La libertà del falco
Lo vedi il falco lassù tra i cirri,
imbottigliato per sua gloria?
Durerà poco l’amnesia della campana.
Una volta liane ondulavano pulsando
agli occhi vispi d’un chierichetto.
Questi marchingegni d’oggi di dubbia durata
costano olio raffinato. Tutto tace.
Anche una stonatura per mano tenue
destava il vecchio sordo – giù al sole-.
Lo vedi il falco che muove audace
non gliene frega niente del richiamo.
Sopra c’è tanto prato blu da calpestare
senza orme pesanti di disequilibrio
seppure migrazioni ne avvengono quotidiane.
Nessuna capriola di sostentamento.
(Queste campane che suonano a morto).
S’aggirano falchi di terra tra i cumuli di terra,
terra bruciata, terra di confine
troppi soldatini di piombo. Avaria del sistema?
Nessun progetto ancora per vivere a mezz’aria.
Lo vedi il falco lassù, lo vedi bene-
ebbene son io – farfalla- due milioni di anni fa.
