guardia piemontese
1 Ottobre 2010 Share

guardia piemontese

 

Negli itinerari turistici forse si farà fatica a trovare la proposta di una visita alla città di Guardia Piemontese, in provincia di Cosenza. Eppure ritengo che si debba dare importanza a questo luogo per una sua particolare caratteristica. Non è importante per gli aspetti gastronomici o per le feste popolari. La peculiarità di questo comune di 1.863 abitanti è di essere l’unica isola linguistica occitana del meridione italiano. Dunque una cittadina il cui dialetto non è il calabrese, ma l’occitano, cioè un’antica lingua della Provenza. Questa era un’antica provincia del sud-est della Francia, che si estendeva dalla riva est del Rodano fino a Le Trayas, cittadina situata a 20 km a sud di Cannes. Ciò è dovuto al fatto che Guardia fu fondata da rifugiati valdesi provenienti da Bobbio Pellice, cioè riformati di lingua occitana.

Siamo nella metà del XVI sec. e vi è un fenomeno migratorio dal Piemonte occidentale verso il meridione italiano alla ricerca di lavoro e benessere. Un gruppo di valdesi arriva in Calabria e costruisce case e paesi, stabilendo una colonia nella quale oltre al lavoro agricolo vi è la libertà di manifestare la propria fede cristiana di riformati. Costoro, infatti, sono il residuo dell’antico movimento del XIII sec., duramente perseguitato e poi sopravvissuto, che aderì alla Riforma di Giovanni Calvino e diventò una Chiesa protestante sul suolo italiano.

Per diversi anni i valdesi di Calabria vissero in pace, ma nel 1561, dopo la rottura degli equilibri europei, che fino a quel momento avevano mantenuto una precaria pace religiosa, iniziò una dura repressione nei confronti di questi riformati di Calabria. Il 5 giugno tutti i valdesi di Guardia e dei paesi vicini furono uccisi. La foto rappresenta l’ingresso del paese ed è chiamata “la porta del sangue”. Alcuni si salvarono attraverso l’abiura, ma un numero impressionante di uomini, donne e bambini furono trucidati.

In ricordo di tale doloroso evento della storia, ogni anno il 5 giugno si celebra il “giorno della memoria”, non per rivivere le tragedie del passato né per rivendicare giustizia, ma per ricordare, appunto, che il futuro non può essere progettato annullando nella dimenticanza le proprie origini. Il futuro per essere costruito nella pace e nella libertà ha bisogno della seminagione della concordia, della giustizia e della difesa dei più deboli. Per questo sia le chiese valdesi oggi presenti in Calabria sia il Comune di Guardia il prossimo anno, ricordando il 450° anniversario della strage, hanno un progetto culturale e sociale per fare in modo che la memoria del passato sia fonte di acqua viva, rendendo la vita di tutti ricca di nuova fraternità.

Un luogo oggi di pace. Una cittadina che ci permette di immergerci nel passato occitano. Un piccolo popolo senza più il seme della violenza e dell’intolleranza. Una realtà che appartiene a tutti perché tutti, oggi, abbiamo urgente necessità sia di fare memoria del passato sia di seminare libertà, giustizia e pace duratura. E questo nell’Italia dei conflitti tra i forti e i deboli non è cosa di poco conto. ☺

  g.anziani@libero.it

 

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