Costretta a rimanere a letto per il colpo della strega, nelle ultime due settimane ho avuto molto tempo per riflettere sulle tematiche più diverse, ed un giorno mi è venuta in mente la domanda sulla particolarità di questo anno 2014. È un anno di moltissime, anzi troppe ricorrenze storiche, tanto in senso politico, di importanza mondiale, come nella mia vita personale. E parecchi di questi eventi politici hanno avuto una incidenza diretta sulla mia vita. Ieri, il primo giorno fuori dal letto, ho preso carta e penna ed ho fatto un elenco che voglio condividere con voi, lettori.
100 anni fa è scoppiata la prima guerra mondiale, 90 anni fa è morto Lenin e questa morte ha reso possibile l’era staliniana che ha macchiato il sogno umanistico dei comunisti ed ha condizionato anche, in certa misura, il collasso del mondo del socialismo reale esistente. 80 anni fa c’è stata la sollevazione degli operai socialdemocratici austriaci a Vienna, ed una funzionaria del Soccorso Rosso Internazionale, conosciuta come “Maria”, ha cercato di aiutare i ribelli antifascisti a scappare dalla persecuzione e da una morte sicura. Il vero nome di Maria era Tina Modotti.
70 anni fa, mentre le truppe sovietiche arrivavano ai confini della Germania hitleriana, le truppe americane sbarcarono in Normandia, e fra quelli che avanzavano verso Berlino c’era un giovane fotografo americano di origine italiana, molisana, bonefrana, Tony Vaccaro, i cui scatti di guerra saranno esposti fra poco in una grande mostra di fotografia che sarà l’evento centrale delle celebrazioni che si faranno in Francia, con la presenza, fra altri, di Barack Obama. La mostra sarà curata da un tedesco di nome, Reinhard Schultz, che ha scoperto, anni fa, grazie a Tony Vaccaro, il paese dove attualmente risiedo: Bonefro.
60 anni fa, Nikita Chruščёv, leader della Unione Sovietica, regalò all’Ucraina la penisola della Crimea, ed il 16 marzo di questo anno, 2014, i cittadini della Crimea hanno provveduto a correggere quell’atto arbitrario, esprimendo in un referendum il loro desiderio di tornare a fare parte della federazione russa. L’attuale conflitto fra Ucraina e Russia ha motivato un giornale tedesco a porre a grandi lettere, sulla prima pagina, la domanda: “Quanto ci separa dalla terza guerra mondiale?” D’altra parte, questo referendum ha fatto scuola anche in Italia, nel Veneto…
50 anni fa, l’ultimo giorno di marzo, in Brasile c’è stato un golpe militare contro il presidente democraticamente eletto, Joao Goulart. Fra le vittime di quella dittatura militare c’è stato, fra tanti altri, anche un giovane italiano di nome Dario Canale. Siccome sua madre era nata in Brasile, per lui è stato facile viaggiare in quel paese e mettersi a disposizione del Partito Comunista Brasiliano e del suo braccio armato diretto da Carlos Marighela, per combattere la odiosa dittatura. Quando la mattina del 1 aprile 1964 sentivo alla radio la notizia di quel colpo di stato non potevo immaginare che un giorno la vita di Dario si sarebbe unita con la mia e mi avrebbe fatto conoscere da vicino il male che la tortura, praticata da brasiliani e supervisionata da ufficiali nord-americani esperti nella materia, può produrre su un essere umano che ha dovuto sopportarla. Ho imparato che la tortura è utilizzata non tanto per strappare alla vittima qualche informazione utile, ma per distruggere l’essenza stessa del torturato, togliere a costui la gioia di vivere e svegliare in lui la voglia di uscire di questa vita.
Alla fine di aprile 1964 è nata mia figlia Jasmina. Suo padre, cileno ammiratore di Che Guevara, ci ha lasciato poco tempo dopo, dicendo che non era in grado di costruire una famiglia perché doveva fare, nel suo paese, la rivoluzione. Io ho capito le sue ragioni, ma sua figlia ha sofferto per anni, pensando che, se suo padre l’aveva lasciata, la colpa era stata sua.
