Quando la crisi morde i ceti medi la democrazia traballa. In Italia, secondo l’ultimo Rapporto CARITAS, ci sono 8 milioni di cittadini a rischio povertà che potrebbero sommarsi, a breve, ai 7 milioni che già vivono in questa condizione. In Molise un residente su quattro vive sotto tale soglia, senza contare le migliaia di non autosufficienti e coloro che sono affetti da disabilità o da patologie rare. Le difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena, l’assenza di un lavoro sicuro o di un reddito minimo dignitoso, costringe un numero crescente di persone alla ricerca spasmodica di qualsiasi attività da svolgere, a qualunque costo, pur di ricavarne qualcosa. Se alle peripezie della vita di ogni giorno sommiamo la desolazione di una proposta politica che non è riuscita ad intercettare il malcontento della popolazione, ne vien fuori una diffidenza generalizzata verso le Istituzioni, uno scetticismo diffuso verso i partiti e un lievitare rischioso di paure, arroccamenti e qualunquismi. La gente non si fida più di nessuno e non crede più a niente, non partecipa alla vita pubblica e si chiude nel privato.
Quando scatta un meccanismo così perverso prevalgono i cavalieri solitari, sulla scia di un populismo spicciolo. Si restringono gli spazi democratici a vantaggio degli uomini soli al comando che illudono, promettono e distribuiscono briciole di sottogoverno. Il Parlamento diventa l’emblema dello scandalo e chi nomina Ministro un’amica del cuore è il salvatore della Patria. Dalle crisi economiche devastanti conseguono ulteriori impoverimenti e più è numeroso il sottoproletariato e più vince la plutocrazia dominante. Cristina Fernandez, Presidente dell’Argentina, sussidia strati popolari poverissimi che recentemente si sono mobilitati contro le lotte dei lavoratori e dei contadini di quel paese. In pratica c’è un numero limitatissimo di super-ricchi in testa alla piramide sociale che aggredisce i ceti medi e li relega in una condizione di marginalità politica. Il rischio di uscire dalla crisi sacrificando una parte delle libertà e dei diritti conquistati con secolari lotte è reale ed è purtroppo nei fatti. Licio Gelli in TV, Marcello Dell’Utri al Senato, Nicola Cosentino al Governo, i sindacati spaccati, la libera informazione colpita, i magistrati derisi, il Parlamento svuotato, la protesta studentesca ignorata, gli egoismi trionfano ed i Ministri della Repubblica che rivalutano il ventennio fascista.
La Destra spadroneggia ma l’opposizione è divisa. Fuori dalle Camere ci sono cinque partiti di sinistra che non dialogano tra di loro. Dentro il Parlamento non si riesce a fare fronte comune contro un’arroganza ostentata di una maggioranza che si crede proprietaria delle Istituzioni Pubbliche. La grande manifestazione del 25 ottobre del PD e le straordinarie lotte degli universitari e degli studenti medi sono incoraggianti, ma parziali. Occorre con maggiore rapidità ricostruire un tessuto culturale di valori condivisi che partano dall’antifascismo della nostra Costituzione e giungano fino ai diritti del lavoro, alla pace, alla giustizia sociale e alla tutela dei diritti essenziali di cittadinanza quali la sanità, la scuola e la previdenza. Resistere e contrapporsi alla deriva di valori di una destra corporativa e consumista, che idolatra le veline e la pubblicità. Lottare contro le prevaricazioni di uomini soli al comando, che umiliano le Istituzioni democratiche, accentrano enormi poteri nelle proprie mani e li utilizzano per conservare il consenso elettorale. Dimostrare che il confronto, il dialogo, la partecipazione attiva ed il coinvolgimento delle persone alla vita pubblica agevola la soluzione dei problemi migliora la qualità delle risposte e preserva una visione della politica quale bene comune e come servizio. Come la libertà, la cultura e la democrazia non sono in grado di portare il pane sulle tavole di chi non ne ha, e di chi non può comprarselo, nemmeno i regimi dispotici o i Masaniello di turno sono in grado di farlo. E allora tra l’essere servo genuflesso e l’essere persona con una dignità, non è preferibile la seconda ipotesi?
