Altro che gossip
31 Agosto 2016
La Fonte (351 articles)
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Altro che gossip

Sì, uno dei due libri di questo mese è proprio quello di cui Maroni non vorrebbe si parlasse in Rai. Ma si sa, un libro interessante è quello che qualcuno non vorrebbe fosse pubblicato. Tuttavia procediamo con ordine.

“Il diritto umano alla conoscenza è il diritto dei diritti. È il diritto fondamentale, quello che viene prima di tutti gli altri, persino prima del diritto alla felicità, perché è quel diritto che sancisce la necessità di conoscere in che modo e perché i governi a vari livelli prendono decisioni che influiscono sulle vite dei cittadini, sui loro diritti umani e sulle loro libertà civili”. E sulla loro felicità, aggiungerei. Scrive così Saviano, su L’Espresso, commemorando Pannella.

Saviano fa un bell’esempio, incontestabile conferma del suo assunto: “Il Senato americano che pubblica il rapporto sul programma di tortura della Cia dopo l’11 settembre non allontana gli americani dalle istituzioni, ma li avvicina, non li rende complici ignari e dà loro la possibilità di prendere le distanze, di capire. Non li fa sentire cittadini traditi. Tra i prigionieri torturati uno su cinque era tenuto in stato di detenzione per sbaglio e quei metodi non hanno, come è evidente, portato a nulla, questo chi paga le tasse, chi vota, deve saperlo per capire fino a che punto può delegare e fidarsi”.

Raramente mi è capitato di trovare una corrispondenza così immediata tra libri in lettura e realtà che bussa alla porta. Di libri ne segnalo due, i primi editi dalla neo casa editrice de Il Fatto Quotidiano, Paper First. Autori Antonio Padellaro (Il Fatto Personale € 12) e Marco Lillo (Il potere dei segreti € 12).

Sono scritti da giornalisti, sono pieni di notizie (che le donne e gli uomini del potere chiamano sdegnati gos- sip, quando li toccano) e mi sembrano legati da un robusto filo conduttore: i cittadini hanno il diritto (e il dovere anche, direi) di sapere che cosa accade dalle parti del Palazzo, sia nelle segrete stanze, sia lungo le scale, sia sulla soglia. La democrazia senza trasparenza di informazione è una caricatura e l’informazione che patteggia titoli e articoli col potere è una sciagura.

Il fatto personale – di Antonio Padellaro

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Padellaro rievoca i suoi decenni di cronista, giornalista, caporedattore, vicedirettore, infine direttore, con una carrellata agile lungo gli ultimi trent’anni di stampa cartacea italiana. A pag. 65 prende la parola Maria Girani, meglio nota come Maria Angiolillo, il marito essendo uomo potente a Roma ai tempi di Gelli. Lei è regina dei salotti romani dove non tanto si parla ma si decide. A registratore spento lei racconta che “vengono organizzate colazioni riservatissime e a pagamento dove periodicamente i potenti – ministri, segretari di partito, banchieri, porporati – si accordano, stipulano alleanze, nominano direttori di giornale, fanno e disfanno governi … massoneria nel senso di un’unica grande loggia”.

Non è nostro diritto, allora, sapere i retroscena, cioè la verità, sulla stupefacente ascesa al potere di un oscuro sindaco, sull’impensato voto filogovernativo di un ex avversario? In democrazia i voti sono frutto delle conoscenze che possiede l’elettore. Conoscenze monche o false generano voti diversi da conoscenze limpide e complete.

Il potere dei segreti – di Marco Lillo

Lillo invece trascrive e commenta incandescenti intercettazioni, che dipingono con tratti potenti i caratteri e le miserie di quelli che eleggiamo, di quelli che decidono le leggi, le cariche pubbliche, gli equilibri politici. Un solo esempio, tra i meno incandescenti, vi dice come la formazione di un governo passa anche attraverso la “mediazione” di una trentaseienne campana, Isabella V., collaboratrice, negli anni, con pezzi grossi del Msi, di An, poi di altro che gossip 2Alemanno, poi di Maroni. E in buoni rapporti con Berlusconi. B. al telefono: “Maroni è andato a dire ‘a me non me ne fotte niente di Tremonti’ [che mira alla presidenza del Consiglio ndr.], lo ha detto a me ieri”. Isabella V.: “Vabbé, dammi un attimo di tempo … oggi vedo io di farlo ragionare”.

Altra telefonata. B. a V.: “ Bossi è finito ma è chiaro che scaricheremo contro di lui [Maroni ndr.] e contro i due [Salvini e Tosi ndr.] … tutta la nostra forza critica. Con i nostri giornali … noi diremo …” ecc. E la trentaseienne V. assume quasi il ruolo di regista di operazioni al massimo livello politico di alleanze, ricatti, giravolte. Tutto questo deve essere tenuto segreto agli elettori? Sono solo pettegolezzi?

“Forse è tempo – conclude Saviano nel suo editoriale – di lavorare perché il diritto umano alla conoscenza venga codificato e non resti solo una possibilità”.

Questo per capire come funziona il “potere osceno”, nascosto cioè, non rappresentabile, ob scenum, fuori scena. Come dice Marco Lillo.☺

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