Iorio il taumaturgo
5 Marzo 2025
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Iorio il taumaturgo

Anche in Molise c’è chi grida, senza pudore: “Oggi qui si fa la Storia”. Nella seduta del Consiglio Regionale del 12/02/ 2025, l’ex presidente Iorio, politico moderato, in costante evoluzione, prestato momentaneamente alle cure della fiamma tricolore, ha fatto ricorso alla narrazione meloniana per rivendicare l’eccellente risultato raggiunto dalla delegazione parlamentare, tutta di destra, per l’approvazione della legge di bilancio del 2025. Stando al racconto dell’ex presidente, a seguito della presentazione dell’emendamento elaborato da tutto lo stato maggiore molisano di Fratelli d’Italia e sottoscritto dall’on. Lancellotta, componente della commissione affari sociali della Camera, il Molise avrebbe ottenuto un finanziamento biennale di 45 milioni di euro, soldi freschi, finalizzato alla riduzione dell’enorme debito accumulato negli anni precedenti, oltre a un’altra fiche annuale di 20 milioni di euro, senza copertura finanziaria, (non si tratta di fondi aggiuntivi ma di una sorta di fondo di solidarietà sostenuto annualmente con grande entusiasmo da tutte le altre regioni ed in modo particolare da quelle del Nord) da stornarsi in favore della nostra, prima di procedere al riparto del Fondo Sanitario Nazionale, il tutto per consentire al presidente Roberti, o chi per lui, di muoversi più agevolmente in quel grumo di debiti, a tutt’oggi non ancora definitivamente quantificato. Motivo per cui è stato affidato un incarico di consulenza ad una società esterna alla Regione la quale evidentemente non possiede al suo interno figure professionali in grado di sbrogliare “la matassa” e presentare quindi un piano senza il quale i soldi stanziati non arriverebbero a destinazione.
La notizia é sostanzialmente vera ma le cose non sono andate come ce le racconta Iorio. È bene ricordare che gli emendamenti alle leggi in discussione vengono depositate e registrate nell’apposita Commissione, discussi dalla stessa e quindi approvati, bocciati o dichiarati inammissibili, in alcuni casi ritirati in sordina da chi li ha proposti perché scandalosi. Non avendo rinvenuto agli atti della Commissione, sicuramente per nostra inesperienza, nessun emendamento a firma dell’on. Lancellotta, ed avendo appreso da notizie di stampa che lo stesso successo è stato rivendicato anche dall’on. Lotito, FI, vicepresidente della commissione Bilancio, forse, ma è solo un’ipotesi azzardata, i due parlamentari, entrambi di maggioranza, intenti a sostenere le ragioni dell’eccentrica proposta, nel trambusto hanno smarrito l’emendamento, cosicché solo grazie alla solerzia del relatore, che aveva preso appunti, sono riusciti ad elaborarne uno più sobrio e con meno pretese e anche ad approvarlo. L’assessore Iorio in Consiglio ci ha rassicurato sull’esistenza dell’ emendamento originario, formato da due parti, ci ha detto, una delle quali riferibile a modifiche normative e l’altra invece di tipo finanziario, entrambe contenenti quasi tutte le promesse elettorali (questo lo diciamo noi) sbandierate da una schiera di Ministri accorsi numerosi a sostenere il candidato presidente della Regione: azzeramento del debito sanitario; modifica al decreto Balduzzi nel senso che “la nostra dovrebbe essere equiparata alle Regioni con un bacino d’utenza pari a 600.000 abitanti, ad eccezione della dotazione dei posti letto”; stop al commissariamento con la conseguente eliminazione dei poteri sostitutivi dello Stato; rimborso della mobilità attiva con criteri diversi da quelli in vigore: in sostanza una sorta di autonomia differenziata alla “matriciana”.
Qualcuno più anziano avrebbe dovuto spiegare a chi ha presentato l’emendamento che per modificare la legge Balduzzi, trattandosi di materia concorrente, c’è bisogno di un passaggio alla Conferenza Unificata che, quand’anche esprimesse un parere favorevole, non risolverebbe il limite minimo del bacino d’utenza. I 600.000 abitanti fissati dal decreto non sono il limite dettato da una scelta economica ma unicamente imposta dalla qualità elevata della prestazione sanitaria richiesta, la quale si ottiene quando il medico cura le stesse patologie con frequenza assidua. Sono i risultati scientifici di uno studio epidemiologico a stabilire il numero minimo di pazienti per ottenere un livello alto del trattamento sanitario e non le scelte politiche.
Purtroppo anche questa volta abbiamo perso un’occasione per dimostrare di essere una comunità sana, fatta di persone orgogliose, determinate, garbate e generose che non si piegano di fronte al sacrificio. La nostra classe politica in quel Consiglio Regionale di qualche giorno fa ha rinunciato a diventare classe dirigente, ostentando lo stendardo dei buoni rapporti con il governo nazionale, o come usano dire “la filiera istituzionale”, che non hanno niente a che vedere con la politica e la difesa dei diritti di tutti i cittadini. Se alla politica togli l’anima, il confronto alla luce del sole, tutto diventa relazione opaca: “é nel buio che la democrazia muore”. Siamo andati a piatire, con il cappello in mano nei luoghi del potere e non a difendere ciò che ci è dovuto, barattando la nostra dignità con i quattro spiccioli che ci ha offerto il Governo amico: giornata storica una cippa, questa è la giornata della vergogna.
I cittadini molisani pagano le tasse più alte d’Italia, la Corte Costituzionale e il Consiglio di Stato stabiliscono già dal 2013 che i debiti contratti dalla struttura commissariale sono da attribuirsi in capo a chi si è avvalso dei poteri sostitutivi, e la maggioranza di destra in Consiglio Regionale cosa fa? Dopo aver espresso parole di condivisione per la mozione presentata dalle minoranze che invitavano la maggioranza, alla luce delle citate sentenze, ad approvare un atto amministrativo teso al disconoscimento del debito sanitario vantato dallo Stato ed il recupero di tutte le somme versate fin dal 2013, vota contro la mozione con la seguente motivazione: “Non possiamo inasprire i buoni rapporti instaurati con il Governo nazionale proprio adesso che il Molise è stato citato nella legge di Bilancio 2025”. E nel contempo, invece di chiedere scusa per il ritardo, l’ex presidente Iorio, con i toni accorati del buon padre di famiglia, supplica le minoranze affinché si uniscano alla maggioranza, per conferire i pieni poteri al presidente Roberti al fine di consentire allo stesso di negoziare, in posizione di forza e nelle sagrestie del potere, con il Governo nazionale e nella foga del discorso si lascia sfuggire, non sappiamo se si tratti di una metafora innocua o invece di un lapsus freudiano, “la mozione alla quale vi chiediamo di aderire con il voto non è acqua fresca”.
Speriamo non si tratti dell’acqua del Liscione!☺

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