Autonomia, regione e pernacchie
4 Settembre 2024
laFonteTV (3347 articles)
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Autonomia, regione e pernacchie

Questi, non sono solo contro il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata ma, quella pessima legge, la vogliono ora e qui. Il Consiglio regionale nell’ ultima seduta prima delle vacanze, a maggioranza, ha votato ‘no’ alla proposta di referendum abrogativo già deliberata dai Consigli regionali di Puglia, Campania, Sardegna e Toscana, e per ultima, con tanta sofferenza, anche dall’Emilia Romagna. Gli interventi in aula, in particolare quello dei giuristi, sono stati ricchi di richiami giurisprudenziali sia sull’ ammissibilità dello strumento referendario sia sulla incostituzionalità della legge Calderoli. Peccato che il tema della votazione fosse invece un altro. Ancora una volta, a Palazzo D’Aimmo, si è perso del tempo prezioso a disquisire di ciò che è invece riservato dalla legge alla competenza rispettivamente dei giudici della Cassazione e a quella dei giudici della Corte Costituzionale. La domanda che ogni cittadino responsabile, o politico che sia, dovrebbe porsi è ancora e sempre la seguente: è il caso, dopo i risultati conseguiti dalle Regioni in occasione della lotta alla pandemia affidare alle stesse ulteriori materie, oltre alla Sanità?
L’Autonomia regionale, non la secessione, sempre coltivata dalle forze della Sinistra sin dalla istituzione delle Regioni è ancora un valore positivo? Tutti ricordano con sofferenza quei camion militari adibiti a trasporto delle vittime del Covid e basterebbe solo questo per poter affermare che la Sanità affidata alle Regioni ha fallito al Nord, al Centro e al Sud. L’autonomia regionale in questo caso ha mostrato tutti i propri limiti, le sue inadeguatezze nella realizzazione degli obiettivi che si era data. Tuttavia non siamo tanto sciocchi da barattare uno dei valori, il rispetto delle differenze, che fa del nostro Paese e della sua Costituzione un esempio anche per quelli più avanzati. Non può dirsi la stessa cosa per la sua classe dirigente che quotidianamente asserve gli interessi del Paese a quelli personali dei suoi governanti. Su questi argomenti si sarebbe dovuto sviluppare il dibattito sull’autonomia e per la verità il presidente Iorio ci ha provato nel suo intervento in Consiglio: ci ha detto infatti che l’autonomia è un valore se si è autonomi; siamo una Regione discriminata; “l’autonomia regionale relativa alla Sanità, in questi anni in cui ho governato anche io è stata usata male (sembra quasi un’autocritica, immediatamente rientrata) dai governi nazionali di centrodestra e di centrosinistra e per questo hanno vinto le regioni forti del Nord; i costi standard dei LEP saranno una conquista epocale perché saranno uguali per tutti; i costi standard dei LEA nella Sanità saranno calcolati come i LEP ed è appunto questo il vero obiettivo che si prefigge la legge Calderoli:, quindi, per concludere, ha rimproverato le opposizioni di non aver letto la legge di cui si propone l’abrogazione con lo strumento del referendum, una strada che demolisce senza costruire.
In verità, anche a noi è sembrata plausibile l’invettiva di Iorio nei confronti dei consiglieri di opposizione, anche perché se veramente l’avessero letta la ‘porcata del Re delle porcate’, avrebbero protestato vibratamente con un sonoro “pernacchio eduardiano”: atto nonviolento di estrema raffinatezza democratica che esprime disprezzo per la superbia e l’arroganza altrui, derisione nei confronti di situazioni o comportamenti retorici, in sostanza, una filosofia di vita. La domanda che a questo punto viene spontanea è la seguente: ma perché quelli che secondo Iorio in questi ultimi vent’anni hanno vinto, (le Regioni del Nord), oggi sulla via del pentimento, seppure a bilancio invariato, come dice Iorio, dovrebbero ridarci ciò che non abbiamo avuto non solo nella Sanità ma in tutte le 23 materie da trasferire? Qualche risposta ce la dà l’autore di questa schifezza, il ministro degli affari regionali, in un’intervista “illuminante” a Gianni Trovati del Sole 24 Ore, in pieno solleone. Alla domanda su come andranno finanziati i LEP, il padre della riforma risponde: “Margini enormi possono arrivare da una spending review regionale che stani le inefficienze. Per esempio il Veneto ha 4,8 milioni di abitanti contro i 5,6 milioni della Campania, ma per il personale spende quasi la metà e per l’acquisto di beni e servizi, tra cui l’energia, circa un quinto. Sono differenze che vanno motivate, oppure eliminate. Non voglio togliere risorse al cittadino campano, voglio che quei soldi siano spesi meglio. Poi se occorreranno fondi aggiuntivi, non potremo metterli ovviamente tutti e subito, ma occorre partire e voglio rassicurare tutti: una base di partenza c’è già, e sta sotto il nostro naso. Il problema è dato dal fatto che in alcuni casi vengono erogate male, qui è il nocciolo della questione e la sfida verso l’efficienza”. Questa dichiarazione fa scopa con un’altra: “L’ultimo miglio dipende da un’ amministrazione che funzioni bene e purtroppo i divari di capacità amministrativa in Italia ci sono e non li possiamo risolvere con la definizione dei LEP”. Così Sabino Cassese, presidente del Comitato per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (CLEP), nell’ambito del ddl sull’Autonomia differenziata, in audizione davanti alla commissione Affari costituzionali del Senato. “La determinazione dei fabbisogni accanto ai LEP può incontrare dei problemi di efficacia dell’azione amministrativa. Certo i divari di capacità amministrativa ci sono e vanno risolti dalla politica e non dai LEP”. Peccato che il prof. Cassese dimentichi di essere stato Ministro della Funzione Pubblica con il governo Prodi e che la Pubblica Amministrazione purtroppo non svettò, neanche con lui. Il professore è un grande giurista ma di frequente si adegua alle tesi della maggioranza sia di destra che di sinistra, come in questo caso.
Solo oggi infatti scopriamo un documento, non allegato alla relazione, nel quale alcuni componenti del sottogruppo n°5 del CLEP hanno espresso interessanti suggerimenti al presidente al fine di meglio interpretare la relazione finale che dovrebbe raccogliere il parere di tutti i 61 componenti, che per dovere informativo qui riportiamo: “I componenti del sottogruppo propongono di sopprimere il passo di p. 15, laddove si dice quanto segue: ‘La determinazione puntuale della nozione LEP appartiene ad un momento successivo nel quale la componente tecnica, giuridica ed economica, non è la sola a rilevare. Poiché dal modo di tratteggiare la nozione LEP possono discendere conseguenze per la finanza pubblica in termini assoluti, conseguenze redistributive e allocative in termini relativi, non può che spettare al decisore politico la responsabilità di questa definizione’”. Detto in modo più casareccio significa “non possiamo dirvi quanto costa questa operazione perché se lo dicessimo faremmo scompisciare dal ridere il mondo intero, alla Banca d’Italia già lo fanno. Abbiamo approvato la legge senza definire i LEP, faremo la stessa cosa anche con le intese istituzionali? Altro che scelte epocali, qui per definire i LEP e quanto costano dovremo andare dagli indovini. Presidente Iorio, invece di arrabbiarsi con l’opposizione ci ripensi e vada a votare. Per la prima volta farà del bene al Molise e ai Molisani.☺

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