a scuola di razzismo
21 Marzo 2010 Share

a scuola di razzismo

 

Che cosa c’entri Aldo Patriciello con una pagina della cultura (per quanto modesta e senza pretese) è doveroso spiegarlo. Diciamo che un buon motivo per parlarne ce l’ha servito l’ANCEI di Roma (Associazione Nazionale Cultura ed Educazione Internazionale) che ha organizzato a Campobasso, dal 23 al 25 febbraio scorso, un seminario per dirigenti scolastici incentrato sulle politiche educative dell’Unione Europea.

Evitando di entrare nel merito dei contenuti del seminario, che potremmo lasciare ad altra puntata della rubrica, è invece indispensabile porre all’attenzione dei lettori e della loro coscienza civile e morale (nonché politica, visto che sugli scranni europei ce lo ha mandato una buona fetta dei molisani) i contenuti dell’intervento del nostro eurodeputato, che è stato degnamente chiosato da quello del Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Giuseppe Boccarello.

E dire che la prima giornata di lavori, quella benevolmente aperta dai suddetti, era incentrata su corposi temi educativi quali la lotta alla xenofobia e al razzismo nella metodologia didattica e negli approcci interdisciplinari dei curricoli! Ripeto. Lotta alla xenofobia e al razzismo.

E sia. Dopo il diluvio di sconcertanti novità, della serie “i giovani sono il futuro…” (davvero?), “… e sono il futuro dell’Europa” (ma va?!), infiocchettate in un italiano non sempre perfetto e accompagnate da una mediocre interpretazione teatrale al microfono (onorevole, non è che alzando la voce lei dice cose più nuove o interessanti, sa?), dopo la lezioncina sulla tipologia e le funzioni degli organi dell’Unione Europea (ma guarda, mi ricordava tanto quel paragrafetto che abbiamo letto in classe l’altro giorno sul testo di educazione civica… e vabbè, ma Patriciello è generoso, magari nel pubblico c’è ancora qualcuno che com’è fatta l’UE non lo sa), dopo tutto questo indigesto antipasto, dicevamo, è arrivata la perla di saggezza, la parola che tutti aspettavamo, l’orientamento educativo ed etico che in quella sede avrebbe incontrato la soddisfazione, la condivisione e il consenso dell’uditorio: ebbene, lettori, sarete curiosi di conoscere le solenni motivazioni per cui il nostro sollecita a far buon uso e solerte richiesta dei fondi europei destinati al Molise, per non lasciarli malamente inutilizzati a danno di opportunità di crescita vantaggiose. Beh, quei soldi prendiamoceli, perdindirindina, perché “… sennò se le frusciano i Bulgari, e questi altri del Terzo Mondo, gli ultimi arrivati (per giunta!), che non immaginiamo quanto sono aggressivi!”.

Commentare non è facile. Né è stato facile accettare che, da Boccarello al rettore Barletta (padrone di casa, poiché si era ospiti dell’aula magna del convitto “Mario Pagano”), ad Anna Marsili (Presidente dell’ANCEI), nessuno dei presenti al tavolo dei relatori abbia sentito il dovere morale di dissociarsi energicamente dall’ospite del (dis)onore, di intervenire per ridare dignità e decoro alla sessione e per ricordare all’onorevole che… si stava parlando di educazione ai valori dell’integrazione, non di un volgare accaparramento di matrice etnica.

Quando poi si dice che i guai non arrivano mai da soli, si pecca di pessimismo ma molto spesso ci si azzecca. Ecco il turno di Giuseppe Boccarello. Su, arriverà una parola di speranza, arriverà almeno una punta di garbata polemica verso un intervento che avrebbe meritato la defenestrazione del relatore a furor di popolo (e che invece ha strappato persino degli applausi). E invece arriva il carico da novanta, quando il direttore afferma – senza remore e senza pudore – che, via, bisogna dirselo, come dall’Italia emigravano gli scarti (qualcosa che assomiglia ai rifiuti indifferenziati), così dall’Unione Europea oggi arrivano “i peggiori”, elementi che nulla hanno a che fare con il livello di alcune prestigiose università di quell’est dal quale emigrano qui.

I peggiori. Ha detto proprio così.

E poi, come se non bastasse, l’invito ai “giovani” a farsi la scuola che vogliono, finalmente, grazie alla riforma! Direttore, forse pecco di pignoleria, ma… scusi, di quale riforma parla? No perché, sa, grazie alla Gelmini tanti giovani dalla scuola saranno esclusi, e nemmeno tanto elegantemente, a partire dal prossimo anno scolastico. Allora?

Il suo secondo e ultimo (per fortuna, visto l’andazzo) auspicio chiude la carrellata: l’avvento, quanto prima, della chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici, per evitare che – come accade oggi – si sia costretti ad attingere personale dalle graduatorie e che quindi il povero dirigente debba ritrovarsi tra le aule gente che non sa un bel nulla. Ha detto proprio così. Come se quella “gente” in graduatoria non ci stesse per aver superato regolarmente un concorso o aver conseguito una dignitosa abilitazione. Come se ad un direttore fosse concesso sparare a zero sulla dignità professionale del personale che, in quella sede, rappresentava e che costituisce le risorse umane di un mestiere di cui dovrebbe conoscere qual cosina. Poveri dirigenti, costretti ad accontentarsi di ciò che passa il convento!

“… e finalmente, il giorno in cui potrete farvi la scuola di qualità che volete, avrete tutto il potere che vi spetta”. Come no! Magari ce la immaginiamo già, senza troppi sforzi, una bella scuola del sud, tutta clientelare, tutta gente di un certo partito o di una certa famiglia. La chiamata diretta può funzionare in Svezia (lo conosce Riccardo Iacona, direttore?), non in una regione che ha fatto del voto di scambio (e non della meritocrazia) il suo vessillo.

Ma ci fermiamo qui. È davvero troppo. Il clou viene infine firmato dalla Marsili, da Patriciello e da Barletta (improbabile trio pseudointellettuale) che, mentre Boccarello si diverte a infilare scempiaggini varie al microfono, si divertono a loro volta – sotto al suo naso, con grande educazione, fra uno squillo di cellulare e l’altro – col fotografo: in posa, tre sorrisi, qualche pacca sulla spalla. Uno dei tre, pensando che il microfono non fosse così sensibile (o forse sperando che lo fosse e che questo facesse audience) bamboleggia: “questa la metto su Facebook!”.☺

gadelis@libero.it

 

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