
Benvenuti al sud
Noi del Sud siamo sempre bollati come quelli che si piangono addosso o che si lamentano sempre ma che di fatto scelgono una vita di espedienti e vivono di quella famosa arte di arrangiarsi, magari nel tentativo di fregare qualcuno il più possibile. In parte è vero, non posso negarlo, ma oggi la stragrande maggioranza di chi nasce e vive al Sud da questi stereotipi è ben lontano. Purtroppo è più semplice etichettare e dare per scontato ciò che si pensa di conoscere e di sapere senza andare oltre quelle che sono le apparenze.
Durante il periodo natalizio venti ragazzi dell’Istituto superiore “Archimede” di Ponticelli (Napoli), accompagnati dalla loro dirigente, si sono recati a Venezia ad un evento natalizio in abiti ottocenteschi, per una cena di gala e ballo ma sono stati accolti dai residenti e partecipanti con insulti ormai ben noti: “Terroni! Tornate a casa vostra”. La Dirigente scolastica ha denunciato l’accaduto sui social e ha scritto di non comprendere come tutto questo sia potuto accadere a Venezia, la Serenissima, la lucente città d’arte, ricca di storia e di cultura.
Mi sono chiesta: ma la preside avrà pagato il ticket per entrare a Venezia? Non è che i veneziani, giustamente, hanno pensato che sono arrivati i soliti napoletani a mangiare a scrocco? Diffidenti, hanno pensato bene di riservare un’accoglienza con cori razzisti ed insulti.
Chiaramente le scuse da parte del sindaco della città lagunare sono arrivate tempestive e cariche di meraviglia e rammarico con l’invito, ai ragazzi partenopei, di ritornare nella Serenissima con un epilogo integrativo diverso.
La cosa che mi ha colpito di più di questa ennesima triste storia sono state le parole della dirigente scolastica di Ponticelli la quale prosegue nella sua lettera di denuncia, con queste parole: “I nostri ragazzi che conoscono il Conocal e il Bronx di Ponticelli, hanno danzato e cenato in un hotel a 5 stelle con argenteria e servizi d’epoca e sono stati educati e rispettosi. Per me è stato motivo di orgoglio. Nulla può cancellare questo: né il pregiudizio né la cattiveria e nemmeno l’odioso razzismo di uomini e donne che non hanno esitato ad apostrofare ragazzi che hanno l’unica colpa di essere nati al Sud dell’Italia e che hanno l’accento di un dialetto/lingua diverso”.
Come si può definire ‘colpa’ essere nati al Sud e nello specifico a Napoli? Questo mi offende molto. Non metto in dubbio la buona fede della dirigente scolastica che nei confronti della Serenissima si sia sentita in dovere di fare un passo indietro ma per quale motivo mi viene difficile da capire. Perché sentirci insultati se poi ci scusiamo se i ragazzi in questione sono nati al Sud? Questo è un paradosso. Nessuno dovrebbe sentirsi inadeguato. Tutti hanno il diritto di parlare il proprio dialetto, la propria lingua, è quello che impariamo a parlare per prima. È la lingua che ci identifica ed è la lingua delle nostre radici. Come possiamo parlare di interculturalità se ancora oggi è una colpa nascere al Sud?
Napoli, come tante altre città, soffre tutt’ora di grandi situazioni di disagio e purtroppo la malavita è ben radicata tanto da creare uno stato nello Stato. Ma è altrettanto vero che tanta brava gente vive e lavora onestamente a Napoli. Tanti hanno scelto una vita diversa e tanti altri, con il loro esempio, hanno lottato e lottano per una cultura di legalità. Tanti giovani napoletani hanno perso la vita per non sottostare alle prepotenze della criminalità. Napoli è soprattutto questo. Accogliere dei ragazzi con insulti inutili e dispregiativi facendoli sentire inadeguati in quel luogo, li induce a pensare che il loro futuro non potrà mai essere diverso e la loro colpa sarà sempre più forte. Invece non è così. Bisogna dare e offrire sempre la speranza di un futuro migliore e diverso, perché è possibile se i giovani sono aiutati a crederci.
Io ho vissuto al Nord nei primi anni di matrimonio e ho conosciuto tante brave persone che mi hanno accolto e con le quali abbiamo condiviso le nostre differenze, scherzandoci sopra, soprattutto a tavola! Provo ogni tanto anche un pizzico di nostalgia per quei bellissimi luoghi che ho lasciato… ma volevo tornare al Sud dove ho fatto nascere le mie figlie con orgoglio e senza scuse.
Ora io e mio marito viviamo in Molise e le nostre figlie in Veneto, manco a dirlo, in una bella città che amiamo molto, dove ritorniamo sempre con piacere, sentendoci un po’ anche a casa. In questi anni di girovagare per l’Italia abbiamo constatato che non c’è Nord né Centro né Sud. Ci sono bensì tradizioni, culture diverse ma tanta bellissima gente. Accogliere e accettare tutte le diversità arricchisce la propria vita e abbatte le barriere di difesa che costruiamo per la paura del confronto.
In un film di qualche anno fa, dove gli stereotipi e i luoghi comuni sulla “non conoscenza” sono stati trattati con intelligenza e tanta ironia, c’è una frase che il protagonista del film, Siani, dice al suo amico milanese: “Ogni volta che un forestiero viene al Sud piange due volte: quando arriva e quando parte”. Anche per me è così. Sono nata e cresciuta al Sud, in una famiglia dove la propria casa era un porto di mare. I miei genitori mi hanno insegnato ad accogliere chiunque bussasse alla nostra porta ma mi hanno anche lasciato andare per la mia strada ovunque mi portasse la vita. Non dovremmo sentirci in colpa perché si nasce al Sud in luoghi meno abbienti e fortunati ma dovremmo insegnare ai nostri ragazzi che le differenze possono spronare al meglio e non dividono bensì arricchiscono di umanità.
Sarebbe bello se la dirigente scolastica di Ponticelli invitasse a sua volta i giovani veneziani a Napoli, in modo da permettere loro di vedere che nella nostra città non esistono solo quartieri malfamati e camorristici. Li inviterei a visitare una città altrettanto luminosa, calda, accogliente, ricca di storia, di arte e di cultura e, perché no, anche ad assaggiare la pizza e le sfogliatelle. Sicuramente loro la pizza la mangiano anche a Venezia ma troverebbero che è più buona la nostra e non per sentito dire ma perché la vera differenza, quella che la rende speciale, sta nell’acqua: la nostra è di mare.
Uno dei tanti privilegi di essere nati al Sud… vogliate scusarci.☺