bregantini a campobasso
17 Aprile 2010 Share

bregantini a campobasso

 

Con la nomina di Gian Carlo Bregantini ad arcivescovo di Campobasso si completa il rinnovamento dei vescovi nel Molise. Le attese erano molte.

È nato nel 1948 nel Trentino, prete dal 1978, ha vissuto il ministero nel sud dove è eletto vescovo della Chiesa di Locri-Gerace nel 1994. Nel panorama piuttosto opaco della chiesa istituzionale italiana, tra vescovi incapaci di una parola profetica (diceva argutamente un prelato indiano: “dove passava Gesù Cristo facevano la rivoluzione, dove passo io fanno il thé”) e cardinali intenti a proclamare speranze vuote, avulse dai problemi veri, il nome di Bregantini si è imposto per aver saputo prestare la sua voce a coloro che nessuno vuole ascoltare, restituendo fiducia e speranza a comunità devastate dalla malavita organizzata.

Viene considerato un progressista, termine niente affatto ecclesiale, perciò più correttamente diremo che è un uomo che vive la parresia, cioè il coraggio di fare la verità, come d’altronde dovrebbe essere ogni cristiano. Nel 1995 sottoscrive un documento di Pax Christi che chiede la smilitarizzazione dei cappellani militari. A tutt’oggi purtroppo non se ne è fatto niente, ma non per questo demordiamo. Si oppone alla guerra in Iraq e, a distanza di anni, sono note a tutti le bugie di Bush e il fallimento della sua politica verso gli “stati canaglia”. Si contraddistingue per aver raccolto la sfida della giustizia e della legalità in una terra dove la criminalità è riuscita a imporsi, anche grazie all’assenza dello stato. È a tutti noto per la denuncia senza mezzi termini della ‘ndrangheta, come sistema iniquo, e non esita a proclamare: “Quella stessa scomunica che la Chiesa lancia contro chi pratica l’aborto, è ora doveroso, purtroppo, lanciarla contro coloro che fanno abortire la vita dei nostri giovani, uccidendo e sparando, e delle nostre terre, avvelenando”.

Il 20 gennaio sarà nella sede metropolita di Campobasso, che un mio amico sarcasticamente, ma non a torto, vista la presenza defilata degli ultimi due vescovi, definisce “il cimitero degli elefanti”. Sarà il suo stile a smentire questa diceria se intraprenderà, come dice nel messaggio inviato alla sua nuova diocesi, “un cammino di fantasia e di coraggio sulle orme di Cristo”.

Ufficialmente è stato nominato proprio lui perché indicato dai vescovi dell’Abruzzo e del Molise, perché tra i prelati della regione mancava un vescovo proveniente da un ordine religioso (è della congregazione dei padri stimmatini), perché il clero di Campobasso, dopo averlo ascoltato negli esercizi spirituali tenuti da lui, ne è “rimasto innamorato” e lo ha indicato come il pastore atteso. Se ciò fosse vero, sarebbe meraviglioso perché inizio di una nuova prassi, ma la verifica non tarderà, basta attendere le prossime nomine episcopali. Fino ad oggi, infatti, le designazioni si sono svolte sempre segrete e misteriose, con giochi di corte e di potere, dove il punto non era l’ascolto della base, ma il piazzare pedine in questa o quella sede secondo rapporti di forza tra le varie cordate, interne al mondo ecclesiastico. Cose di questo mondo, non certo di fede, per cui scandaloso non è denunciarle, ma attuarle.

Che ne sarà della diocesi di Locri? Adista titola: “Il Vaticano promuove, la mafia ringrazia”, portando avanti la tesi che la Chiesa con questo trasferimento abbandona una postazione divenuta scomoda. Ci illudiamo che non sia così, comunque presto sarà fatta luce: se il vescovo che gli succederà sarà uno spiritualista disincarnato che cercherà di soffocare l’anelito di giustizia e di riscatto proveniente dal popolo di Dio vorrà dire che è stata una manovra pessima e infelice. Ma potrebbe essere scelto anche un prete che apre le orecchie e il cuore al grido degli oppressi proseguendo il cammino iniziato con ancora maggiore radicalità. Crediamo ancora che lo Spirito non solo non lo si riesce ad arginare ma che mantiene in vita anche quanto è stato seminato coraggiosamente, giocando belle sorprese alla diplomazia umana.

Certo è che da noi, comunque si sia determinata la nomina, c’è bisogno di un vescovo che ci guidi nella lotta contro la criminalità, perchè la nostra regione è tutt’altro che pulita. Titolavamo a tutta pagina la copertina del nostro periodico, nel mese di giugno: “Le mafie bussano: il Molise apre?” con il desiderio di avviare una sezione di Libera, il coordinamento antimafia creato da don Luigi Ciotti, perché siamo stanchi di stare a guardare.

Ora le attese potrebbero finalmente vedere concretezza e noi siamo disponibili a dare tutto il nostro sostegno affinché l’operato del nuovo vescovo prenda piede e non resti profeta isolato e inascoltato. Benvenuto tra noi. ☺

 

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