La recente elezione del nuovo presidente della repubblica nella persona di Sergio Mattarella sembra aver rotto equilibri politici basati su accordi piuttosto opachi. Con la presa di distanza di Berlusconi sulla scelta del nuovo capo dello Stato, una fase di attività parlamentare, caratterizzata dall’impossibilità di cogliere i confini tra maggioranza e una parte dell’opposizione, potrebbe essersi conclusa.
Le nuove intese, necessarie tra schieramenti politici opposti che vogliano contribuire alla riscrittura delle norme costituzionali ed elettorali, devono essere fatte auspicabilmente alla luce del sole. Si potrà tornare, a questo punto, ad una fisiologica dialettica tra paladini di programmi alternativi su progetti sociali ed economici meno confusi e inconcludenti.
Le parole pronunciate da Mattarella, in occasione del suo giuramento, hanno avuto il merito di ricordare al parlamento e agli italiani che il patto costituzionale, al cui rispetto siamo tutti vincolati, ci obbliga a rendere effettivi diritti come quello allo studio, al lavoro, alla salute e alla sicurezza, ma anche doveri come quello di “concorrere, con lealtà, alle spese della comunità nazionale”. Su ciascuno di questi temi le forze politiche presenti in parlamento dovranno fare uno sforzo aggiuntivo di elaborazione e di implementazione di strategie specifiche. La tecnica delle ammucchiate unanimistiche, volte a creare polveroni adatti ad impedire la distinzione delle responsabilità, va definitivamente accantonata. Resta il fatto che per un lungo, interminabile periodo la Costituzione è stata oggetto di molti estemporanei tentativi di modifica mentre gli obiettivi valoriali e civili che essa ci indica, con incisività e chiarezza, venivano semplicemente ignorati. Non è neppure il caso di sottolineare la necessità e l’urgenza di riformare alcune parti della Carta costituzionale, a partire dall’Ordinamento della Repubblica, ma non senza sottolineare che tali riforme vanno fatte solo al fine di rafforzare la qualità e l’efficacia della nostra democrazia.
Il punto centrale delle riflessioni sulla Costituzione restano gli orizzonti che essa definisce ed è qui che torna utile citare altre parole di Mattarella: “Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci”. Parole importanti, che sono state riprese in parte e reinterpretate nel duro attacco appena sferrato dal presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, alla piaga dell’illegalità. “Crisi economica e corruzione procedono di pari passo, in un circolo vizioso nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra”, ha affermato Squitieri in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. E ancora: “L’illegalità ha effetti devastanti sull’attività di impresa e quindi sulla crisi economica”. Questo settennato presidenziale si apre, dunque, con il proposito di garantire la Costituzione attraverso l’affermazione e la diffusione di un senso forte della legalità e non c’è ombra di dubbio sul fatto che la riuscita di questa impresa rappresenti la condizione imprescindibile per la ripresa culturale, civile ed economica dell’Italia.
Nello scenario europeo l’Italia si distingue per tre primati negativi, la corruzione, la malavita e l’infedeltà fiscale e noi non possiamo evitare di valutarne la portata e l’estrema pericolosità perché si tratta di tre forme di illegalità che corrodono e svuotano dall’interno il nostro paese. Il capo dello stato ci ha detto che questi sono i peccati capitali del belpaese e che farà la sua parte per combatterli, ma è chiaro che l’esito della battaglia necessaria per sconfiggerli è interamente nelle mani dei cittadini. Le classi dirigenti hanno imparato da tempo a convivere con questi mali e spesso hanno tratto vantaggi da essi. Inutile, dunque, sperare in un loro cambio di rotta spontaneo e radicale.
Quello che serve è una condivisa volontà di rinascita che solleciti un dibattito approfondito, nelle varie istanze associative e nelle assemblee elettive a tutti i livelli, e pretenda dai partiti la formulazione di specifiche e articolate proposte mirate alla riduzione progressiva ma drastica dei mali in questione.
E, tuttavia, sarebbe semplicistico affidare la soluzione di problemi così gravi e diffusi ai soli strumenti normativi e organizzativi. Serve quella nuova cultura della legalità indicata dal presidente Mattarella, alla cui affermazione devono contribuire tutti i cittadini, insieme a tutte le agenzie formative e informative presenti nel nostro paese.☺
La recente elezione del nuovo presidente della repubblica nella persona di Sergio Mattarella sembra aver rotto equilibri politici basati su accordi piuttosto opachi. Con la presa di distanza di Berlusconi sulla scelta del nuovo capo dello Stato, una fase di attività parlamentare, caratterizzata dall’impossibilità di cogliere i confini tra maggioranza e una parte dell’opposizione, potrebbe essersi conclusa.
