La strana stagione
Se la bocca annunciata di vermiglio
cederà all’aspro delle bacche selvatiche
se il torsolo di mela fluirà in gola fino al nodo
la tortora salirà al nido senza ali e becco,
allora sì che il crepuscolo non troverà albe
e gemme da bere insieme nell’insieme concepito.
Mandorli in boccio nel parto prematuro
nessuna cova di neve resistente ai rami
né la merla né fumi dorati sulle grondaie.
Sui fili di ferro allocano stabilmente
variopinti pennuti d’altre galassie.
Un posto al sole in luogo dei consueti
volatili d’inverno. Strana stagione questa.
Mi affanna l’idea d’una vita senza api.
Sul davanzale- la mia corona di spine.
*
Né sta a noi dettare equilibri
neppure alla pioggia che non viene-
resta lì a mortificare le nuvole e il vento.
Paratie attendono rigonfiamenti e quella barca
leggera che si perde all’occhio oltre frontiera
nell’umido scorrere del tempo. Per altra quiete-
quello che non sai sono le notti di pianto
i pugni stretti al lenzuolo dietro la porta
chiusa a chiave, sono i giorni che restano.
Se mai grondasse polvere, erigeremo case nuove.
Mi scalderà la neve prima o poi,
benedetta neve che non scende ancora.
Stagione irriverente questa – priva d’attese -.