
Andromeda
Nel 1694 Francesco II d’Este, duca di Modena, ordina a Domenico Guidi una scultura che rappresentasse il mito di Andromeda legata alla roccia.
Il mito classico
Andromeda, vittima della superbia della madre e sacrificata in nome della ragion di Stato, è figura affascinante della mitologia classica. Il mito di cui è protagonista accompagna la cultura occidentale, e non solo, da millenni. In epoca moderna la principessa rivive grazie alla magia del cinema e del teatro. Autori greci e latini ricostruiscono la vicenda che l’hanno resa immortale. Andromeda (“Colei che domina sugli uomini”) è figlia dei sovrani d’Etiopia, Cefeo e Cassiopea. Fu chiamata a riparare le colpe della madre: la regina aveva osato definirsi più bella delle Nereidi scatenandone l’ira. Le Ninfe del mare si rivolsero al Dio Poseidone che, per punizione, mandò un terribile mostro marino. Il re comprese che per salvare i sudditi da tale minaccia era necessario sacrificare la figlia offrendola in pasto alla creatura degli abissi. Andromeda fu condotta sulla spiaggia e incatenata ad uno scoglio, in attesa che si compisse il suo estremo sacrificio.
Quando ormai sembra irreparabilmente concluso il suo destino, legata ad una roccia, in preda al più grande terrore, rassegnata a scontare il peccato della madre, terrorizzata per la sorte imminente, la fanciulla scorge nel cielo, a cavallo di un destriero alato, Perseo. Nonostante le tante versioni del mito, la liberazione di Andromeda, grazie all’intervento di Perseo, è comune a tutte le narrazioni; i frammenti di Euripide consentono di rievocare quei momenti. La tragedia sta quindi per compiersi, ma appare inaspettatamente il coraggioso Perseo. Il figlio di Danae e Zeus intravede la principessa e rimane colpito della sua bellezza: decide perciò di venire in suo soccorso. Ricorrendo al potere pietrificante della Gorgone elimina il mostro e così può coronare il suo sogno d’amore.
La tradizione fornisce una significativa interpretazione: la principessa d’Etiopia rappresenterebbe l’animo umano schiavo delle passioni e degli impulsi, incatenato alla dimensione terrena, che attende la liberazione e elevazione dalla materia. Il mostro marino, terrificante, è invece la forza oscura dell’io profondo di ciascun individuo quando cede alle pulsioni.
La scultura di Guidi
L’opera del Guidi richiama un profondo collegamento con i suoi maestri, Bernini e Algardi. La progettazione stilistica è protesa in evoluzione schematica al di fuori degli schemi classici, la composizione corporea rompe con la tradizione del tempo. Bernini aveva espresso nella Verità Svelata la forza della carnalità che si specchia nella verità. Qui Andromeda alza il braccio verso il cielo, in attesa che Perseo, non mostrato, compia la liberazione dalle catene e dalle fauci del mostro. Copia della scultura, ricavata da uno schizzo, è presente nelle collezioni del Metropolitan Museum of Art, una scultura in bronzo proveniente da un cast italiano dello scultore o della sua bottega, mentre la roccia di onice è stata aggiunta all’inizio del XX secolo. Nel 2003 l’opera fu acquistata dal Musée des Beaux-Arts di Nancy da un discendente di un maestro di ferro della Lorena, occasione per arricchire la collezione di sculture comprendenti opere del XVIII secolo. La collezione ha come obiettivo di mettere in risalto i dipinti del Barocco Italiano, tra l’altro le opere di Theodor Van Thulden Frans Wanters e Paolo Pagani sullo stesso tema.☺