Le nuove intese, necessarie tra schieramenti politici opposti che vogliano contribuire alla riscrittura delle norme costituzionali ed elettorali, devono essere fatte auspicabilmente alla luce del sole. Si potrà tornare, a questo punto, ad una fisiologica dialettica tra paladini di programmi alternativi su progetti sociali ed economici meno confusi e inconcludenti.
Le parole pronunciate da Mattarella, in occasione del suo giuramento, hanno avuto il merito di ricordare al parlamento e agli italiani che il patto costituzionale, al cui rispetto siamo tutti vincolati, ci obbliga a rendere effettivi diritti come quello allo studio, al lavoro, alla salute e alla sicurezza, ma anche doveri come quello di “concorrere, con lealtà, alle spese della comunità nazionale”. Su ciascuno di questi temi le forze politiche presenti in parlamento dovranno fare uno sforzo aggiuntivo di elaborazione e di implementazione di strategie specifiche. La tecnica delle ammucchiate unanimistiche, volte a creare polveroni adatti ad impedire la distinzione delle responsabilità, va definitivamente accantonata. Resta il fatto che per un lungo, interminabile periodo la Costituzione è stata oggetto di molti estemporanei tentativi di modifica mentre gli obiettivi valoriali e civili che essa ci indica, con incisività e chiarezza, venivano semplicemente ignorati. Non è neppure il caso di sottolineare la necessità e l’urgenza di riformare alcune parti della Carta costituzionale, a partire dall’Ordinamento della Repubblica, ma non senza sottolineare che tali riforme vanno fatte solo al fine di rafforzare la qualità e l’efficacia della nostra democrazia.
Il punto centrale delle riflessioni sulla Costituzione restano gli orizzonti che essa definisce ed è qui che torna utile citare altre parole di Mattarella: “Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci”. Parole importanti, che sono state riprese in parte e reinterpretate nel duro attacco appena sferrato dal presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, alla piaga dell’illegalità. “Crisi economica e corruzione procedono di pari passo, in un circolo vizioso nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra”, ha affermato Squitieri in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. E ancora: “L’illegalità ha effetti devastanti sull’attività di impresa e quindi sulla crisi economica”. Questo settennato presidenziale si apre, dunque, con il proposito di garantire la Costituzione attraverso l’affermazione e la diffusione di un senso forte della legalità e non c’è ombra di dubbio sul fatto che la riuscita di questa impresa rappresenti la condizione imprescindibile per la ripresa culturale, civile ed economica dell’Italia.
Nello scenario europeo l’Italia si distingue per tre primati negativi, la corruzione, la malavita e l’infedeltà fiscale e noi non possiamo evitare di valutarne la portata e l’estrema pericolosità perché si tratta di tre forme di illegalità che corrodono e svuotano dall’interno il nostro paese. Il capo dello stato ci ha detto che questi sono i peccati capitali del belpaese e che farà la sua parte per combatterli, ma è chiaro che l’esito della battaglia necessaria per sconfiggerli è interamente nelle mani dei cittadini. Le classi dirigenti hanno imparato da tempo a convivere con questi mali e spesso hanno tratto vantaggi da essi. Inutile, dunque, sperare in un loro cambio di rotta spontaneo e radicale.
Quello che serve è una condivisa volontà di rinascita che solleciti un dibattito approfondito, nelle varie istanze associative e nelle assemblee elettive a tutti i livelli, e pretenda dai partiti la formulazione di specifiche e articolate proposte mirate alla riduzione progressiva ma drastica dei mali in questione.
E, tuttavia, sarebbe semplicistico affidare la soluzione di problemi così gravi e diffusi ai soli strumenti normativi e organizzativi. Serve quella nuova cultura della legalità indicata dal presidente Mattarella, alla cui affermazione devono contribuire tutti i cittadini, insieme a tutte le agenzie formative e informative presenti nel nostro paese.☺
La recente elezione del nuovo presidente della repubblica nella persona di Sergio Mattarella sembra aver rotto equilibri politici basati su accordi piuttosto opachi.
