Il fantasma della democrazia
1 Novembre 2015
laFonteTV (3191 articles)
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Il fantasma della democrazia

“The world is out of joint”, scriveva Shakespeare molti anni fa, e anche ora, purtroppo, il mondo è “fuori dai cardini”, ma non sembra ci sia un principe di Danimarca pronto a rimetterlo a posto.
Solo lo spettro della democrazia è rimasto visibile in Europa, e nemmeno molto nitido: nel piccolo Molise, come in terre più grandi, si recitano canovacci ormai logori, che nulla hanno più di sostanziale. Mentre una “ministra” presuntuosa si appresta a porre il suo nome sulla legge che distrugge la Costituzione Italiana, e ne fa anche motivo di brindisi celebrativo, da noi ogni espressione di volontà popolare viene bellamente ignorata.
Riassumiamo gli ultimi episodi, qui in Molise e nel vicino Abruzzo, forse sfuggiti a molti: durante un recente incontro promosso dal Movimento 5Stelle a Campobasso, l’assessore Nagni ha sostenuto che l’EGAM (il nuovo ente preposto alla scelta del modello di gestione idrica integrata per il Molise) prevederà comunque il controllo pubblico della gestione stessa, e che le modalità quantomeno irrituali (delibera di Giunta, e non discussione in Consiglio) di costituzione dell’ente sono state suggerite dal Ministero dell’Ambiente.
Ora, anche il più sprovveduto attivista del Movimento per l’Acqua sa bene che il controllo pubblico non esclude affatto la gestione economica privatistica del bene comune acqua: qui a Termoli il comune controlla la gestione, ma la nostra acqua è in mani private da ventuno anni. L’assessore dunque cerca di prenderci in giro, non conoscendo probabilmente nulla della lunga strada di informazione e coinvolgimento che i comitati locali percorrono dal lontano 2010; ammettere poi di aver agito con quella procedura dietro suggerimento del Ministero dell’Ambiente è un autogoal clamoroso di ignoranza giuridica e psicologica: nessun ministero può infatti intervenire d’autorità nei procedimenti legislativi di una regione, e nessun cittadino potrebbe sentirsi tutelato dal ministero che ha appena autorizzato la deriva petrolifera in Adriatico. La volontà dei molisani (acqua pubblica senza se e senza ma) viene dunque consapevolmente e dolosamente aggirata da chi è preposto appunto alla tutela e all’attuazione di quella volontà.
Secondo caso interessante: l’ amministrazione termolese, di fronte alla richiesta di referendum popolare sul costruendo tunnel (opera altamente invasiva che stravolgerà esteticamente e geologicamente la zona intorno al Borgo Vecchio), cerca in tutti i modi di impedire l’inizio dell’ iter, frapponendo ostacoli burocratici alla costituzione della Commissione Consiliare che dovrà, da statuto, stabilire l’ ammissibilità del referendum, per altro solo consultivo.
Anche qui, qualunque insegnante alle prime armi avrebbe potuto informare l’amministrazione che ove statuto o regolamento ministeriale prevedano una commissione di controllo o valutazione, essa va costituita comunque, anche se la situazione del momento non lo richiede. Se dunque nello statuto del Comune si contempla la possibilità di referendum cittadino, tutti gli istituti operativi necessari, in primis la commissione referendaria, avrebbero dovuto essere disponibili da subito. La partecipazione dei cittadini alle decisioni che impattano pesantemente sul loro territorio, e quindi sulla qualità della loro vita, viene di fatto ostacolata e forse impedita.
Terzo e ( solo per ora, ahimè) ultimo caso: è di ieri la notizia che la Regione Abruzzo non ha ratificato l’istituzione del Parco Marino chiesto dal Movimento No Ombrina, che da anni, con la partecipazione attiva di decine di migliaia di cittadini dentro e fuori l’Abruzzo, cerca di impedire la costruzione di mostruosi impianti petroliferi lungo le coste abruzzesi (e molisane).
Il Parco, grazie alla legge Sblocca-SporcaItalia, non avrebbe fermato definitivamente le trivelle, ma avrebbe rallentato la loro avanzata, consentendo così ai referendum chiesti da dieci regioni costiere e alle altre iniziative giudiziarie in corso di procedere con maggiori possibilità di successo.
Ditemi ora, di grazia, dov’è la democrazia, o il suo fantasma, se la volontà gridata da territori interi sull’acqua e sulle trivelle e la richiesta di consultazione cittadina non riescono a trovare ascolto presso i decisori politici?
Dov’è il diritto a partecipare, a dare corpo al dettato costituzionale, che prevede espressamente l’apporto di ogni cittadino alla vita civile e politica della nazione?
Qualcuno riesca ancora a sentirsi rappresentato da chi, eletto su mandato del popolo, quel popolo ignora e tradisce, non ascoltandone le richieste, rispondendo per di più con arroganza che “noi siamo stati eletti per governare, e se non siete d’accordo se ne riparlerà alle prossime elezioni”?
Nella Costituzione americana sta scritto che se un’amministrazione ostacola la realizzazione del diritto alla libertà e alla felicità, il popolo ha il diritto di sollevarsi e di cambiarla. E se per una volta dagli Stati Uniti copiassimo qualcosa di buono?☺

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