
Il sole e la sera
Qualcuno potrebbe rimanere perplesso di fronte al fatto che, per il primo numero dell’anno 2025, questa rubrica si soffermi su una poesia molto nota. La scelta non dipende solo dal fatto che il suo autore, pur ritenuto per molto tempo titolare di una delle «tre corone» nella poesia del Novecento italiano (le altre due appartenendo, naturalmente, a Montale e Ungaretti), è passato oggi fra i non pienamente canonizzati, per non dire fra i trascurati o fra gli snobbati. Richiamare qui e ora questi versi vorrebbe per me significare assumerli a desolato commento della situazione cui è stata condotta larga parte della popolazione del mondo dalla persistente indifferenza alle sperequazioni economico-sociali e dall’imperversare dei nuovi venti di guerra, che ormai tengono in apprensione l’intero globo.
In passato ha incontrato molte critiche e riserve il conferimento del Nobèl del 1959 per la letteratura a Salvatore Quasimodo (1901-1968). Eppure la sua sola, telegrafica poesia Ed è subito sera (dall’omonima raccolta del 1930), basterebbe, a mio parere, a giustificarlo.
In uno spazio brevissimo viene rappresentata con grande efficacia la generale condizione dell’uomo sulla terra – fattasi, come dicevo, attualmente ancora più grave per le conseguenze di una durezza di cuore che non cessa di imperversare. Il fuoco del telegrafico testo è sulla solitudine con cui si avvia e si conclude l’avventura esistenziale, quasi per tutti ‘aggravata’ da diverse e variamente dolorose altre solitudini lungo i giorni. Accanto a tale solitudine, spicca invece il lampo di poesia costituito dalla luce che potrebbe rappresentare (almeno secondo me) il lato ridente e gioioso della vita: raggio che ci «trafigge», con un verbo in cui ciascuno resta libero di leggere una ‘ferita’ di gioia o invece del suo opposto. E infine interviene il sempre troppo veloce sopraggiungere della «sera», ovvero la tarda, malinconica età, il crepuscolo dei rapporti, dei piaceri, della conoscenza, della serenità.
Che senso ha mai una simile avventura? Il poeta né lo chiede né offre risposte. Ciascuno di noi, è chiamato a trovare la propria soluzione, al centro del suo «cuor della terra». Interrogati implicitamente fra le righe, per quanti appoggi possiamo cercare in libri o colloqui, siamo lasciati dalle poche e fantasiose immagini dei versi di fronte al problema, «soli» anche in questo:
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole
ed è subito sera.