a noi stessi, prima di dirlo a voce alta, con le parole di Josè Mujica, presidente dell’Uruguay, che “non veniamo sul pianeta per svilupparci in termini generali, veniamo alla vita cercando di essere felici! Perché la vita costa e se ne va. E nessun bene vale quanto la vita! Questo è elementare (…) Lo sviluppo sostenibile non può essere contro la felicità! Deve essere a favore della felicità umana, dell’amore per la terra, delle relazioni umane, di prendersi cura dei bambini, di avere gli amici, di avere l’indispensabile. Precisamente. Perché questi sono i tesori più importanti che abbiamo! Quando lottiamo per l’ambiente, il primo elemento dell’ambiente, si chiama la felicità umana!”.☺

 

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