
Di mafia e di molise
Il Molise è una terra di mafia? Probabilmente non in senso tecnico-giuridico, in quanto in regione non ci sono cosche, ossia gruppi organizzati di persone che, grazie al vincolo di intimidazione ed all’omertà che ne deriva, controllano, anche attraverso la commissione di delitti, attività economiche, appalti, servizi pubblici, voti.
Il Molise è però una prateria per chi vuole disfarsi dei rifiuti senza controllo, è una terra in cui si può riciclare denaro, è una piazza di spaccio, un’attrattiva per i ladri. È insomma una terra in cui cosche esterne possono facilmente infiltrarsi e fare affari. L’ultima – ormai famosa – inchiesta della DDA ce lo ha dimostrato senza mezzi termini, accendendo il faro su fenomeni inquietanti consumati sulla nostra terra.
In Molise però c’è una forte subcultura che a quella mafia si ispira, una modalità operativa che è tipica della politica nostrana, che ne ha corrotto moralmente le fondamenta fino (ormai) all’autodistruzione. Da noi non esiste (o quasi) meritocrazia, competenza, impegno, sensibilità: da noi funziona che se sei amico del politico di turno vai avanti, anche se non sai fare la ‘O con il bicchiere’, altrimenti puoi tranquillamente soccombere o cercare la tua strada altrove.
In questi anni ho visto tanti ragazzi volenterosi essere mandati via più o meno educatamente dalle stanze del “potere”, perché magari votavano altrove, o perché non si piegano semplicemente al salamelecco dell’assessore di turno. Ho anche visto gente completamente incompetente fare carriera o ricoprire incarichi pubblici. Questo accade ancora continuamente, in tutti i settori, dall’economia agli appalti pubblici, passando per il sociale e lo sport ed ha condannato il nostro territorio facendo fuggire i giovani, le nostre risorse migliori, mentre una pletora di politicanti ci consuma fino al midollo, inamovibile ed incollata ai propri scranni.
Faremmo bene tutti a farci un esame di coscienza, anche quelli che questo sistema dicono di combattere: in me è ancora troppo viva la fallimentare esperienza delle scorse comunali a Termoli nella quale è stata consegnata la vittoria al centrodestra perché nessuno a sinistra ha fatto un passo indietro a beneficio di tutti.
Anche adesso, in cui è messa in discussione la persona del Presidente di Regione, non tanto per il suo legame (assolutamente inesistente) con associazioni a delinquere, quanto per la sua potenziale appartenenza a questa subcultura (e questo al netto di comportamenti penalmente rilevanti), le grida in difesa del territorio sono state poche e sconnesse.
Se il Sindaco di Termoli si è addirittura proposto platealmente come “scudo umano” a difesa del Presidente, le reazioni delle istituzioni bipartisan sono state timide e dimesse, quasi per paura di poter perdere ancora una volta i propri privilegi ed i propri stipendi. Sarà il tempo a dire se la manifestazione di Termoli del 21 marzo scorso, organizzata dalla società civile, sia stata un punto di partenza per un cambiamento o solo l’ennesimo grido di pancia.☺
Perché è tempo perso chiedere le dimissioni di Francesco Roberti, presidente della giunta regionale molisana?
“Da 31 anni esatti in FI l’avviso di garanzia fa curriculum, il rinvio a giudizio è uno status symbol, l’arresto è una medaglia al valore, la condanna una causa di beatificazione. Se uno è indagato e poi assolto, è la prova che i pm lo perseguitavano. Se invece è condannato, è la prova che i giudici lo perseguitano” (M. Travaglio).