40 anni fa, in Portogallo, un gruppo di giovani ufficiali dell’esercito hanno scatenato una rivoluzione detta “dei garofani”. Hanno liberato il paese da una odiosa dittatura fascista ed hanno aperto, per le colonie portoghesi nell’Africa, la via verso l’indipendenza. Oggi mia figlia lavora come “educatrice di pace” in una di queste ex-colonie, cercando di convincere i militari a risolvere i conflitti con mezzi pacifici, con il dialogo, e non con la violenza.
30 anni fa è morto Enrico Berlinguer, il comunista italiano che ha sollevato una questione che, con il tempo, non ha perso la sua attualità: la questione morale. Questo è un tema che dobbiamo mantenere vivo tutti, tutti noi, e non solo i politici. Di Berlinguer mi parlava spesso Dario Canale, diventato mio marito nello stesso anno.
20 anni fa l’Italia è stata scossa dalla morte di Don Giuseppe Diana, vittima del “clan dei casalesi”, e dall’uccisione, in Somalia, di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, vittime di chi? Ancora non si conosce la verità, ma almeno i fascicoli e le prove (quelli che non sono spariti) riguardanti questo fatto sono stati, finalmente, desegretati, e non mancheranno giornalisti onesti che faranno luce su questo crimine.
10 anni fa sono stata in Venezuela. Facevo parte di un grande gruppo di osservatori internazionali in occasione del referendum sulla permanenza al potere di Hugo Chavez, ed ho potuto osservare un popolo che cercava di cambiare una società profondamente divisa fra ricchi e poveri. Più dei discorsi di Chavez, prima e dopo la sua vittoria nel referendum, mi hanno impressionato gli abitanti dei quartieri poveri di Caracas, che coltivavano orti comunali, operavano nelle radio comunali, pulivano le strade, organizzavano scuole per analfabeti… Il giorno del referendum facevano, sotto un sole inclemente, per ore e ore, la coda davanti ai seggi, rivendicando il diritto ad esprimere il proprio voto. Questo fatto ha colpito chi veniva, come me, dal continente europeo dove il numero dei non-votanti cresce di elezione in elezione.
L’ultima coincidenza misteriosa di tutti questi numeri “quattro” l’ho scoperta pochi giorni fa, quando ho saputo che il mio compagno Giorgio è arrivato in Italia quasi alla “discesa in campo” di Berlusconi, nella primavera del 1994. Questo suo arrivo è stata la circostanza per cui, quattro anni dopo in un piccolo paese della Liguria, è stato possibile per Giorgio, che come me aveva alle spalle una vita in un paese socialista, rivolgermi la domanda: “Che cosa è il post-comunismo?” Ancora gli devo una risposta, ma c’e tempo per tutto, perchè stiamo vivendo insieme, e forse il prossimo colpo di strega mi darà il tempo necessario per riflettere!☺
Costretta a rimanere a letto per il colpo della strega, nelle ultime due settimane ho avuto molto tempo per riflettere sulle tematiche più diverse, ed un giorno mi è venuta in mente la domanda sulla particolarità di questo anno 2014. È un anno di moltissime, anzi troppe ricorrenze storiche, tanto in senso politico, di importanza mondiale, come nella mia vita personale. E parecchi di questi eventi politici hanno avuto una incidenza diretta sulla mia vita. Ieri, il primo giorno fuori dal letto, ho preso carta e penna ed ho fatto un elenco che voglio condividere con voi, lettori.
100 anni fa è scoppiata la prima guerra mondiale, 90 anni fa è morto Lenin e questa morte ha reso possibile l’era staliniana che ha macchiato il sogno umanistico dei comunisti ed ha condizionato anche, in certa misura, il collasso del mondo del socialismo reale esistente. 80 anni fa c’è stata la sollevazione degli operai socialdemocratici austriaci a Vienna, ed una funzionaria del Soccorso Rosso Internazionale, conosciuta come “Maria”, ha cercato di aiutare i ribelli antifascisti a scappare dalla persecuzione e da una morte sicura. Il vero nome di Maria era Tina Modotti.
