Ecosistema urbano in molise
18 Dicembre 2022
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Ecosistema urbano in molise

I dati che ci consegna l’annuale rapporto sulle performance ambientali riguardo la nostra regione ed i due capoluoghi, appaiono, stavolta più che mai, davvero imbarazzanti.

Difficile utilizzare un termine più appropriato per commentare una classifica in cui Bolzano è la nuova regina green, risalendo dal sesto posto dello scorso anno. A livello di nota metodologica, prima di scendere nel particolare di Campobasso e Isernia, è bene ricordare che questo report, stilato annualmente, tiene conto di 18 indicatori distribuiti in sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. Lo scopo dello studio è quello di misurare la “febbre” ambientale delle città capoluogo e l’efficacia delle prescrizioni messe in atto dalle amministrazioni pubbliche locali. Lo studio vuole dunque essere una sorta di termometro della sostenibilità, all’interno della quale classifica vanno malissimo i due capoluoghi di provincia, manifestando sempre più decisi passi indietro.

Pessimi i risultati praticamente in tutti i settori: la nostra regione è in fondo alle classifiche a livello nazionale per reddito e ricchezza. A livello di classifica definitiva, che sintetizza tutti gli indicatori, Campobasso si colloca all’87/o posto, molto peggio Isernia al 101/o.

Entrando più nello specifico, per mostrare lo scarto generale, basta evidenziare come Bolzano, prima in classifica, totalizza una percentuale del 79,02%, mentre Campobasso del 44,39%, Isernia addirittura del 34,99%. L’ultima della fila, Catania è al 21,94%.

Le uniche eccellenze nelle quali spiccano le due città molisane riguardano l’ozono, classifica nella quale Campobasso emerge insieme ad altre 7 città. Isernia invece, eccelle per ciò che riguarda i consumi idrici domestici insieme ad un novero ristretto di altre sole due città. Qui però finiscono le note positive perché, esaminando con attenzione lo studio, il resto parla solo di negatività, tra cui vale la pena ricordare la sezione “Alberi in area urbana”: Campobasso è tra le peggiori. Stessa cosa per Isernia alla voce “Energie rinnovabili”.

Aspetti su cui riflettere, da parte dei cittadini, ma soprattutto da parte delle amministrazioni locali, le cui aree di miglioramento sono esplicitate a chiare lettere in questo studio, che auspichiamo venga quanto meno consultato.

Oltre alla classifica sulle performance ambientali, Ecosistema Urbano fa anche un punto generale sul trend che emerge. Nel 2021, in quello che doveva essere l’anno della lenta ripresa post COVID-19 e della messa in campo di interventi concreti, i capoluoghi di provincia in generale confermano la tendenza di stallo degli anni precedenti. Poco propensi a migliorare le proprie performance ambientali, sono paralizzati da alcune emergenze urbane ormai croniche. Più smog con i valori di picco che tornano lentamente a crescere; un parco auto che resta tra i più alti d’Europa e pochi miglioramenti sul fronte del trasporto pubblico.

Torna a salire anche la produzione dei rifiuti prodotti, infatti il valore medio arriva a 526 kg pro capite, quasi ai livelli pre-pandemia nonostante la raccolta differenziata stia migliorando, scavalcando la soglia media del 60% nazionale.

Piccoli segni positivi arrivano, invece, dalla crescita della ciclabilità e dalla diffusione del solare termico o fotovoltaico installato su edifici pubblici.

Buone pratiche: quest’anno sono in tutto 16 le buone pratiche premiate da Ecosistema Urbano, ma purtroppo nessuna abita da queste parti. Parole d’ordine: mobilità sostenibile, verde urbano e percorsi partecipati. Si va ad esempio dalla rete ciclabile strategica di Agrigento, finanziata dalla Regione Sicilia con oltre tre milioni di euro, che permetterà a turisti e agrigentini di muoversi in modo sostenibile e sicuro nel centro urbano alla pista ciclabile sostenibile di Genova che dal centro punta alle spiagge del levante, per arrivare alla rete interconnessa di Lecce ispirata alla bicipolitana di Pesaro. Da Prato dove si sta coltivando la prima “giungla urbana”, attraverso il progetto Prato Urban Jungle che riqualificherà aree marginali trasformandole in spazi ad alta densità di verde agli esempi di riconversione sostenibile di spazi pubblici degradati o non fruibili in sicurezza dai cittadini, dal Parco delle Cave di Brescia, 900 ettari di area naturalistica riqualificata dal Comune attraverso percorsi partecipati al recupero di alcune aree periferiche ex-industriali di Perugia.

Da molisani, guardiamo con sana invidia a quello che viene realizzato altrove, consapevoli del fatto che non basta la buona volontà per mettere in atto ciò che si dovrebbe, soprattutto in una regione come la nostra, che manca dei servizi essenziali persino nel settore che dovrebbe essere il fiore all’ occhiello del vivere civile: la sanità. Siamo una tra le regioni più piccole per estensione e popolazione, ma abbiamo uno dei debiti sanitari più elevati. Come si può pensare a realizzare le buone pratiche quando si programma invece la chiusura degli ospedali? La speranza è dura a morire da queste parti, ma ci vuole un’enorme dose di fiducia per pensare ad un Molise ecosostenibile. ☺

 

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