Ho inteso rubare questo spazio su La Fonte per lanciarvi un appello su questioni di principio che esulano dalle mie vicende insignificanti. Se resisto, troppo spesso in scarsa compagnia, in una contrapposizione a Berlusconi, Iorio e Cavaliere non è per antipatia verso gli stessi, ma perché i loro comportamenti sono sbagliati. Iorio è stato descritto mirabilmente da Carlo Vulpio sul Corriere della Sera il 16 novembre scorso. Il suo sistema di potere, gli intrecci affaristici e l’inchiesta Black Hole sulla sanità. Quindi non c’è necessità di ripetere fatti noti, bensì di capire se si vuole reagire alle storture, e in che modo. ☺
petraroia.michele@virgilio.it
Quando la crisi morde i ceti medi la democrazia traballa. In Italia, secondo l’ultimo Rapporto CARITAS, ci sono 8 milioni di cittadini a rischio povertà che potrebbero sommarsi, a breve, ai 7 milioni che già vivono in questa condizione. In Molise un residente su quattro vive sotto tale soglia, senza contare le migliaia di non autosufficienti e coloro che sono affetti da disabilità o da patologie rare. Le difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena, l’assenza di un lavoro sicuro o di un reddito minimo dignitoso, costringe un numero crescente di persone alla ricerca spasmodica di qualsiasi attività da svolgere, a qualunque costo, pur di ricavarne qualcosa. Se alle peripezie della vita di ogni giorno sommiamo la desolazione di una proposta politica che non è riuscita ad intercettare il malcontento della popolazione, ne vien fuori una diffidenza generalizzata verso le Istituzioni, uno scetticismo diffuso verso i partiti e un lievitare rischioso di paure, arroccamenti e qualunquismi. La gente non si fida più di nessuno e non crede più a niente, non partecipa alla vita pubblica e si chiude nel privato.
Quando scatta un meccanismo così perverso prevalgono i cavalieri solitari, sulla scia di un populismo spicciolo. Si restringono gli spazi democratici a vantaggio degli uomini soli al comando che illudono, promettono e distribuiscono briciole di sottogoverno. Il Parlamento diventa l’emblema dello scandalo e chi nomina Ministro un’amica del cuore è il salvatore della Patria. Dalle crisi economiche devastanti conseguono ulteriori impoverimenti e più è numeroso il sottoproletariato e più vince la plutocrazia dominante. Cristina Fernandez, Presidente dell’Argentina, sussidia strati popolari poverissimi che recentemente si sono mobilitati contro le lotte dei lavoratori e dei contadini di quel paese. In pratica c’è un numero limitatissimo di super-ricchi in testa alla piramide sociale che aggredisce i ceti medi e li relega in una condizione di marginalità politica. Il rischio di uscire dalla crisi sacrificando una parte delle libertà e dei diritti conquistati con secolari lotte è reale ed è purtroppo nei fatti. Licio Gelli in TV, Marcello Dell’Utri al Senato, Nicola Cosentino al Governo, i sindacati spaccati, la libera informazione colpita, i magistrati derisi, il Parlamento svuotato, la protesta studentesca ignorata, gli egoismi trionfano ed i Ministri della Repubblica che rivalutano il ventennio fascista.
La Destra spadroneggia ma l’opposizione è divisa. Fuori dalle Camere ci sono cinque partiti di sinistra che non dialogano tra di loro. Dentro il Parlamento non si riesce a fare fronte comune contro un’arroganza ostentata di una maggioranza che si crede proprietaria delle Istituzioni Pubbliche. La grande manifestazione del 25 ottobre del PD e le straordinarie lotte degli universitari e degli studenti medi sono incoraggianti, ma parziali. Occorre con maggiore rapidità ricostruire un tessuto culturale di valori condivisi che partano dall’antifascismo della nostra Costituzione e giungano fino ai diritti del lavoro, alla pace, alla giustizia sociale e alla tutela dei diritti essenziali di cittadinanza quali la sanità, la scuola e la previdenza. Resistere e contrapporsi alla deriva di valori di una destra corporativa e consumista, che idolatra le veline e la pubblicità. Lottare contro le prevaricazioni di uomini soli al comando, che umiliano le Istituzioni democratiche, accentrano enormi poteri nelle proprie mani e li utilizzano per conservare il consenso elettorale. Dimostrare che il confronto, il dialogo, la partecipazione attiva ed il coinvolgimento delle persone alla vita pubblica agevola la soluzione dei problemi migliora la qualità delle risposte e preserva una visione della politica quale bene comune e come servizio. Come la libertà, la cultura e la democrazia non sono in grado di portare il pane sulle tavole di chi non ne ha, e di chi non può comprarselo, nemmeno i regimi dispotici o i Masaniello di turno sono in grado di farlo. E allora tra l’essere servo genuflesso e l’essere persona con una dignità, non è preferibile la seconda ipotesi?
