
La poesia civile di Enzo Bacca: tu non lo sai, mà
Tu non lo sai mà, ma il mondo
ha il colesterolo alto, vasi intasati
vene varicose dappertutto. Lesioni cutanee.
Bubboni per aver consumato troppi insaccati.
Rigetti vulcanici d’altra vomizione
dove bocche di fuoco contronatura
sparano all’impazzata ogni piombo possibile.
Tu non lo sai mà. Il tuo non ricordare,
quel tuo non sentire tranne che il fischio
a due metri della caffettiera sul fuoco
diventa “quasi” salvifico. Al più
qualche goccia risibile andata persa-
un po’ di pannocarta e tutto s’aggiusta.
Questo mondo di pietra lavica che sversa bile
non lo ascolti, non ti riguarda. Non lo interroghi.
E se accenno alla guerra, tu mi rispondi-
“quando c’erano i nazisti tra le case
correvamo per campagne, sfollati, sui carri
tanti bambini, c’era anche l’altalena tra gli olmi”.
Tu non lo puoi sapere, mà. Un’altra Babèle
costruita a tempo perso dal mago degli inganni
come se quello è il disco che deve girare
diuturno, finitudine d’uomo aggiogato
al dio denaro, al flusso magnetico del potere-
babèle altra dopo un colpo di sole dell’autore.
Tu non lo sai mà, le tue mani orlano ricami
cuffiette per sonni al tepore d’inverno,
pasta di casa fatta con vecchi utensili,
e dita sui rosari consumati per tanto pregare.
Tanto il tempo scorre e tu credi mà
che il Padreterno vede e provvede su tutto
come ripeti da sempre imbracciando la croce.
Magari uno scaldacuore all’uncinetto
per ogni potente della terra andrebbe fatto.
Sarebbe dono gradito? Chissà, una mano
sull’altro cuore, quello di paglia…
un bel segno per salvare l’audace architetto.
Intanto oggi a Beirut, a Gaza, a Kiev e oltre river
sbocciano fiori d’artificio. Cantano granate.
Ah già, tu non vedi telegiornali o cose simili.
“Salve o Regina, mà. Mater misericordiae”
Ora dormi, madre, penseremo domani
come salvare il mondo.