In questi giorni abbiamo ingurgitato all’ora dei pasti minestra e incursioni aeree, bombardamenti e maciullamento di bambini con l’unica colpa di vivere in Palestina. Un territorio messo a ferro e a fuoco senza che la diplomazia compisse per tempo passi sensati e l’ONU uscisse dal torpore a cui è condannato dal gioco dei grandi della terra per i quali le guerre sono ancora solo un modo di fare politica. Con tutta la voce che abbiamo in gola gridiamo perché sia fermato lo sterminio e sia trovata una soluzione in modo che un popolo non sia più costretto a vivere come in un campo di concentramento. Le paure reciproche israeliani e palestinesi le supereranno solo cominciando a darsi fiducia, abbattendo i muri e facendo un salto qualitativo, accompagnati da quegli stati che oggi fanno orecchio da mercante. Persino il consiglio regionale del Molise, all’unanimità, anche se forzatamente, ha approvato un ordine del giorno che impegna il presidente della regione a chiedere al presidente del consiglio di attivarsi in favore della pace e per il cessate il fuoco.
Con la stessa grinta chiediamo agli amministratori regionali che pratichino la giustizia in casa. Da poco, nove dirigenti della regione Molise, su sollecitazione, hanno preso l’incentivo all’esodo, per un importo di circa 150 mila euro cadauno, perché erano in troppi. Ma a chiusura d’anno sono stati assunti per chiamata diretta, senza concorso né scorrimento di graduatoria altri due dirigenti: i dott. Alessandro Altopiedi e Massimo Pillarella. Se la regione, che vanta il più alto numero di dirigenti in rapporto agli abitanti, aveva bisogno di funzionari, perché incentivare quelli che c’erano ad andare via? E se invece sono effettivamente ancora troppi, perché assumerne di nuovi? In un’interrogazione a risposta scritta il 16 gennaio il consigliere Michele Petraroia chiedeva a) perché non è stata fatta scorrere la graduatoria in vigore; b) se il dott. Alessandro Altopiedi non sia lo stesso indagato a Termoli nell’inchiesta giudiziaria “Black Hole” per associazione a delinquere, corruzione, ecc. c) se gli incarichi ricoperti prima dall’ing. Massimo Pillarella sono o meno compatibili con l’incarico di dirigente all’assessorato alla programmazione.
In questo momento di crisi per rilanciare nel Molise la filiera avicola, il bieticolo-saccarifero e il tessile occorrono almeno 100 milioni di euro e non è dato sapere se ci sono fondi, progetti e imprenditori, ma è certo che il governatore del Molise dispone di un proprio budget di cassa per il 2009 superiore a 50 milioni di euro. Il presidente Iorio, che si trova a svolgere sia la funzione politica che amministrativa, che uso ne farà, dato che la tentazione del clientelismo è sempre difficile da debellare?
A Termoli, nel quartiere di Rio Vivo, una cinquantina di famiglie vittime di abusi edilizi, palazzinari e cattiva amministrazione, che quanto meno non ha vigilato adeguatamente, hanno comprato case costruite in riva al mare, sul demanio, che essendo notoriamente pubblico non può essere né acquistato, né venduto, né edificabile (chi non ricorda quella scena nella quale Totò cercava di vendere la fontana di Trevi agli ignari turisti?). Il tribunale ha definitivamente chiarito che quelle abitazioni non devono esserci. Chi risarcirà gli acquirenti, vogliamo augurarci ignari, per questa truffa? Saranno individuati gli effettivi responsabili oppure saranno sempre i deboli a pagare lo scotto per il malaffare imperante?
