Amore e misericordia
11 Dicembre 2017
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Amore e misericordia

Giunti al termine di questo cammino sull’Amoris Laetitia, emerge la domanda che guidò il Concilio: quale volto assumerà la chiesa per attuare il respiro e le attenzioni per parlare all’uomo d’oggi con lo stile di Cristo? Accogliamo le caratteristiche – richiamate per titolo e breve sintesi – che papa Francesco sottolinea ad un gruppo di nuovi vescovi italiani ricevuti il 16 settembre 2016.

“Il brivido di essere stati amati in anticipo. Sì! Dio vi precede nella sua amorevole conoscenza! Egli vi ha ‘pescato’ con l’amo della sua sorprendente misericordia. Lo è stato anche Mosè, che si credeva solo nel deserto e si scoprì invece rintracciato e attirato da Dio che gli affidò il proprio Nome, non per lui, ma per il suo popolo (cfr Es 3). Sappiate che questa volta è il vostro nome che il Padre ha voluto pronunciare, perché voi pronunciate il suo Nome al popolo.

Ammirabile condiscendenza. È bello lasciarsi trafiggere dalla conoscenza amorevole di Dio. È consolante sapere che Egli davvero sa chi siamo e non si spaventa della nostra pochezza. È rasserenante conservare nel cuore la memoria della sua voce che ha chiamato proprio noi, nonostante le nostre insufficienze. Dona pace abbandonarsi alla certezza che sarà Lui, e non noi, a portare a compimento quanto Egli stesso ha iniziato.

Varcare il cuore di Cristo, la vera Porta della Misericordia. Varcando Cristo, la sola Porta, ponete il vostro sguardo nel Suo sguardo. Lasciate che Egli vi raggiunga ‘miserando atque eligendo’. La più preziosa ricchezza che potete portare da Roma all’inizio del vostro ministero episcopale è la consapevolezza della misericordia con la quale siete stati guardati e scelti.

Il compito di rendere pastorale la misericordia. È un compito non facile. Domandate a Dio, che è ricco di misericordia, il segreto per rendere pastorale la sua misericordia nelle vostre diocesi. Bisogna, infatti, che la misericordia formi e informi le strutture pastorali delle nostre Chiese. Non si tratta di abbassare le esigenze o svendere a buon mercato le nostre perle. Anzi, la sola condizione che la perla preziosa pone a coloro che la trovano, la sua unica pretesa è suscitare nel cuore di chi la trova il bisogno di rischiarsi per intero pur di averla. Dunque, non vi lasciate spaventare dalla prepotente insinuazione della notte. Rendere pastorale la Misericordia non è altro che fare delle Chiese a voi affidate delle case dove albergano santità, verità e amore. Albergano come ospiti venuti dall’alto, di cui non ci si può impadronire, ma si devono sempre servire e ripetere: ‘Non passare oltre senza fermarti dal tuo servo’ (Gen18,3): è la richiesta di Abramo.

per rendere pastorale la Misericordia

Siate Vescovi capaci di incantare e attirare. Fate del vostro ministero un’icona della Misericordia, la sola forza capace di sedurre ed attrarre in modo permanente il cuore dell’uomo. Un dio lontano e indifferente lo si può anche ignorare, ma non si resiste facilmente a un Dio così vicino e per di più ferito per amore. Il mondo è stanco di incantatori bugiardi… Il popolo di Dio ha il fiuto di Dio, ‘fiuta’ e si allontana quando riconosce i narcisisti, i manipolatori, i difensori delle cause proprie, i banditori di vane crociate. Piuttosto, cercate di assecondare Dio, che già si introduce prima ancora del vostro arrivo. Vedo il mondo oggi come un confuso Samuele, bisognoso di chi possa distinguere, nel grande rumore che turba, la segreta voce di Dio che lo chiama. Servono persone che sappiano far emergere dagli sgrammaticati cuori odierni l’umile balbettare: ‘Parla, Signore’ (3,9). Servono ancora di più coloro che sanno favorire il silenzio che rende questa parola ascoltabile.

Siate Vescovi capaci di iniziare coloro che vi sono stati affidati. Tutto quanto è grande ha bisogno di un percorso per potervisi addentrare. Tanto più la Misericordia divina, che è inesauribile! Una volta afferrati dalla Misericordia, essa esige un percorso introduttivo, un cammino, una strada, una iniziazione. La Misericordia di Dio è la sola realtà che consente all’uomo di non perdersi definitivamente, anche quando sventuratamente egli cerca di sfuggire al suo fascino. In essa l’uomo può sempre essere certo di non scivolare in quel baratro in cui si ritrova privo di origine e destino, di senso e orizzonte. Il volto della Misericordia è Cristo. In Lui essa rimane una offerta permanente e inesauribile; in Lui essa proclama che nessuno è perduto. Per Lui ognuno è unico! Unica pecora per la quale Egli rischia nella tempesta; unica moneta comprata con il prezzo del suo sangue; unico figlio che era morto ed ora è tornato vivo (cfr Lc 15). Siate Vescovi capaci di iniziare le vostre Chiese a questo abisso di amore.

Siate Vescovi capaci di accompagnare per rendere pastorale la Misericordia. E qui sono obbligato a riportarvi sulla strada di Gerico per contemplare il cuore del Samaritano. Prima di tutto c’è stato questo lasciarsi lacerare dalla visione del ferito, mezzo morto, e poi viene la serie impressionante di verbi che conoscete tutti. Verbi, non aggettivi, come spesso preferiamo noi. Verbi nei quali la misericordia si coniuga. Rendere pastorale la misericordia è proprio questo: coniugarla in verbi, renderla palpabile e operativa. Vorrei soffermarmi su uno dei verbi coniugati dal Samaritano. Lui accompagna all’albergo l’uomo per caso incontrato, si fa carico della sua sorte. Si interessa della sua guarigione e del suo domani. Non gli basta quello che aveva già fatto. Ricordate che non è lontana la strada di Gerico. Molto vicino a voi non sarà difficile incontrare chi attende non un ‘levita’ che volta la faccia, ma un fratello che si fa prossimo.

Uno speciale accompagnamento riservate a tutte le famiglie, gioendo con il loro amore generoso e incoraggiando l’immenso bene che elargiscono in questo mondo. Seguite soprattutto quelle più ferite. Non ‘passate oltre’ davanti alle loro fragilità. Fermatevi per lasciare che il vostro cuore di pastori sia trafitto dalla visione della loro ferita; avvicinatevi con delicatezza e senza paura. Mettete davanti ai loro occhi la gioia dell’amore autentico e della grazia con la quale Dio lo eleva alla partecipazione del proprio Amore. Tanti hanno bisogno di riscoprirla, altri non l’hanno mai conosciuta, alcuni aspettano di riscattarla, non pochi dovranno portarsi addosso il peso di averla irrimediabilmente perduta. Vi prego di fare loro compagnia nel discernimento e con empatia”.

Una chiesa che respiri e viva, nei ministri e nelle comunità, la gioia generata dal Vangelo di Cristo, capace di accogliere ed accompagnare ad una vita rinnovata, nella medicina della misericordia, saprà riscrivere il futuro poliedrico delle comunità dei discepoli del Signore, in cammino verso quella comunione piena dei santi, premio promesso del suo Signore.☺

 

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