francesco solimena
1 Ottobre 2010 Share

francesco solimena

 

Francesco Solimena (Canale di Serino, Avellino 1657 – Barra, Napoli 1747) è uno degli artisti più rappresentativi della cultura tardobarocca in Italia. La sua attività,  lasciando alle spalle il secolo d’oro, crea un nuovo linguaggio su cui si moduleranno i pittori del Settecento; egli opererà vigorosamente fino al 1747, esercitando, senza quasi mai lasciare Napoli, una notevole influenza su tutta la pittura europea. Nella sua ricercatissima bottega si alternarono varie generazioni di allievi e si creò una amplissima cerchia di imitatori che ricopiarono e divulgarono le sue complesse creazioni ricche di colori e di luci, dove si affollano vivaci episodi e figure. Solimena lascia una vastissima produzione che non ha eguali per quantità ed estensione se si eccettua quella di Luca Giordano. Essendo molto labile il confine tra una copia e l’originale, spesso opere degli allievi più bravi vengono confuse, soprattutto nel mercato dell’antiquariato, con quelle del maestro.

Apprendistato

Il primo apprendistato Francesco lo svolge in provincia, nella bottega del padre Angelo, modesto pittore, di recente rivalutato dalla critica e a sua volta allievo del Guarino. La sua mano risente delle suggestioni guariniane e del naturalismo meridionale, che gli fanno da bussola. Giovanissimo si trasferì a Napoli nel 1674 dove, seguendo Giordano e la sua maniera, studiò nell’acca- demia privata di Francesco Di Maria, che ben presto abbandonò. I punti di riferimento culturali delle sue opere giovanili sono costituiti dalle proposte barocche avanzate dal Cortona, Lanfranco, Preti e Giordano. Le sue prime opere sono a quattro mani con il padre Angelo come la visione di S. Cirillo d’Alessandria o gli affreschi della cupola del duomo di Nocera Inferiore, dove alacremente attinge a fonti illusionistiche lanfranchiane. Esemplari le opere di S. Nicola alla Carità e gli affreschi di Santa Maria Donna Regina Nuova ove delinea una propria forma in alternativa alla dissolvenza del Giordano. Rinnova la tradizione “…evitando l’apparente dispersione della forma quale poteva essere suggerita dalla più libera interpretazione della luce, approfondendo invece i principi di una costruzione tutta controllata al vaglio di una corretta metrica dei volumi” (Causa).

La formazione

La sua formazione lievita lentamente nutrendosi della tradizione figurativa napoletana; matura precocemente la sua tendenza alla concretezza plastica e alla monumentalità naturalistica della forma che si fa interprete in quegli anni delle correnti religiose che tendono a depurare la devozione popolare da ogni componente superstiziosa e dare una lettura realistica e antimiracolistica della santità e della religione. La sua pittura in questi anni si avvicina al classicismo dell’Arcadia Napoletana, il suo stile e la sua scuola si affermano definitivamente ed acquista fama europea lavorando per diverse corti d’Europa pur restando a Napoli.

I soggetti del Solimena nell’ultimo periodo sono dettati dalla riforma di S. Teresa d’Avila e Pietro d’Alcantara, che in ambito napoletano sfociarono nell’accoglimento delle istanze moralistiche del quietismo, “…disponendo le immagini stesse entro una ferma e calibrata struttura compositiva, immerse in una luminosità che singolarmente le definisce e le individua, onde esse vengono quietamente offerte alla pratica devota della meditazione e dell’esercizio spirituale” (Ferrari).

Concluse la sua vita nella sua villa a Napoli nel quartiere di Barra nel 1747.

S.Gaetano che intercede… questa opera farà da scuola per i pittori delle botteghe di Oratino, che se ne serviranno per impianti scenici di tele nel territorio molisano.☺

jacobuccig@gmail.com

 

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