Ho inteso rubare questo spazio su La Fonte per lanciarvi un appello su questioni di principio che esulano dalle mie vicende insignificanti. Se resisto, troppo spesso in scarsa compagnia, in una contrapposizione a Berlusconi, Iorio e Cavaliere non è per antipatia verso gli stessi, ma perché i loro comportamenti sono sbagliati. Iorio è stato descritto mirabilmente da Carlo Vulpio sul Corriere della Sera il 16 novembre scorso. Il suo sistema di potere, gli intrecci affaristici e l’inchiesta Black Hole sulla sanità. Quindi non c’è necessità di ripetere fatti noti, bensì di capire se si vuole reagire alle storture, e in che modo. ☺
Quando la crisi morde i ceti medi la democrazia traballa. In Italia, secondo l’ultimo Rapporto CARITAS, ci sono 8 milioni di cittadini a rischio povertà che potrebbero sommarsi, a breve, ai 7 milioni che già vivono in questa condizione. In Molise un residente su quattro vive sotto tale soglia, senza contare le migliaia di non autosufficienti e coloro che sono affetti da disabilità o da patologie rare. Le difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena, l’assenza di un lavoro sicuro o di un reddito minimo dignitoso, costringe un numero crescente di persone alla ricerca spasmodica di qualsiasi attività da svolgere, a qualunque costo, pur di ricavarne qualcosa. Se alle peripezie della vita di ogni giorno sommiamo la desolazione di una proposta politica che non è riuscita ad intercettare il malcontento della popolazione, ne vien fuori una diffidenza generalizzata verso le Istituzioni, uno scetticismo diffuso verso i partiti e un lievitare rischioso di paure, arroccamenti e qualunquismi. La gente non si fida più di nessuno e non crede più a niente, non partecipa alla vita pubblica e si chiude nel privato.
Quando scatta un meccanismo così perverso prevalgono i cavalieri solitari, sulla scia di un populismo spicciolo. Si restringono gli spazi democratici a vantaggio degli uomini soli al comando che illudono, promettono e distribuiscono briciole di sottogoverno. Il Parlamento diventa l’emblema dello scandalo e chi nomina Ministro un’amica del cuore è il salvatore della Patria. Dalle crisi economiche devastanti conseguono ulteriori impoverimenti e più è numeroso il sottoproletariato e più vince la plutocrazia dominante. Cristina Fernandez, Presidente dell’Argentina, sussidia strati popolari poverissimi che recentemente si sono mobilitati contro le lotte dei lavoratori e dei contadini di quel paese. In pratica c’è un numero limitatissimo di super-ricchi in testa alla piramide sociale che aggredisce i ceti medi e li relega in una condizione di marginalità politica. Il rischio di uscire dalla crisi sacrificando una parte delle libertà e dei diritti conquistati con secolari lotte è reale ed è purtroppo nei fatti. Licio Gelli in TV, Marcello Dell’Utri al Senato, Nicola Cosentino al Governo, i sindacati spaccati, la libera informazione colpita, i magistrati derisi, il Parlamento svuotato, la protesta studentesca ignorata, gli egoismi trionfano ed i Ministri della Repubblica che rivalutano il ventennio fascista.
La Destra spadroneggia ma l’opposizione è divisa. Fuori dalle Camere ci sono cinque partiti di sinistra che non dialogano tra di loro. Dentro il Parlamento non si riesce a fare fronte comune contro un’arroganza ostentata di una maggioranza che si crede proprietaria delle Istituzioni Pubbliche. La grande manifestazione del 25 ottobre del PD e le straordinarie lotte degli universitari e degli studenti medi sono incoraggianti, ma parziali. Occorre con maggiore rapidità ricostruire un tessuto culturale di valori condivisi che partano dall’antifascismo della nostra Costituzione e giungano fino ai diritti del lavoro, alla pace, alla giustizia sociale e alla tutela dei diritti essenziali di cittadinanza quali la sanità, la scuola e la previdenza. Resistere e contrapporsi alla deriva di valori di una destra corporativa e consumista, che idolatra le veline e la pubblicità. Lottare contro le prevaricazioni di uomini soli al comando, che umiliano le Istituzioni democratiche, accentrano enormi poteri nelle proprie mani e li utilizzano per conservare il consenso elettorale. Dimostrare che il confronto, il dialogo, la partecipazione attiva ed il coinvolgimento delle persone alla vita pubblica agevola la soluzione dei problemi migliora la qualità delle risposte e preserva una visione della politica quale bene comune e come servizio. Come la libertà, la cultura e la democrazia non sono in grado di portare il pane sulle tavole di chi non ne ha, e di chi non può comprarselo, nemmeno i regimi dispotici o i Masaniello di turno sono in grado di farlo. E allora tra l’essere servo genuflesso e l’essere persona con una dignità, non è preferibile la seconda ipotesi?
Ho inteso rubare questo spazio su La Fonte per lanciarvi un appello su questioni di principio che esulano dalle mie vicende insignificanti. Se resisto, troppo spesso in scarsa compagnia, in una contrapposizione a Berlusconi, Iorio e Cavaliere non è per antipatia verso gli stessi, ma perché i loro comportamenti sono sbagliati. Iorio è stato descritto mirabilmente da Carlo Vulpio sul Corriere della Sera il 16 novembre scorso. Il suo sistema di potere, gli intrecci affaristici e l’inchiesta Black Hole sulla sanità. Quindi non c’è necessità di ripetere fatti noti, bensì di capire se si vuole reagire alle storture, e in che modo. ☺
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