70 anni fa, mentre le truppe sovietiche arrivavano ai confini della Germania hitleriana, le truppe americane sbarcarono in Normandia, e fra quelli che avanzavano verso Berlino c’era un giovane fotografo americano di origine italiana, molisana, bonefrana, Tony Vaccaro, i cui scatti di guerra saranno esposti fra poco in una grande mostra di fotografia che sarà l’evento centrale delle celebrazioni che si faranno in Francia, con la presenza, fra altri, di Barack Obama. La mostra sarà curata da un tedesco di nome, Reinhard Schultz, che ha scoperto, anni fa, grazie a Tony Vaccaro, il paese dove attualmente risiedo: Bonefro.
60 anni fa, Nikita Chruščёv, leader della Unione Sovietica, regalò all’Ucraina la penisola della Crimea, ed il 16 marzo di questo anno, 2014, i cittadini della Crimea hanno provveduto a correggere quell’atto arbitrario, esprimendo in un referendum il loro desiderio di tornare a fare parte della federazione russa. L’attuale conflitto fra Ucraina e Russia ha motivato un giornale tedesco a porre a grandi lettere, sulla prima pagina, la domanda: “Quanto ci separa dalla terza guerra mondiale?” D’altra parte, questo referendum ha fatto scuola anche in Italia, nel Veneto…
50 anni fa, l’ultimo giorno di marzo, in Brasile c’è stato un golpe militare contro il presidente democraticamente eletto, Joao Goulart. Fra le vittime di quella dittatura militare c’è stato, fra tanti altri, anche un giovane italiano di nome Dario Canale. Siccome sua madre era nata in Brasile, per lui è stato facile viaggiare in quel paese e mettersi a disposizione del Partito Comunista Brasiliano e del suo braccio armato diretto da Carlos Marighela, per combattere la odiosa dittatura. Quando la mattina del 1 aprile 1964 sentivo alla radio la notizia di quel colpo di stato non potevo immaginare che un giorno la vita di Dario si sarebbe unita con la mia e mi avrebbe fatto conoscere da vicino il male che la tortura, praticata da brasiliani e supervisionata da ufficiali nord-americani esperti nella materia, può produrre su un essere umano che ha dovuto sopportarla. Ho imparato che la tortura è utilizzata non tanto per strappare alla vittima qualche informazione utile, ma per distruggere l’essenza stessa del torturato, togliere a costui la gioia di vivere e svegliare in lui la voglia di uscire di questa vita.
Alla fine di aprile 1964 è nata mia figlia Jasmina. Suo padre, cileno ammiratore di Che Guevara, ci ha lasciato poco tempo dopo, dicendo che non era in grado di costruire una famiglia perché doveva fare, nel suo paese, la rivoluzione. Io ho capito le sue ragioni, ma sua figlia ha sofferto per anni, pensando che, se suo padre l’aveva lasciata, la colpa era stata sua.
40 anni fa, in Portogallo, un gruppo di giovani ufficiali dell’esercito hanno scatenato una rivoluzione detta “dei garofani”. Hanno liberato il paese da una odiosa dittatura fascista ed hanno aperto, per le colonie portoghesi nell’Africa, la via verso l’indipendenza. Oggi mia figlia lavora come “educatrice di pace” in una di queste ex-colonie, cercando di convincere i militari a risolvere i conflitti con mezzi pacifici, con il dialogo, e non con la violenza.
30 anni fa è morto Enrico Berlinguer, il comunista italiano che ha sollevato una questione che, con il tempo, non ha perso la sua attualità: la questione morale. Questo è un tema che dobbiamo mantenere vivo tutti, tutti noi, e non solo i politici. Di Berlinguer mi parlava spesso Dario Canale, diventato mio marito nello stesso anno.
20 anni fa l’Italia è stata scossa dalla morte di Don Giuseppe Diana, vittima del “clan dei casalesi”, e dall’uccisione, in Somalia, di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, vittime di chi? Ancora non si conosce la verità, ma almeno i fascicoli e le prove (quelli che non sono spariti) riguardanti questo fatto sono stati, finalmente, desegretati, e non mancheranno giornalisti onesti che faranno luce su questo crimine.
