La parrocchiale della Beata Vergine Assunta in Cielo è una ulteriore testimonianza del barocco molisano. Situata nel centro dell’antico abitato nei pressi del castello, alla sommità di una gradinata costruita su tre profondi archi a tutto sesto, conferisce alla stessa uno spettacolare e suggestivo aspetto scenografico. L’origine medievale della costruzione è stata cancellata dai terremoti succedutisi in più eventi, fino al rovinoso sisma del 1805, che provocò danni in seguito ai quali dovette subire interventi di restauro e consolidamento.
L’assetto progettuale del XVIII secolo fu realizzato dall’ architetto Nunzio Margiotta di Pescopennataro, la cui formazione artistica risente dell’in- fluenza partenopea; nel 1770 aveva curato la ricostruzione della Parrocchiale di S. Martino Vescovo di Campodipietra. Le due chiese presentano molte analogie. La facciata è tripartita da paraste e presenta un susseguirsi di andamenti curvilinei. Balza alla vista il virtuosismo della ricerca dei particolari decorativi. Il portale centrale, sormontato da un archivolto e dallo stemma del Comune di Ripalimosani, è ricco di elementi ornamentali. Sul lato sinistro della chiesa s’innalza la torre campanaria formata da quattro piani divisi da trabeazioni e da cornici mistilinee, mentre la cella campanaria, costruita negli anni ottanta del XIX secolo, presenta una struttura a pilastri a fasce verdi e gialle e cupola maiolicata.
L’interno
La pianta della Chiesa è a tre navate. Nella navata destra si scorge l’altare dell’Epifania in marmi policromi con decorazione di allegorie e motivi liturgici, sormontato da un dipinto di scuola napoletana con l’Adorazione dei Magi. Gli altari della Madonna del Rosario e del Sacro Cuore, ricchi di ornati settecenteschi, testimoniano il gusto della bellezza e l’eleganza dei fregi. Il pulpito in legno intagliato, sul secondo pilastro sinistro della navata centrale, con motivi floreali e drappi; un’aquila bicipite dalle ali aperte, recante sul petto lo stemma comunale. I confessionali e il coro sono di pregevole fattura d’ intaglio, così anche l’organo settecentesco ricco di decorazioni con puttini che fanno squillare le trombe.
La Sindone
Una copia della Sacra Sindone è conservata nella parrocchiale, dono del Duca Carlo Emanuele I di Savoia a Giulio Cesare Riccardo, Arcivescovo di Bari; questi, a sua volta, la donò al fratello Fabio, feudatario di Ripalimosani. Successivamente il duca Ottavio il 7 settembre 1807 fece dono alla parrocchiale di Ripalimosani perché fosse venerata dai fedeli. Il prezioso manufatto fu esposto per la prima volta il 7 maggio 1899.
La Sindone di Ripalimosani è la terza copia: la prima, donata alla Santa Sede, è conservata nella cappella del Guarini nel Duomo di Torino. La cappella è posta nella parte absidale del duomo a contatto con il Palazzo Reale. Sul corpo cilindrico il Guarini innestò tre pennacchi che reggono il tamburo dove sei finestroni si alternano a nicchie convesse. Di grande originalità il coronamento a pagoda della cupola ottenuta dalla progressiva diminuzione degli elementi concentrici utilizzati. Recentemente la costruzione è stata pesantemente danneggiata da un incendio e la teca miracolosamente salvata. La seconda copia fu eseguita al tempo di Carlo V nel 1538 e la copia di Ripalimosani, la terza, intorno al 1542 (cfr. C. Carano Chiese del Molise,2004).☺
jacobuccig@gmail.com
La parrocchiale della Beata Vergine Assunta in Cielo è una ulteriore testimonianza del barocco molisano. Situata nel centro dell’antico abitato nei pressi del castello, alla sommità di una gradinata costruita su tre profondi archi a tutto sesto, conferisce alla stessa uno spettacolare e suggestivo aspetto scenografico. L’origine medievale della costruzione è stata cancellata dai terremoti succedutisi in più eventi, fino al rovinoso sisma del 1805, che provocò danni in seguito ai quali dovette subire interventi di restauro e consolidamento.
L’assetto progettuale del XVIII secolo fu realizzato dall’ architetto Nunzio Margiotta di Pescopennataro, la cui formazione artistica risente dell’in- fluenza partenopea; nel 1770 aveva curato la ricostruzione della Parrocchiale di S. Martino Vescovo di Campodipietra. Le due chiese presentano molte analogie. La facciata è tripartita da paraste e presenta un susseguirsi di andamenti curvilinei. Balza alla vista il virtuosismo della ricerca dei particolari decorativi. Il portale centrale, sormontato da un archivolto e dallo stemma del Comune di Ripalimosani, è ricco di elementi ornamentali. Sul lato sinistro della chiesa s’innalza la torre campanaria formata da quattro piani divisi da trabeazioni e da cornici mistilinee, mentre la cella campanaria, costruita negli anni ottanta del XIX secolo, presenta una struttura a pilastri a fasce verdi e gialle e cupola maiolicata.
