
Due stili a confronto
Bernini realizza la statua equestre, posta all’interno degli spazi dell’Orangerie, più conosciuta per la copia posta davanti alla piramide del Louvre. Nel 1685 la statua occupava l’estremità dello specchio d’acqua degli Svizzeri, averla confinata lì, all’estremità più lontana dello specchio d’acqua era volutamente segno di nasconderla agli occhi della Corte. Ma un’altra ragione plausibile è il rifiuto, un monito contro la troppo libertà che gli artisti italiani si prendevano sul suolo francese.
Il carattere focoso-ribelle del Bernini, considerato scultore di indiscussa fama, è la causa per cui il favore del Re comincia a declinare. Con Luigi XIV si avvia una svolta decisiva per mutare la scena politico-culturale portata avanti dal Cardinale Mazzarino, inizialmente accondiscendente ad un connubio d’arte italiana-francese, anche per la presenza di molti artisti italiani. In breve tempo si tende a creare una nazione francese, incarnata nel suo re e nella sua Versailles, che implicasse di avere un’arte propria con elementi di coesione di arte nazionale.
Bernini in Francia
Bernini arriva in Francia nel 1665. Viene indetta una gara fra gli artisti allora in voga per scolpire un busto di Luigi XIV all’età di 27 anni. Si confrontano due scuole di scultori, quella italiana con Bernini e quella francese con Jean Warin. Il busto del re scolpito da Bernini fu molto apprezzato per la sua purezza classica, mentre il francese fu giudicato troppo espressivo: prova che l’arte francese non aveva nulla da apprendere dagli altri paesi. Luigi XIV apprezzò l’opera del Bernini, per il fatto che aveva a più riprese richiesto la presenza dell’artista a Parigi, non senza fare pressione al papa Alessandro VII, per l’incarico di progettare l’ampliamento del Louvre che non andò in porto. Al suo arrivo a Parigi, Bernini ricevette i più grandi riguardi. Seppe approfittare di questa benevole accoglienza per seguire il portamento del re: il movimento del corpo, senza imporre al re pose studiate ma seguendolo con un taccuino per schizzi. Il busto che ne seguì presenta il profilo del re che si sporge da un drappo in movimento. L’opera dello sfidante, Warin sembra si tratti di un deludente studio manieristico.
La statua equestre
Durante il soggiorno parigino Bernini si accinge ad eseguire una statua equestre del Re. Nella versione originale vi erano tutti gli elementi atti a celebrare la maestosità e la nobiltà del personaggio: il mantello che lo avvolge mosso dal vento, la parrucca stracolma di riccioli, la postura regale, lo sguardo fiero. Nel 1687, però, lo scultore Girardon trasforma l’opera con le fattezze di Marco Curzio, un personaggio dell’antica Roma di cui si narra che si lanciò in una voragine, apertasi nel foro romano nel 365 a.C., con il suo cavallo e armato: la voragine lo inghiottì e poi si richiuse. Alcuni elementi furono trasformati: le armi dei nemici, poste dal Bernini ai piedi, diventano fiamme di fuoco; il cavallo e il cavaliere guardano in opposta direzione; eliminata la sella; la testa di Luigi XIV trasformata in quella di Marco Curzio. Nonostante la severa critica del re e la Rivoluzione francese, la statua è sopravvissuta anche agli attacchi vandalici. Dopo anni di attenti restauri oggi è possibile ammirarla a Versailles.☺