Intarsi d’ebano
4 Marzo 2020
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Intarsi d’ebano

Ti dono qualcosa che m’ha riportato il mare-

tubirosa d’argento, stretta al petto

della sposa che sfidava onde grosse.

Una stanza del porto ammassa oggetti di memoria-

strazia il cuore il pupazzo targato ventinove

ovatta intorno come bambinello nel Presepio.

Corrode questo senso d’impotenza

mentre fischio di sirena crepa l’aria

annunciando l’onta. Ennesima.

Esilarante farsa d’oratorio,

gheppio sulla carne,

canovaccio tronfio di lacci stretti.

È qui la pesca miracolosa?

Di bocca in bocca passa la mattanza.

Quante are d’olocausto misurano l’incoscienza.

Flutti sconfitti da cancrena: vino sull’altare.

Il cielo anche oggi promette scrosci dirompenti

altri intarsi d’ebano vomiterà il mare.

Cos’è questa lava appiccicosa che lippa la vista?

Stretta al petto della sposa, lamina di speranza,

sparso sulla rena delirio d’uomo aggiogato al dio disperso.

 

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