Il senso di appartenenza
17 Febbraio 2025
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Il senso di appartenenza

C’è una scritta su muro, chi l’ha realizzata ha usato una di quelle bombolette spray, immediatamente mi colpiscono due cose, il colore usato, un meraviglioso color ciclamino e il carattere in corsivo. Chi scrive più in corsivo? Poi però l’attenzione si sposta sulle parole “Non sei tu che mi appartieni, io ti appartengo, indipendentemente da te”. Avrei voluto fotografarla quella scritta, ma quel semaforo verde, che spesso pare non voler mai arrivare, invece arriva, a dispetto, e me lo impedisce.
Sono tornata davanti a quel muro, tempo dopo, perché quella frase mi aveva provocato una forte emozione, e lo so, può sembrare stupido, immaginavo di mettermi di fronte a quel muro e guardarla, e non so spiegarmi il perché. Ma qualcuno, con inaspettata solerzia, lo aveva ripulito rendendolo nuovamente anonimo, un semplice muro senza emozioni. Ma poi, cos’è davvero il senso di appartenenza? Esiste la possibilità che qualcuno non lo abbia mai avvertito? Credo di no, credo sia impossibile. Il senso di appartenenza ci appartiene, chiunque di noi deve averlo avvertito, forse con stupore, inaspettatamente, davanti ad un paesaggio dipinto su un quadro, scorrendo le pagine di un libro, provando un’emozione. Chi ha scritto quella frase, sentiva di appartenere a qualcun altro, una dichiarazione d’amore, non la rappresentazione dell’idea del possesso, non “tu mi appartieni”, ma “io ti appartengo”. Quella declinazione del senso di appartenenza ho immaginato potesse essere riferita non solo al sentimento reciproco che lega due persone, ma a tutti quegli intimi, profondi sentimenti che ci legano, nel corso della nostra vita, alla nostra terra, ad una fede religiosa, alla condivisione di un pensiero, a volte di un dolore.
Dicono che i sardi (io lo sono) in quanto isolani, abbiano un profondo senso di appartenenza rispetto alla loro terra, ed è verissimo, ma io credo che isolani o no, uno dei legami più profondi che non ci abbandona mai, è il senso di appartenenza alla nostra terra, ognuno alla propria. Tempo fa, durante un bellissimo viaggio in Giamaica, avvertii, con grande meraviglia, un profondo senso di appartenenza, avvertivo, tra quelle persone, un primordiale senso di diffidenza, di fiducia da conquistare, di ricordi di soprusi subìti tramandati da generazioni, di amore per il mare e per quel modo di ballare, passi di danza, di rabbia per il contrasto del lusso dei resort esclusivi e di grande povertà appena al di fuori, di mal celato disprezzo per chi spadroneggiava senza averne diritto, degli sguardi fieri espressivi più di mille parole. Mi colpì la musica, quella reggae, che sentivi ovunque, come a ricordare a tutti le origini di un popolo, la sentivi arrivare anche dalle foreste, nelle spiagge senza mai vedere da dove esattamente venisse. Mi incantò quel senso di appartenenza provato, io sarda. in terra giamaicana, mi sentii quasi a casa seppure lontanissima. Imprigionai in queste parole questo sentimento, e ogni qualvolta le rileggo, torno lì col cuore e risento l’odore di quel mare, così lontano ma così vicino a me.

L’Appartenenza
M’incanta dell’appartenenza il senso:
scalza mi muove in spiagge jamaicane
tornando al passo di serrata danza
sarda, chiusa a cerchio che le lascive
note già lontane ora riecheggiano
baritonali, profondi dolori,
delle launeddas suono ch’è già canto
a muover passo e consolare il pianto.

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