Accoglienza e integrazione
12 Gennaio 2021
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Accoglienza e integrazione

Il percorso fatto sino ad oggi ci ha dimostrato come il “sistema l’Italia” sia più competente e consapevole nel­la gestione della immigrazione: di questo impegno continuo si vuole dare atto.

La redazione del Piano nazionale di accoglienza approvato nel luglio 2014 in Conferenza unificata (sede di confronto delle istanze del governo, delle regioni e degli enti locali) è stato un passaggio fonda­mentale perché ha sancito un principio semplice, ma difficile da condividere: una equa condivi­sione a livello regionale della distribuzione della accoglienza dei migranti.

Il secondo passaggio fondamentale è stato affrontato con l’accordo condiviso dal Ministro dell’Interno con l’ANCI che testimonia come sia necessaria una collaborazione stretta tra Stato e Sindaci, cui compete la grande responsabilità, insieme ai Prefetti, delle persone in accoglienza. Si è andato delineando anche un ruolo nuovo dei Prefetti: coinvolti non solo nella gestione della accoglienza, ma anche nella integrazione di chi ha otte­nuto la protezione.

Accoglienza e integrazione sono da considerare due facce della stessa medaglia, ove ciascuna trova il proprio limite nella buona attuazione dell’altra (Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, 2017).

Un fenomeno così complesso da gestire richiede la conoscenza delle moltissime azioni che sono state intraprese sui territori. L’esempio di una buona prassi è in Molise: ARES, un progetto del 2018-2020 ed ancora in corso, un’azienda molisana accreditata come ente di formazione con la Regione Molise, si occupa di progetti europei e ministeriali. Questa la sintesi: “Realizzare azioni preparatorie e propedeutiche per lo svolgimento dei compiti successivi: convocazione del tavolo tecnico dei partner per organizzare le attività progettuali; strutturare la rete territoriale; definire i contenuti del protocollo d’ intesa da proporre ai soggetti aderenti che, a seguito della sottoscrizione, si impegneranno alla realizzazione del progetto”.

I minori stranieri non accompagnati (MSNA) verranno coinvolti in percorsi di orientamento alla formazione e al lavoro, finalizzati alla definizione di un bilancio delle competenze formali e non formali possedute; verificando caso per caso anche il bisogno di intraprendere un percorso motivazionale e di supporto psicologico volto a consentire l’ individuazione, per ogni minore, dell’ obiettivo formativo e di inserimento al lavoro. L’attività è condotta da orientatori professionisti, affiancati dal mediatore interculturale; i percorsi motivazionali sono eventuali, in quanto strumento da applicare solo per quei MSNA che sono sufficientemente motivati ad intraprendere un percorso di studio e/o di lavoro.

L’erogazione di percorsi formativi è scelta tra varie tipologie inerenti diverse aree: servizi alla persona, servizi turistici (ricettività, ristorazione, HCCP), edilizia, servizi di pubblica utilità, etc. E, successivamente, sarà svolta un’esperienza lavorativa presso le aziende locali aderenti. I corsi formativi saranno individuati a seguito dell’ orientamento e del bilancio delle competenze, prediligendo le aree professionali di maggior interesse; la formazione per ogni singolo corso avverrà in sedi attrezzate per la specifica formazione e in luoghi vicini alle strutture che ospitano i MSNA coinvolti nel progetto.

Quello che speriamo per il futuro (per comprendere meglio il fenomeno ed affrontarlo) è di migliorare il sistema di raccolta dati, armonizzando le banche dati attualmente esistenti e assicurando che tutte le informazioni siano raccolte e gestibili, secondo quanto di recente rilevato dal Comitato sui Diritti dell’Infanzia nelle sue osservazioni conclusive rivolte all’Italia nel 2019, anche disaggregando i dati per età, genere, disabilità, ubicazione geografica, origine etnica e nazionale, status giuridico, tutela e condizione socioeconomica, al fine di facilitare l’analisi della situazione di tutti i minorenni e così migliorare il sistema di protezione.

Malgrado l’estrema diversità delle situazioni il fenomeno migratorio presenta delle caratteristiche (sociali, economiche, giuridiche, politiche) costanti in tutta la sua storia. Queste costanti costituiscono una sorta di fondo irriducibile, che è il prodotto e allo stesso tempo l’oggettivazione del “pensiero di Stato” (come definito dal sociologo francese Pierre Bourdieu [2003], di cui Sayad era allievo), una forma di pensiero che riflette, mediante le proprie strutture (mentali), le strutture statuali, che così prendono corpo. Le categorie economiche, culturali, etiche e politiche con cui pensiamo l’immigrazione e più in generale tutto il nostro mondo sociale e politico sono certamente e oggettivamente (cioè a nostra insaputa e, di conseguenza, indipendentemente dalla nostra volontà) delle categorie nazionali, perfino nazionaliste (Sayad, 2002). ☺

 

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