Clima, il molise virtuoso
11 Luglio 2022
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Clima, il molise virtuoso

Le anomalie termiche, gli effetti del cambiamento climatico, sembrano, nonostante tutto, non abitare nella nostra regione, o per lo meno appaiono meno invasive rispetto al resto del paese, dove si impongono al contrario come realtà giornaliera.

Solo pochi giorni fa, le immagini preoccupanti dal Nord Italia, con il Po in grande secca, con effetti devastanti per gli aspetti colturali – e non solo – ad esso connessi, segno ineludibile del surriscaldamento terrestre. Un fatto che se appariva lontano pochi anni addietro, ora è diventato realtà incontrovertibile. L’industrializzazione e la realizzazione del profitto a tutti i costi, fanno pagare dazio a ciò che per anni aveva tenuto in piedi l’equilibrio uomo-natura, grazie a quelle invenzioni che avevano migliorato l’agricoltura: le bonifiche, le rotazione colturali, le marcite ormai scomparse che garantivano erba fresca anche nei periodi freddi, sono scoperte umane sostenibili che hanno dovuto cedere il passo al cospetto di una spasmodica ricerca del profitto in nome di un guadagno necessario.

Regressioni romantiche a parte e tornando invece alla stretta attualità, stando a quanto emerge dai dati Istat nelle città e relativamente all’analisi sui cambiamenti climatici e relative misure statistiche, c’è da precisare che i dati diffusi prendono in considerazione campioni di analisi piuttosto tecnici e mirati, quali ad esempio: le anomalie medie a livello di temperatura;  le anomalie per quanto concerne i giorni consecutivi senza pioggia; la dispersione delle reti idriche (argomento peraltro già affrontato in un precedente numero della rivista); la forestazione urbana; i consumi energetici;  l’inquinamento portato dalle auto e non solo, ma soprattutto le anomalie di temperatura, considerando la minima, la massima e la media degli ambienti cittadini.

Scendendo nel particolare e di maggiore nostro interesse, l’analisi Istat prende in considerazione per la nostra regione la città di Campobasso, e ciò che balza maggiormente all’occhio, nonostante il capoluogo sia spesso tra quelli da bollino rosso negli ultimi anni, è a sorpresa il netto contenimento del rialzo delle temperature, rispetto a ciò che invece succede altrove.

Se si analizzano i valori di Aosta ad esempio, o di Roma, Perugia, L’Aquila, l’aumento delle temperature nel periodo preso in considerazione, ovvero 1971-2000, è davvero preoccupante. Non si può dire lo stesso per Campobasso, ma il dato è pressoché estendibile anche alle altre realtà locali molisane.

Temi, questi, che dovremmo tenere costantemente in debita considerazione, ma che tornano di stringente attualità soltanto poiché recentemente si è celebrata la consueta Giornata mondiale dell’Ambiente, che quest’anno ha compiuto 50 anni, in coincidenza con una sfida per la protezione del clima che diventa sempre più responsabilità dei singoli, ma se non aumenterà la consapevolezza di governi, imprese, società civile, città e comunità affinché ognuno di noi si assuma la responsabilità di prendere l’iniziativa per celebrare la difesa del clima, ogni ragionamento cadrà nel vuoto.

Non dobbiamo, da molisani, eludere tali concetti soltanto perché il problema sembra essere ancora lontano da noi. Ciò che sta capitando nel Settentrione e gradualmente al Centro, presto potrà interessarci da vicino. Stiamo parlando della crisi idrica, anch’essa figlia del surriscaldamento terrestre. Una siccità mai vista in 70 anni. Una crisi idrica straordinaria. Le disponibilità in esaurimento. Le Alpi senza più neve e i laghi ai minimi storici del periodo.

Gli elementi che contribuiscono all’allarme rosso sono almeno quattro: la neve sulle Alpi è totalmente esaurita; i laghi sono ai minimi storici del periodo; la temperatura è più alta fino a 2 gradi sopra la media e la produzione di energia elettrica è in stallo. Così le colture, sono in sofferenza. E intanto si accentua anche la risalita del cuneo salino a oltre 10 chilometri dalla costa adriatica, con un impatto non indifferente su habitat e biodiversità. Quello della contaminazione salina delle falde è un fenomeno invisibile che sta sconvolgendo l’equilibrio ambientale.

Per gestire una crisi idrica definita straordinaria, il comparto idroelettrico ha dato la propria disponibilità a sostenere il settore primario dell’agricoltura in caso di manifesta necessità produttiva ed i grandi laghi confermano la possibilità di scendere sotto i livelli minimi di invaso per contribuire ad alimentare con continuità e per quanto possibile i corsi d’acqua di valle sia per finalità irrigue che per il mantenimento dell’habitat e della biodiversità.

Una parte della popolazione, con queste ed altre azioni, sta dimostrando di essere coesa, in questo momento di difficoltà. Ma per salvarci, è necessario che tutti siano ingaggiati e consapevoli allo stesso modo del problema, che riguarda tutti. Siamo sicuri di essere allo stesso modo consapevoli? Ciò che abbiamo detto poc’anzi, riguardo alla distanza che da molisani sembra separarci dal problema climatico, è la rappresentazione plastica della distanza che c’è tra il problema stesso e l’approccio ad esso da larghe parti dell’opinione pubblica. E questa distanza, deve essere assolutamente accorciata ed annullata se vogliamo garantire un futuro alla Terra che non termini alla prossima generazione.☺

 

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