Biomolise
26 Dicembre 2020
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Biomolise

Voglio riportare, con questa e altre note, le idee che il CTS (Comitato Tecnico Scientifico) ha, con i suoi componenti (De Cristoforo, De Curtis, Del Vecchio, Di Lena, Pazzagli, Pietroniro, Tanno, Vincelli), messo a disposizione dell’Assemblea dell’Associazione perché non vadano perse.

In premessa, la conoscenza, cioè la possibilità di avere un quadro completo del territorio e delle sue capacità di sviluppo sostenibile, sapendo che esso richiede non solo politiche in grado di superare la visione settoriale e i relativi compromessi tra sistemi diversi, ma una visione d’insieme che permette di capire tutte le sinergie possibili, umane e naturali, per uno sviluppo davvero sostenibile, con tutti gli attori protagonisti: produttori e trasformatori, gli stessi consumatori, e, insieme, istituzioni e enti a tutti i livelli. In pratica, la necessità di conoscenza per fare propri gli elementi che portano a realizzare e far vivere al territorio un modo nuovo di produrre, sostenibile, al fine di rendere più chiara e più fattibile la programmazione, l’uso delle risorse, le strategie che servono per dare una risposta di vita all’intero territorio e il suo domani migliore.

Il territorio, non solo un tesoro di storia, cultura, tradizioni, o, di ambiente, paesaggi, luoghi, ma, anche, di attività, che, nel Molise, sono agricoltura, zootecnia, cioè cibo, e, non solo, foreste, boschi, prati-pascoli; attività artigianali, e commerciali, di trasformazione dei prodotti. Un territorio che ha bisogno urgente di essere salvaguardato e tutelato e ciò è possibile solo con la messa a punto di un piano di sviluppo – quello che la Regione Molise non ha – prioritario per cogliere i risultati che si vogliono davvero ottenere. Un piano di sviluppo che apre ai sogni ed alla voglia di realizzarli, trasformandoli, con i risultati della ricerca, in progetti e, con la formazione, in obiettivi in grado di trasformarsi in risultati. In tal senso l’importante ruolo dell’Unimol, l’Università del Molise, nel campo della ricerca e della formazione. E non solo, anche dell’Istituto Tecnico Agrario Statale “San Pardo” di Larino, che, solo volendo, avrebbe, ancora oggi, la possibilità di diventare il primo istituto, in Italia, che si dota di un biennio post diploma tutto dedicato al biologico.

Una proposta, quella del Comitato Tecnico Scientifico, oggi più che mai di grande attualità, che merita di essere presa in considerazione per il domani dell’agricoltura molisana, che si vuole sempre più segnata dal biologico; le finalità del Distretto BioMolise e, non ultima, l’immagine del “San Pardo”, di Larino e del suo territorio. Ricordo che il ruolo del Distretto trova un ulteriore stimolo con la recente apertura allo sviluppo della sostenibilità, dichiarata dalla presidente  della Commissione europea Ursula von der Leyen con il suo progetto “Dal Campo alla Tavola” (Farm to Fork) di un’agricoltura europea, nel 2030, per il 25% biologica, organica, naturale.

Un’agricoltura sempre più bio – la più adatta ai caratteri orografici, pedoclimatici e storico-culturali del Molise – e sempre meno convenzionale, industrializzata, distruttiva della fertilità dei suoli. Un’agricoltura che, con l’utilizzo dei risultati della ricerca e della formazione, diventa fondamentale artefice del risanamento del clima e della ripresa della fertilità, la questione delle questioni, che i governi continuano a sottovalutare. Ricerca e sperimentazione, formazione, con i loro risultati legati ad un elemento fondamentale, finora sempre poco considerato, soprattutto nel mondo agricolo, il mercato. Il luogo, il punto d’incontro, che ha bisogno di Comunicazione e di eventi, cioè di strutture, strumenti, strategie, sia istituzionali che aziendali, per essere conquistato e dare i risultati sperati, in primis, il reddito e, anche, quel valore aggiunto che serve al produttore e al trasformatore per fare investimenti utili a migliorare l’attività e le proprie condizioni di vita.

Parlando di mercato, c’è da dire subito che non si può continuare a produrre con le filiere nelle mani di soggetti che vivono sulle spalle dei coltivatori e non si può dare il giusto reddito ai produttori se il valore aggiunto dato dal mercato va ad altri. Il mercato e la sua capacità di sentirlo e viverlo sono alla base del successo dell’agricoltura bio e dello stesso Biodistretto. Spetta alla Associazione, la 19a che si è costituita (2017) in Italia, far capire i meccanismi propri del Mercato, indicare e stimolare la nascita di strutture, con le professionalità adeguate, capaci di mettere il nostro glocale a confronto con il globale e renderlo vincente con programmi e strategie.

Il controllo del Mercato da parte dei produttori e dei consumatori, principali attori, è fondamentale per affermare la Sovranità alimentare, premessa di quella Sicurezza alimentare, di cui ha bisogno l’umanità oggi e, ancor più, domani.☺

 

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