L’interno
La pianta della Chiesa è a tre navate. Nella navata destra si scorge l’altare dell’Epifania in marmi policromi con decorazione di allegorie e motivi liturgici, sormontato da un dipinto di scuola napoletana con l’Adorazione dei Magi. Gli altari della Madonna del Rosario e del Sacro Cuore, ricchi di ornati settecenteschi, testimoniano il gusto della bellezza e l’eleganza dei fregi. Il pulpito in legno intagliato, sul secondo pilastro sinistro della navata centrale, con motivi floreali e drappi; un’aquila bicipite dalle ali aperte, recante sul petto lo stemma comunale. I confessionali e il coro sono di pregevole fattura d’ intaglio, così anche l’organo settecentesco ricco di decorazioni con puttini che fanno squillare le trombe.
La Sindone
Una copia della Sacra Sindone è conservata nella parrocchiale, dono del Duca Carlo Emanuele I di Savoia a Giulio Cesare Riccardo, Arcivescovo di Bari; questi, a sua volta, la donò al fratello Fabio, feudatario di Ripalimosani. Successivamente il duca Ottavio il 7 settembre 1807 fece dono alla parrocchiale di Ripalimosani perché fosse venerata dai fedeli. Il prezioso manufatto fu esposto per la prima volta il 7 maggio 1899.
La Sindone di Ripalimosani è la terza copia: la prima, donata alla Santa Sede, è conservata nella cappella del Guarini nel Duomo di Torino. La cappella è posta nella parte absidale del duomo a contatto con il Palazzo Reale. Sul corpo cilindrico il Guarini innestò tre pennacchi che reggono il tamburo dove sei finestroni si alternano a nicchie convesse. Di grande originalità il coronamento a pagoda della cupola ottenuta dalla progressiva diminuzione degli elementi concentrici utilizzati. Recentemente la costruzione è stata pesantemente danneggiata da un incendio e la teca miracolosamente salvata. La seconda copia fu eseguita al tempo di Carlo V nel 1538 e la copia di Ripalimosani, la terza, intorno al 1542 (cfr. C. Carano Chiese del Molise,2004).☺
La parrocchiale della Beata Vergine Assunta in Cielo è una ulteriore testimonianza del barocco molisano. Situata nel centro dell’antico abitato nei pressi del castello, alla sommità di una gradinata costruita su tre profondi archi a tutto sesto, conferisce alla stessa uno spettacolare e suggestivo aspetto scenografico. L’origine medievale della costruzione è stata cancellata dai terremoti succedutisi in più eventi, fino al rovinoso sisma del 1805, che provocò danni in seguito ai quali dovette subire interventi di restauro e consolidamento.
L’assetto progettuale del XVIII secolo fu realizzato dall’ architetto Nunzio Margiotta di Pescopennataro, la cui formazione artistica risente dell’in- fluenza partenopea; nel 1770 aveva curato la ricostruzione della Parrocchiale di S. Martino Vescovo di Campodipietra. Le due chiese presentano molte analogie. La facciata è tripartita da paraste e presenta un susseguirsi di andamenti curvilinei. Balza alla vista il virtuosismo della ricerca dei particolari decorativi. Il portale centrale, sormontato da un archivolto e dallo stemma del Comune di Ripalimosani, è ricco di elementi ornamentali. Sul lato sinistro della chiesa s’innalza la torre campanaria formata da quattro piani divisi da trabeazioni e da cornici mistilinee, mentre la cella campanaria, costruita negli anni ottanta del XIX secolo, presenta una struttura a pilastri a fasce verdi e gialle e cupola maiolicata.
L’interno
La pianta della Chiesa è a tre navate. Nella navata destra si scorge l’altare dell’Epifania in marmi policromi con decorazione di allegorie e motivi liturgici, sormontato da un dipinto di scuola napoletana con l’Adorazione dei Magi. Gli altari della Madonna del Rosario e del Sacro Cuore, ricchi di ornati settecenteschi, testimoniano il gusto della bellezza e l’eleganza dei fregi. Il pulpito in legno intagliato, sul secondo pilastro sinistro della navata centrale, con motivi floreali e drappi; un’aquila bicipite dalle ali aperte, recante sul petto lo stemma comunale. I confessionali e il coro sono di pregevole fattura d’ intaglio, così anche l’organo settecentesco ricco di decorazioni con puttini che fanno squillare le trombe.
La Sindone
Una copia della Sacra Sindone è conservata nella parrocchiale, dono del Duca Carlo Emanuele I di Savoia a Giulio Cesare Riccardo, Arcivescovo di Bari; questi, a sua volta, la donò al fratello Fabio, feudatario di Ripalimosani. Successivamente il duca Ottavio il 7 settembre 1807 fece dono alla parrocchiale di Ripalimosani perché fosse venerata dai fedeli. Il prezioso manufatto fu esposto per la prima volta il 7 maggio 1899.
La Sindone di Ripalimosani è la terza copia: la prima, donata alla Santa Sede, è conservata nella cappella del Guarini nel Duomo di Torino. La cappella è posta nella parte absidale del duomo a contatto con il Palazzo Reale. Sul corpo cilindrico il Guarini innestò tre pennacchi che reggono il tamburo dove sei finestroni si alternano a nicchie convesse. Di grande originalità il coronamento a pagoda della cupola ottenuta dalla progressiva diminuzione degli elementi concentrici utilizzati. Recentemente la costruzione è stata pesantemente danneggiata da un incendio e la teca miracolosamente salvata. La seconda copia fu eseguita al tempo di Carlo V nel 1538 e la copia di Ripalimosani, la terza, intorno al 1542 (cfr. C. Carano Chiese del Molise,2004).☺
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