Le quattro diocesi del Molise insieme con Libera-Molise il 16 gennaio hanno invitato i nostri 136 sindaci a discutere sul problema dell’acqua, bene pubblico e diritto dei cittadini, affinché non venga privatizzata e magari data in gestione a una multinazionale. I sindaci, vuoi perché in mille faccende affaccendati, vuoi perché non hanno capito la gravità del problema, vuoi perché eterodiretti da chi tiene la borsa e distribuisce come favori ciò che dovrebbe essere esigito per giustizia, si sono presentati in meno che pochi. Per consentire a chi sonnecchia di potersi lavare la faccia è necessario che come cittadini vigiliamo mentre la regione Molise sta elaborando una legge che potrebbe mettere nelle mani di una persona la possibilità di chiudere i rubinetti. Vogliamo che l’acqua resti un bene esclusivamente pubblico contro tutti i processi di privatizzazione. In pochi si rischia di fare un buco nell’acqua, insieme si diventa onda inarrestabile e travolgente tutti gli speculatori e profittatori.
Il paradiso terrestre in cui regnavano la pace, la giustizia e l’armonia, attraversato da quattro fiumi che irrigavano il suolo dato in custodia a tutti, nel quale ancora non c’erano accaparramento e proprietà privata, è un mito che non ci propone di cercare in un passato remoto impossibili e nostalgici sogni, ma ci sprona a lottare perché i furbi non vivano alle spalle dei fessi. Protesi come credenti verso il paradiso celeste, che non è alienazione dalla storia, o come diversamente credenti verso un altro mondo possibile, tutti siamo chiamati a indignarci per le ingiustizie grandi e piccole che cadono sotto i nostri occhi e a lavorare alacremente per rendere più vivibile la terra che ci ospita. ☺
In questi giorni abbiamo ingurgitato all’ora dei pasti minestra e incursioni aeree, bombardamenti e maciullamento di bambini con l’unica colpa di vivere in Palestina. Un territorio messo a ferro e a fuoco senza che la diplomazia compisse per tempo passi sensati e l’ONU uscisse dal torpore a cui è condannato dal gioco dei grandi della terra per i quali le guerre sono ancora solo un modo di fare politica. Con tutta la voce che abbiamo in gola gridiamo perché sia fermato lo sterminio e sia trovata una soluzione in modo che un popolo non sia più costretto a vivere come in un campo di concentramento. Le paure reciproche israeliani e palestinesi le supereranno solo cominciando a darsi fiducia, abbattendo i muri e facendo un salto qualitativo, accompagnati da quegli stati che oggi fanno orecchio da mercante. Persino il consiglio regionale del Molise, all’unanimità, anche se forzatamente, ha approvato un ordine del giorno che impegna il presidente della regione a chiedere al presidente del consiglio di attivarsi in favore della pace e per il cessate il fuoco.
Con la stessa grinta chiediamo agli amministratori regionali che pratichino la giustizia in casa. Da poco, nove dirigenti della regione Molise, su sollecitazione, hanno preso l’incentivo all’esodo, per un importo di circa 150 mila euro cadauno, perché erano in troppi. Ma a chiusura d’anno sono stati assunti per chiamata diretta, senza concorso né scorrimento di graduatoria altri due dirigenti: i dott. Alessandro Altopiedi e Massimo Pillarella. Se la regione, che vanta il più alto numero di dirigenti in rapporto agli abitanti, aveva bisogno di funzionari, perché incentivare quelli che c’erano ad andare via? E se invece sono effettivamente ancora troppi, perché assumerne di nuovi? In un’interrogazione a risposta scritta il 16 gennaio il consigliere Michele Petraroia chiedeva a) perché non è stata fatta scorrere la graduatoria in vigore; b) se il dott. Alessandro Altopiedi non sia lo stesso indagato a Termoli nell’inchiesta giudiziaria “Black Hole” per associazione a delinquere, corruzione, ecc. c) se gli incarichi ricoperti prima dall’ing. Massimo Pillarella sono o meno compatibili con l’incarico di dirigente all’assessorato alla programmazione.
In questo momento di crisi per rilanciare nel Molise la filiera avicola, il bieticolo-saccarifero e il tessile occorrono almeno 100 milioni di euro e non è dato sapere se ci sono fondi, progetti e imprenditori, ma è certo che il governatore del Molise dispone di un proprio budget di cassa per il 2009 superiore a 50 milioni di euro. Il presidente Iorio, che si trova a svolgere sia la funzione politica che amministrativa, che uso ne farà, dato che la tentazione del clientelismo è sempre difficile da debellare?
