Biometano
10 Dicembre 2019
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Biometano

Dal trattamento in assenza di ossigeno e con il contributo di numerosi microrganismi delle più svariate sostanze organiche presenti nei rifiuti domestici e non solo, è possibile ricavare sostanze gassose, quali fonti alternative di energie rinnovabili. Il materiale gassoso ottenuto è, primariamente, un miscuglio di sostanze il cui principale costituente è il metano, chimicamente identico a quello fossile, proveniente dalle trappole presenti nel sottosuolo e formatosi anche milioni di anni addietro.

I successivi processi di raffinazione e purificazione della miscela ottenuta, permettono di ricavare quantitativi di biometano, fino ad una concentrazione del 98%. Esso, al pari di quello fossile può essere utilizzato come combustibile, immesso nella normale rete di distribuzione e quindi trasportato anche a grandi distanze dal luogo di produzione. A differenza di quello fossile, però, non incrementa l’effetto serra e di conseguenza non contribuisce al riscaldamento del pianeta.  Oltre ad essere programmabile, circa gli altalenanti fabbisogni civili e industriali, nel contribuire a ridurre le importazioni dai spesso lontani luoghi di produzione, concorre a sostenere l’economia locale.

Considerando poi che gli addetti ai lavori indicano che nel medio termine potrebbe essere possibile arrivare a produrre il 10% del consumo nazionale di gas, risultano evidenti i potenziali vantaggi economici, sia per gli attuali produttori di tale forma di combustibile, sia per tutti coloro che potrebbero eventualmente diventarlo. Lo sviluppo della green economy, unanimemente sostenuto, può essere la giusta occasione per attivare ogni possibile filiera agro-energetica del biometano.

Se, come cantava Fabrizio De Andrè, “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, è il caso di segnalare la grande opportunità che si presenta per le aziende agro-zootecniche nostrane. Energia pulita che, a dispetto della sua origine, permette di fare profitto, anche ad impianti di piccole dimensioni.

È ben noto ed è sempre avvenuto che i sottoprodotti agricoli siano stati utilizzati nel ciclo produttivo delle aziende agricole. Mai come ora, però, si è presentata la possibilità di trasformare quei medesimi sottoprodotti in energia e calore, in grado di alimentare un reddito aggiuntivo, a sua volta, configurandosi come un continuo e costante stimolo all’innovazione. Siamo (finalmente!) alla messa in moto di cicli produttivi virtuosi che potranno rendere il lavoro quanto mai moderno ed efficiente. ☺

 

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