la madonna ritrovata
7 Maggio 2017
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la madonna ritrovata

 L’opera è eseguita in legno di pioppo intagliato e dipinto. Un intervento di restauro di epoca settecentesca, fortemente invasivo, modificò completamente l’iconografia originaria con modifiche estetiche. Tale intervento, oltre a vestire la scultura con elementi tipicamente settecenteschi, causò degli importanti danni alla struttura originaria, di epoca medievale, avviando un importante processo di degrado dei supporti. Il nuovo intervento di restauro ha quindi fermato il degrado della scultura ed ha contemporaneamente riportato l’opera alla sua immagine originale, con la rimozione della sovrastruttura settecentesca, rivelando un nuovo aspetto della scultura di indubbia bellezza (Scheda di Domenico Vaccaro: Ministero dei beni e attività culturali e del turismo-Polo Museale del Molise).

 Dopo il restauro.

 

La tenerezza

Secondo una definizione del vocabolario, tenerezza è delicatezza, dolcezza, ma anche atti e parole dolci, carezze, cedevolezza al tatto, percezione sensoriale leggera e delicata, mai invadente. In senso figurato, tenerezza è “sentimento di dolce commozione, di profonda, delicata dolcezza che nasce dall’amore, dall’affetto, dalla compassione, dal rimpianto. È un sentimento assoluto, che si nutre di momenti di felicità e di situazioni drammatiche, in cui diventa respiro e dolcezza incondizionata.

Allontanandosi dallo stile bizantino, si è verificato il passaggio a fenomeni artistici tendenti a comunicare umanità e sentimenti, generando opere di grande slancio emotivo. L’arte figurativa bizantina, infatti, e in particolare il culto delle icone, all’interno della lunga e complessa disputa, che la vide protagonista nella cosiddetta lotta iconoclasta, ha prodotto il transito dall’arte che contempla un mistero al mistero che si veste di umanità: indescrivibilità di Dio e rappresentazione della realtà dell’ Incarnazione, che lo aveva reso visibile. Di conseguenza la venerazione delle icone, in particolare quelle di Cristo e della Madonna, implicava una professione di fede nel Mistero del Verbo Incarnato. Il desiderio di affermare e rappresentare la natura umana di Cristo, dal IX secolo in poi, in difesa del culto delle immagini, provoca nell’arte cristiana un cambiamento epocale: il linguaggio pittorico e scultoreo dell’ immaginario religioso si arricchisce dell’ espressività umana, un terreno fino a quel momento non praticato dall’arte cristiana.

Non stupisce che il veicolo di una svolta così profonda sia la figura della Madre di Cristo, e più in generale, che il sentimento che rompe il velo di divina apatia nell’arte bizantina sia quello dell’amore materno. L’amore incondizionato che prova una madre quando stringe suo figlio, che abbia pochi giorni o sia adulto, per cullarlo o per piangerlo nella morte; quell’amore che si scorge sotto il gesto fermo e naturale; un padre che tiene il proprio bimbo sulle spalle – nelle icone della Santa Famiglia; l’amore di due genitori che, nello stupore, salutano la propria bambina alla nascita. Gesti senza tempo e universali, fatti di sguardi, tenerezza, dolcezza, soavità e leggiadria, che emanano empatia per lo spettatore, come raccontano le sculture umbro-abruzzesi del XIV secolo. Madonne in trono o in cammino, invitano a specchiarsi nella bellezza dello sguardo di Dio.☺

 

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