La recente elezione del nuovo presidente della repubblica nella persona di Sergio Mattarella sembra aver rotto equilibri politici basati su accordi piuttosto opachi. Con la presa di distanza di Berlusconi sulla scelta del nuovo capo dello Stato, una fase di attività parlamentare, caratterizzata dall’impossibilità di cogliere i confini tra maggioranza e una parte dell’opposizione, potrebbe essersi conclusa.
Le nuove intese, necessarie tra schieramenti politici opposti che vogliano contribuire alla riscrittura delle norme costituzionali ed elettorali, devono essere fatte auspicabilmente alla luce del sole. Si potrà tornare, a questo punto, ad una fisiologica dialettica tra paladini di programmi alternativi su progetti sociali ed economici meno confusi e inconcludenti.
Le parole pronunciate da Mattarella, in occasione del suo giuramento, hanno avuto il merito di ricordare al parlamento e agli italiani che il patto costituzionale, al cui rispetto siamo tutti vincolati, ci obbliga a rendere effettivi diritti come quello allo studio, al lavoro, alla salute e alla sicurezza, ma anche doveri come quello di “concorrere, con lealtà, alle spese della comunità nazionale”. Su ciascuno di questi temi le forze politiche presenti in parlamento dovranno fare uno sforzo aggiuntivo di elaborazione e di implementazione di strategie specifiche. La tecnica delle ammucchiate unanimistiche, volte a creare polveroni adatti ad impedire la distinzione delle responsabilità, va definitivamente accantonata. Resta il fatto che per un lungo, interminabile periodo la Costituzione è stata oggetto di molti estemporanei tentativi di modifica mentre gli obiettivi valoriali e civili che essa ci indica, con incisività e chiarezza, venivano semplicemente ignorati. Non è neppure il caso di sottolineare la necessità e l’urgenza di riformare alcune parti della Carta costituzionale, a partire dall’Ordinamento della Repubblica, ma non senza sottolineare che tali riforme vanno fatte solo al fine di rafforzare la qualità e l’efficacia della nostra democrazia.
Il punto centrale delle riflessioni sulla Costituzione restano gli orizzonti che essa definisce ed è qui che torna utile citare altre parole di Mattarella: “Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci”. Parole importanti, che sono state riprese in parte e reinterpretate nel duro attacco appena sferrato dal presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, alla piaga dell’illegalità. “Crisi economica e corruzione procedono di pari passo, in un circolo vizioso nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra”, ha affermato Squitieri in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. E ancora: “L’illegalità ha effetti devastanti sull’attività di impresa e quindi sulla crisi economica”. Questo settennato presidenziale si apre, dunque, con il proposito di garantire la Costituzione attraverso l’affermazione e la diffusione di un senso forte della legalità e non c’è ombra di dubbio sul fatto che la riuscita di questa impresa rappresenti la condizione imprescindibile per la ripresa culturale, civile ed economica dell’Italia.
Nello scenario europeo l’Italia si distingue per tre primati negativi, la corruzione, la malavita e l’infedeltà fiscale e noi non possiamo evitare di valutarne la portata e l’estrema pericolosità perché si tratta di tre forme di illegalità che corrodono e svuotano dall’interno il nostro paese. Il capo dello stato ci ha detto che questi sono i peccati capitali del belpaese e che farà la sua parte per combatterli, ma è chiaro che l’esito della battaglia necessaria per sconfiggerli è interamente nelle mani dei cittadini. Le classi dirigenti hanno imparato da tempo a convivere con questi mali e spesso hanno tratto vantaggi da essi. Inutile, dunque, sperare in un loro cambio di rotta spontaneo e radicale.
Quello che serve è una condivisa volontà di rinascita che solleciti un dibattito approfondito, nelle varie istanze associative e nelle assemblee elettive a tutti i livelli, e pretenda dai partiti la formulazione di specifiche e articolate proposte mirate alla riduzione progressiva ma drastica dei mali in questione.
E, tuttavia, sarebbe semplicistico affidare la soluzione di problemi così gravi e diffusi ai soli strumenti normativi e organizzativi. Serve quella nuova cultura della legalità indicata dal presidente Mattarella, alla cui affermazione devono contribuire tutti i cittadini, insieme a tutte le agenzie formative e informative presenti nel nostro paese.☺
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