
Il profeta di barbiana
Il profeta di Barbiana se n’è andato
il manifesto tuona ancora. Nuova fede avanza.
Troppo presto ha lasciato la campagna, testardo
Don Lorenzo sparava inchiostro rosso
adesso il mito rimbomba candido
mai rimosso, danza sulle aureole porporate,
tra banchi obsoleti, strade polverose…
la scuola è da riformare, anche la Chiesa.
Alte toghe incipriate l’hanno bollato
eretico, visionario, prete scomodo.
Tunica sporca, maniche arrotolate
bicicletta, fango e terra da zappare.
Mente oltre o ebreo convertito, cosa importa al partito?
Don Milani se n’è andato col vento nuovo
non c’è Bibbia che tiene, gerarchia sugli attenti
quella “lettera” diversa rischiara nebbie,
testo sacro illuminante, troppo avanti e pedalare.
Comunista o innovatore, schiacciachiesa impertinente?
Il Profeta ci ha lasciato, fiume in piena, crocifisso,
scarponi da montanaro, abito talare nella cassa,
santo per la gente, rivoluzionario,
chiodo fisso i ragazzi di Barbiana, scarti abbandonati.
Francesco di lui: – Visse d’inquietudine d’amore
per il gregge da salvare, la sua scuola
ospedale da campo -. Sui colli di Toscana trilla
ancora il campanello, s’alza chiara voce ferma d’altrui fardelli.
Don Ciotti, Andrea Gallo, Zanotelli, anche loro
in bicicletta a pedalare. Missionari di frontiera, profeti ribelli?
“Lettera ad una professoressa”: tesoro e testamento.
A cinquant’anni dal Sogno…