La poesia civile di Enzo Bacca: “il cimitero degli elefanti”
6 Gennaio 2025
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La poesia civile di Enzo Bacca: “il cimitero degli elefanti”

Frantumano diamanti-
pane croccante per nababbi d’oltremare
collari per serate da mille e una notte
diademi della regina di cuori, teste coronate
oppure merce di scambio tra oligarchi dell’est.
Carnevale di gonfi anfitrioni sui panfili
uova di storione e Dom Perignon e baccanali
e un tuffo ad Acapulco o in Costa Smeralda.

Nazioni ridotte in briciole. Terre dei leoni-
lì, dove i tetti delle case sono fango e paglia
e acqua recintata nei pozzi al soldo dei padroni.

Trivellano terreni
deviano il corso dei fiumi
perforano alture
affamano pianure di antiche tribù.
Strappano zanne, commerciano avorio.
Da quelle parti i primi segni dell’uomo di Kibish
graffiti nelle grotte sulle rocce tra i deserti.
Non resta che seguire la rotta di coloni travestiti
e multinazionali spregiudicate in cerca d’oro blu?
Cobalto e litio e nichel, semi buoni frutti buoni
microchips e droni (per guerre santificate).
Bambini (sorrisi larghi) mani nude piedi grossi
un dollaro al giorno e l’idea fissa dell’Europa.
Antilopi degli altopiani fuggono e Masai e Zulù.
Tutto da trasportare. Niente da introitare
se non le scorie, i rifiuti, i giochi di prestigio
dei potenti della terra.
Un continuo saccheggio l’Africa, e giù di lì
al tropico rimane il sole amaro delle traslazioni.
Hanno estratto anche l’anima
                             per svenderla altrove.

C’è ancora quel posto che gli Ashanti chiamano
cimitero degli elefanti
o leggenda d’un antico glorioso popolo estinto?

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