La reggia di Caserta
3 Maggio 2014 Share

La reggia di Caserta

Esemplare espressione dell’ assolutismo illuminato settecentesco, la Reggia di Caserta è la realizzazione più importante di Carlo di Borbone. Il sovrano avvia il progetto dell’edificio con l’obbiettivo di creare una “città ideale” che unifichi le funzioni rappresentative della residenza regale con quelle di un efficiente centro amministrativo, politico e militare. Nelle idee del monarca la reggia avrebbe dovuto essere maestosa, uniforme e geometrica, configurandosi al centro della pianta come un’“apparizione prodigiosa”. La reggia costituisce un’anticipazione delle grandi residenze reali che caratterizzano le capitali europee tra la fine del secolo e la prima metà del XIX. Vanvitelli si distingue per il linguaggio rigoroso ed elegantemente classicista, in cui gli elementi rinascimentali si intrecciano con disinvoltura a quelli della tradizione barocca.

A Caserta Vanvitelli progetta un edificio di assoluta simmetria, sobrio e lineare, assai diverso dalle creazioni articolate dei coevi edifici rococò, con una pianta rettangolare piuttosto allungata e quattro cortili uguali, anch’essi rettangolari. L’alzato, costituito da sei aerei e due interrati, mantiene la regolarità della pianta, con i corpi centrali e quelli più esterni segnati dal motivo delle colonne composite di ordine gigante poggianti sull’alto basamento a bugnato che comprende il piano terreno e l’ammezzato. La Porta Regia, posta al centro del prospetto rivolto verso la città, consta di un arco trionfale con relativo timpano triangolare. Benché il regolare sviluppo della pianta e della fronte, così come il carattere di alcuni saloni, possa far pensare ad anticipazioni neoclassiche, l’accesa fantasia nei criteri distributivi, nella sontuosa decorazione degli interni e nel contrasto tra i materiali di base (travertino e mattone), conferma il persistere di una sensibilità tardobarocca, che trova riscontro anche nello scenografico scalone d’onore a due rampe. Sugli assi della costruzione, al centro della crociera, un vano ottagonale raccorda i quattro cortili con passaggi voltati disposti sulle diagonali, mentre il complesso delle milleduecento sale è collegato da trentaquattro scale, anch’esse comunicanti con i giardini. Gli atri ottagonali degli ingressi, che presentano, soprattutto quello principale, suggestivi scorci prospettici di matrice biblica, si collegano al nucleo centrale con loggiati a tre navate scanditi dal gioco delle colonne di pietra e dei pilastri in travertino. Direttamente collegata all’atrio centrale è la sfarzosa cappella a sala absidata di gusto rococò, con volta a botte cassettonata e loggiato colonnato. La profusione dei decori, comprensiva di dipinti, sculture e marmi policromi che rivestono le pareti, la fanno apparire più simile a un salone da ballo che a un luogo dedicato al raccoglimento e alla preghiera.

Il teatro di corte è un quadrato di dodici metri di lato con una sala a ferro di cavallo, ingresso separato per la corte ed il pubblico, cinque ordini di palchi e un palco reale centrale alto tre ordini, ampia scena e una sontuosa decorazione articolata intorno ad alte colonne in alabastro ,appoggiate ai pilastri di sostegno della volta decorata con il mito di Apollo e Pitone.

Alle spalle del palazzo il grandioso parco all’italiana si sviluppa nella regolarità degli schemi lungo la direttrice di un canale, quasi una strada-fiume, che collega gli edifici a una scenografica cascata. Vanvitelli progetta una decorazione plastica di notevole effetto teatrale, disseminando il giardino di favole mitologiche scolpite. Ispirato alle metamorfosi di Ovidio, il programma iconografico celebra i temi della fertilità, della natura e dell’ amore rinnovando il mito della Campania Felix, il leggendario luogo del giardino delle Esperidi.☺

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