10 anni fa sono stata in Venezuela. Facevo parte di un grande gruppo di osservatori internazionali in occasione del referendum sulla permanenza al potere di Hugo Chavez, ed ho potuto osservare un popolo che cercava di cambiare una società profondamente divisa fra ricchi e poveri. Più dei discorsi di Chavez, prima e dopo la sua vittoria nel referendum, mi hanno impressionato gli abitanti dei quartieri poveri di Caracas, che coltivavano orti comunali, operavano nelle radio comunali, pulivano le strade, organizzavano scuole per analfabeti… Il giorno del referendum facevano, sotto un sole inclemente, per ore e ore, la coda davanti ai seggi, rivendicando il diritto ad esprimere il proprio voto. Questo fatto ha colpito chi veniva, come me, dal continente europeo dove il numero dei non-votanti cresce di elezione in elezione.
L’ultima coincidenza misteriosa di tutti questi numeri “quattro” l’ho scoperta pochi giorni fa, quando ho saputo che il mio compagno Giorgio è arrivato in Italia quasi alla “discesa in campo” di Berlusconi, nella primavera del 1994. Questo suo arrivo è stata la circostanza per cui, quattro anni dopo in un piccolo paese della Liguria, è stato possibile per Giorgio, che come me aveva alle spalle una vita in un paese socialista, rivolgermi la domanda: “Che cosa è il post-comunismo?” Ancora gli devo una risposta, ma c’e tempo per tutto, perchè stiamo vivendo insieme, e forse il prossimo colpo di strega mi darà il tempo necessario per riflettere!☺
Costretta a rimanere a letto per il colpo della strega, nelle ultime due settimane ho avuto molto tempo per riflettere sulle tematiche più diverse, ed un giorno mi è venuta in mente la domanda sulla particolarità di questo anno 2014.
Costretta a rimanere a letto per il colpo della strega, nelle ultime due settimane ho avuto molto tempo per riflettere sulle tematiche più diverse, ed un giorno mi è venuta in mente la domanda sulla particolarità di questo anno 2014. È un anno di moltissime, anzi troppe ricorrenze storiche, tanto in senso politico, di importanza mondiale, come nella mia vita personale. E parecchi di questi eventi politici hanno avuto una incidenza diretta sulla mia vita. Ieri, il primo giorno fuori dal letto, ho preso carta e penna ed ho fatto un elenco che voglio condividere con voi, lettori.
100 anni fa è scoppiata la prima guerra mondiale, 90 anni fa è morto Lenin e questa morte ha reso possibile l’era staliniana che ha macchiato il sogno umanistico dei comunisti ed ha condizionato anche, in certa misura, il collasso del mondo del socialismo reale esistente. 80 anni fa c’è stata la sollevazione degli operai socialdemocratici austriaci a Vienna, ed una funzionaria del Soccorso Rosso Internazionale, conosciuta come “Maria”, ha cercato di aiutare i ribelli antifascisti a scappare dalla persecuzione e da una morte sicura. Il vero nome di Maria era Tina Modotti.
70 anni fa, mentre le truppe sovietiche arrivavano ai confini della Germania hitleriana, le truppe americane sbarcarono in Normandia, e fra quelli che avanzavano verso Berlino c’era un giovane fotografo americano di origine italiana, molisana, bonefrana, Tony Vaccaro, i cui scatti di guerra saranno esposti fra poco in una grande mostra di fotografia che sarà l’evento centrale delle celebrazioni che si faranno in Francia, con la presenza, fra altri, di Barack Obama. La mostra sarà curata da un tedesco di nome, Reinhard Schultz, che ha scoperto, anni fa, grazie a Tony Vaccaro, il paese dove attualmente risiedo: Bonefro.