A Termoli, nel quartiere di Rio Vivo, una cinquantina di famiglie vittime di abusi edilizi, palazzinari e cattiva amministrazione, che quanto meno non ha vigilato adeguatamente, hanno comprato case costruite in riva al mare, sul demanio, che essendo notoriamente pubblico non può essere né acquistato, né venduto, né edificabile (chi non ricorda quella scena nella quale Totò cercava di vendere la fontana di Trevi agli ignari turisti?). Il tribunale ha definitivamente chiarito che quelle abitazioni non devono esserci. Chi risarcirà gli acquirenti, vogliamo augurarci ignari, per questa truffa? Saranno individuati gli effettivi responsabili oppure saranno sempre i deboli a pagare lo scotto per il malaffare imperante?
Le quattro diocesi del Molise insieme con Libera-Molise il 16 gennaio hanno invitato i nostri 136 sindaci a discutere sul problema dell’acqua, bene pubblico e diritto dei cittadini, affinché non venga privatizzata e magari data in gestione a una multinazionale. I sindaci, vuoi perché in mille faccende affaccendati, vuoi perché non hanno capito la gravità del problema, vuoi perché eterodiretti da chi tiene la borsa e distribuisce come favori ciò che dovrebbe essere esigito per giustizia, si sono presentati in meno che pochi. Per consentire a chi sonnecchia di potersi lavare la faccia è necessario che come cittadini vigiliamo mentre la regione Molise sta elaborando una legge che potrebbe mettere nelle mani di una persona la possibilità di chiudere i rubinetti. Vogliamo che l’acqua resti un bene esclusivamente pubblico contro tutti i processi di privatizzazione. In pochi si rischia di fare un buco nell’acqua, insieme si diventa onda inarrestabile e travolgente tutti gli speculatori e profittatori.
Il paradiso terrestre in cui regnavano la pace, la giustizia e l’armonia, attraversato da quattro fiumi che irrigavano il suolo dato in custodia a tutti, nel quale ancora non c’erano accaparramento e proprietà privata, è un mito che non ci propone di cercare in un passato remoto impossibili e nostalgici sogni, ma ci sprona a lottare perché i furbi non vivano alle spalle dei fessi. Protesi come credenti verso il paradiso celeste, che non è alienazione dalla storia, o come diversamente credenti verso un altro mondo possibile, tutti siamo chiamati a indignarci per le ingiustizie grandi e piccole che cadono sotto i nostri occhi e a lavorare alacremente per rendere più vivibile la terra che ci ospita. ☺
In questi giorni abbiamo ingurgitato all’ora dei pasti minestra e incursioni aeree, bombardamenti e maciullamento di bambini con l’unica colpa di vivere in Palestina. Un territorio messo a ferro e a fuoco senza che la diplomazia compisse per tempo passi sensati e l’ONU uscisse dal torpore a cui è condannato dal gioco dei grandi della terra per i quali le guerre sono ancora solo un modo di fare politica. Con tutta la voce che abbiamo in gola gridiamo perché sia fermato lo sterminio e sia trovata una soluzione in modo che un popolo non sia più costretto a vivere come in un campo di concentramento. Le paure reciproche israeliani e palestinesi le supereranno solo cominciando a darsi fiducia, abbattendo i muri e facendo un salto qualitativo, accompagnati da quegli stati che oggi fanno orecchio da mercante. Persino il consiglio regionale del Molise, all’unanimità, anche se forzatamente, ha approvato un ordine del giorno che impegna il presidente della regione a chiedere al presidente del consiglio di attivarsi in favore della pace e per il cessate il fuoco.
