
Consumo di suolo
Questo mese affrontiamo un tema già citato in passato ma sempre meritorio di discussione: il consumo del suolo. L’idea per parlarne è data dall’ultimo rapporto annuale dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e da alcuni giornali locali più o meno sensibili al tema. Se negli ultimi anni questo argomento è sempre più sulla bocca di molti, dai professoroni ai popolani più sensibili, è perché diventa sempre più evidente come l’uomo tenda ad aumentare i propri recinti innaturali a scapito di una naturale vita migliore.
Il 7 Agosto sfogliando alcuni giornali locali constatavo che il Corriere del Mezzogiorno (Puglia), già in prima pagina, metteva in risalto il problema del consumo del suolo che vanno ben oltre il doppio della media nazionale. La Puglia nel 2019 si è mangiata più di 600 ettari di suolo vergine, ma l’analisi è anche umana “… mentre l’Agenda ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile invita a portare all’azzeramento del consumo di suolo, … la realtà è diversa, la politica sembra refrattaria a comprendere la portata del problema. Si chiacchiera molto, si agisce poco e, soprattutto, si tende a giustificare l’esistente”. Un giornale locale trentino, scriveva “… con la crisi economica innescata dalla pandemia, aumentano i “rischi di azioni dalla vista miope, volte a tamponare l’immediato senza fare le dovute considerazioni a medio/ lungo periodo”.
A Firenze invece, a ergersi a paladino dei vincoli storici e difesa del suolo è il Sovrintendente alle Belle Arti, Pessina, che si lamenta del tentativo della politica, locale e nazionale, di voler cambiare una legge per permettere la costruzione del nuovo stadio con il rischio di creare anche un pericoloso precedente, “…si pagano decine, centinaia di milioni di euro per qualche giocatore e non si può spendere qualche decina di milioni per preservare la storia,… e il consumo del suolo? Viene sempre invocato quando fa comodo e lo si dimentica le altre”.
Ma in realtà di cosa stiamo parlando, cosa significa consumo del suolo? Innanzitutto questo porta ad una maggior impermeabilizzazione del terreno e perdita dei servizi ecosistemici, per la precisione la capacità dei processi e dei componenti naturali che soddisfano, direttamente o indirettamente, le necessità dell’uomo e la vita anche delle altre specie, come la conservazione della biodiversità, la stabilizzazione del clima, la fornitura di risorse naturali, oltre che il benessere culturale utile per il prosieguo della vita umana.
Nel rapporto del 2020 dell’ISPRA si evidenzia come il problema risulti elevato al nord, e in particolare in Lombardia e Veneto, ma comincia ad accelerare anche lungo le coste siciliane, pugliesi, e un po’ tutta la costa adriatica.
Sono stati così persi, lo scorso anno, altri 57kmq di territorio, al ritmo di 2mq al secondo, il tutto al cospetto di una popolazione in lenta ed inesorabile calo demografico. Infatti in Italia cresce più la cementificazione che la popolazione, come se ogni neonato avesse, oltre al suo buon debito pubblico (regalo di pessime politiche amministrative), anche 135mq di suolo occupato da cemento (altro che monolocale!).
In Molise la situazione vede oltre 17.000Ha di suolo con un consumo netto di 30Ha, lontanissimi – come vorrebbero molti nostri conterranei – dalle quote del nord, non tanto per la lungimiranza dei nostri amministratori quanto per la cronica incapacità di reperire finanziamenti. Di sicuro ancora lontani dall’obiettivo indicato dall’ Agenda ONU dell’azzeramento del consumo del suolo. Nella classifica delle regioni con minor consumo prima è la Val d’Aosta ma con soli 3Ha!! In regione il primato di consumo spetta a Termoli con quasi 6Ha, mentre in percentuale a guidare la classifica è Campobasso con quasi il 20%.
Ammettiamo che il Molise necessita di alcune infrastrutture, soprattutto viarie; per il resto, dati alla mano e sostenitori di 0 consumo del suolo, come non siamo disposti a riempirci la bocca di parole contro, altresì non siamo disposti a vedere amministratori, sindacati e altre categorie riempirsi la bocca (o la pancia) di altro, senza avere una prospettiva di futuro per questa regione e giustificando così il nulla.☺