60 anni fa, Nikita Chruščёv, leader della Unione Sovietica, regalò all’Ucraina la penisola della Crimea, ed il 16 marzo di questo anno, 2014, i cittadini della Crimea hanno provveduto a correggere quell’atto arbitrario, esprimendo in un referendum il loro desiderio di tornare a fare parte della federazione russa. L’attuale conflitto fra Ucraina e Russia ha motivato un giornale tedesco a porre a grandi lettere, sulla prima pagina, la domanda: “Quanto ci separa dalla terza guerra mondiale?” D’altra parte, questo referendum ha fatto scuola anche in Italia, nel Veneto…
50 anni fa, l’ultimo giorno di marzo, in Brasile c’è stato un golpe militare contro il presidente democraticamente eletto, Joao Goulart. Fra le vittime di quella dittatura militare c’è stato, fra tanti altri, anche un giovane italiano di nome Dario Canale. Siccome sua madre era nata in Brasile, per lui è stato facile viaggiare in quel paese e mettersi a disposizione del Partito Comunista Brasiliano e del suo braccio armato diretto da Carlos Marighela, per combattere la odiosa dittatura. Quando la mattina del 1 aprile 1964 sentivo alla radio la notizia di quel colpo di stato non potevo immaginare che un giorno la vita di Dario si sarebbe unita con la mia e mi avrebbe fatto conoscere da vicino il male che la tortura, praticata da brasiliani e supervisionata da ufficiali nord-americani esperti nella materia, può produrre su un essere umano che ha dovuto sopportarla. Ho imparato che la tortura è utilizzata non tanto per strappare alla vittima qualche informazione utile, ma per distruggere l’essenza stessa del torturato, togliere a costui la gioia di vivere e svegliare in lui la voglia di uscire di questa vita.
Alla fine di aprile 1964 è nata mia figlia Jasmina. Suo padre, cileno ammiratore di Che Guevara, ci ha lasciato poco tempo dopo, dicendo che non era in grado di costruire una famiglia perché doveva fare, nel suo paese, la rivoluzione. Io ho capito le sue ragioni, ma sua figlia ha sofferto per anni, pensando che, se suo padre l’aveva lasciata, la colpa era stata sua.
40 anni fa, in Portogallo, un gruppo di giovani ufficiali dell’esercito hanno scatenato una rivoluzione detta “dei garofani”. Hanno liberato il paese da una odiosa dittatura fascista ed hanno aperto, per le colonie portoghesi nell’Africa, la via verso l’indipendenza. Oggi mia figlia lavora come “educatrice di pace” in una di queste ex-colonie, cercando di convincere i militari a risolvere i conflitti con mezzi pacifici, con il dialogo, e non con la violenza.
30 anni fa è morto Enrico Berlinguer, il comunista italiano che ha sollevato una questione che, con il tempo, non ha perso la sua attualità: la questione morale. Questo è un tema che dobbiamo mantenere vivo tutti, tutti noi, e non solo i politici. Di Berlinguer mi parlava spesso Dario Canale, diventato mio marito nello stesso anno.
20 anni fa l’Italia è stata scossa dalla morte di Don Giuseppe Diana, vittima del “clan dei casalesi”, e dall’uccisione, in Somalia, di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, vittime di chi? Ancora non si conosce la verità, ma almeno i fascicoli e le prove (quelli che non sono spariti) riguardanti questo fatto sono stati, finalmente, desegretati, e non mancheranno giornalisti onesti che faranno luce su questo crimine.
10 anni fa sono stata in Venezuela. Facevo parte di un grande gruppo di osservatori internazionali in occasione del referendum sulla permanenza al potere di Hugo Chavez, ed ho potuto osservare un popolo che cercava di cambiare una società profondamente divisa fra ricchi e poveri. Più dei discorsi di Chavez, prima e dopo la sua vittoria nel referendum, mi hanno impressionato gli abitanti dei quartieri poveri di Caracas, che coltivavano orti comunali, operavano nelle radio comunali, pulivano le strade, organizzavano scuole per analfabeti… Il giorno del referendum facevano, sotto un sole inclemente, per ore e ore, la coda davanti ai seggi, rivendicando il diritto ad esprimere il proprio voto. Questo fatto ha colpito chi veniva, come me, dal continente europeo dove il numero dei non-votanti cresce di elezione in elezione.
L’ultima coincidenza misteriosa di tutti questi numeri “quattro” l’ho scoperta pochi giorni fa, quando ho saputo che il mio compagno Giorgio è arrivato in Italia quasi alla “discesa in campo” di Berlusconi, nella primavera del 1994. Questo suo arrivo è stata la circostanza per cui, quattro anni dopo in un piccolo paese della Liguria, è stato possibile per Giorgio, che come me aveva alle spalle una vita in un paese socialista, rivolgermi la domanda: “Che cosa è il post-comunismo?” Ancora gli devo una risposta, ma c’e tempo per tutto, perchè stiamo vivendo insieme, e forse il prossimo colpo di strega mi darà il tempo necessario per riflettere!☺
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