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Quella di cui parliamo è una silloge tripartita, di statuaria bellezza. I tre materiali del titolo corrispondono alla plastica scultura di tre parti,

Ne isoliamo fotogrammi tornando alla ricordata lirica di Quasimodo.

Il sole e la sera

Il fuoco del telegrafico testo è sulla solitudine con cui si avvia e si conclude l’avventura esistenziale

Il ritmo del mondo

E poi i viaggi, le memorie, le distanze che, con l’avanzare degli anni, ci separano da passati amori e amici scomparsi.

Roberta Dapunt è nata nel 1970 a Badia, dove vive (scrive anche in ladino: Nauz, Il ponte del sale 2017).

Un cesto di frutta

L’ultimo verso decifra all’indietro il valore dei simboli: la florida «esuberanza» del «frutto appena colto»,

Falchi e colombe

Abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi gli sciagurati tempi di soprusi e inaudite violenze soprattutto belliche in cui viviamo. In due poesie dal titolo gemello, che poi è lo stesso dell’intera silloge

L’oblio è il nemico numero uno dei poeti e di chiunque scriva letteratura in genere.

Non affidabile, duplice volto ha perfino la Primavera, come dimostra questo monodistico: «I primi rami carichi di fiori/ la folla all’Istituto dei Tumori».