Con la stessa grinta chiediamo agli amministratori regionali che pratichino la giustizia in casa. Da poco, nove dirigenti della regione Molise, su sollecitazione, hanno preso l’incentivo all’esodo, per un importo di circa 150 mila euro cadauno, perché erano in troppi. Ma a chiusura d’anno sono stati assunti per chiamata diretta, senza concorso né scorrimento di graduatoria altri due dirigenti: i dott. Alessandro Altopiedi e Massimo Pillarella. Se la regione, che vanta il più alto numero di dirigenti in rapporto agli abitanti, aveva bisogno di funzionari, perché incentivare quelli che c’erano ad andare via? E se invece sono effettivamente ancora troppi, perché assumerne di nuovi? In un’interrogazione a risposta scritta il 16 gennaio il consigliere Michele Petraroia chiedeva a) perché non è stata fatta scorrere la graduatoria in vigore; b) se il dott. Alessandro Altopiedi non sia lo stesso indagato a Termoli nell’inchiesta giudiziaria “Black Hole” per associazione a delinquere, corruzione, ecc. c) se gli incarichi ricoperti prima dall’ing. Massimo Pillarella sono o meno compatibili con l’incarico di dirigente all’assessorato alla programmazione.
In questo momento di crisi per rilanciare nel Molise la filiera avicola, il bieticolo-saccarifero e il tessile occorrono almeno 100 milioni di euro e non è dato sapere se ci sono fondi, progetti e imprenditori, ma è certo che il governatore del Molise dispone di un proprio budget di cassa per il 2009 superiore a 50 milioni di euro. Il presidente Iorio, che si trova a svolgere sia la funzione politica che amministrativa, che uso ne farà, dato che la tentazione del clientelismo è sempre difficile da debellare?
A Termoli, nel quartiere di Rio Vivo, una cinquantina di famiglie vittime di abusi edilizi, palazzinari e cattiva amministrazione, che quanto meno non ha vigilato adeguatamente, hanno comprato case costruite in riva al mare, sul demanio, che essendo notoriamente pubblico non può essere né acquistato, né venduto, né edificabile (chi non ricorda quella scena nella quale Totò cercava di vendere la fontana di Trevi agli ignari turisti?). Il tribunale ha definitivamente chiarito che quelle abitazioni non devono esserci. Chi risarcirà gli acquirenti, vogliamo augurarci ignari, per questa truffa? Saranno individuati gli effettivi responsabili oppure saranno sempre i deboli a pagare lo scotto per il malaffare imperante?
Le quattro diocesi del Molise insieme con Libera-Molise il 16 gennaio hanno invitato i nostri 136 sindaci a discutere sul problema dell’acqua, bene pubblico e diritto dei cittadini, affinché non venga privatizzata e magari data in gestione a una multinazionale. I sindaci, vuoi perché in mille faccende affaccendati, vuoi perché non hanno capito la gravità del problema, vuoi perché eterodiretti da chi tiene la borsa e distribuisce come favori ciò che dovrebbe essere esigito per giustizia, si sono presentati in meno che pochi. Per consentire a chi sonnecchia di potersi lavare la faccia è necessario che come cittadini vigiliamo mentre la regione Molise sta elaborando una legge che potrebbe mettere nelle mani di una persona la possibilità di chiudere i rubinetti. Vogliamo che l’acqua resti un bene esclusivamente pubblico contro tutti i processi di privatizzazione. In pochi si rischia di fare un buco nell’acqua, insieme si diventa onda inarrestabile e travolgente tutti gli speculatori e profittatori.
Il paradiso terrestre in cui regnavano la pace, la giustizia e l’armonia, attraversato da quattro fiumi che irrigavano il suolo dato in custodia a tutti, nel quale ancora non c’erano accaparramento e proprietà privata, è un mito che non ci propone di cercare in un passato remoto impossibili e nostalgici sogni, ma ci sprona a lottare perché i furbi non vivano alle spalle dei fessi. Protesi come credenti verso il paradiso celeste, che non è alienazione dalla storia, o come diversamente credenti verso un altro mondo possibile, tutti siamo chiamati a indignarci per le ingiustizie grandi e piccole che cadono sotto i nostri occhi e a lavorare alacremente per rendere più vivibile la terra che ci ospita. ☺
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