l’annunziata a venafro
28 Marzo 2011 Share

l’annunziata a venafro

 

“La confraternita dell’Ave Gratia Plena compì uno sforzo economico non indifferente per completare le decorazioni interne attraverso un ciclo di pitture che furono affidate all’artista Paolo Sperduti di Arpino… allievo di Agostino Masucci a Roma. Luigi Vanvitelli e Francesco  De Mura lo avevano indicato alla giunta degli Allodiaci per la decorazione della reggia di Caserta insieme ad altri illustri artisti. La confraternita affronta le spese per la decorazione del coro e della lamia per complessivi settecento ducati e nell’anno seguente si concluse il rapporto con il pittore, che aveva compiuto tutta l’opera con soddisfazione dei committenti”(F. Valente: L’Annunziata di Venafro).

Con una radicale trasformazione la navata venne ampliata nel XVII secolo, inglobando la torre campanaria ed altri elementi architettonici di pregio.

L’architettura

L’edificio presenta una serie di sovrapposizioni eseguite nei secoli successivi. Il complesso più volte ha cambiato aspetto nella forma, nella elaborazione spaziale al punto da inserirsi nel nucleo abitativo circostante, fondendolo secondo la teoria dello spazio barocco. L’aspetto attuale risale alla fine del XVIII secolo, anche se è da interpretare in un disuguale assemblaggio urbano. La composizione architettonica della facciata ha la funzione di orientare ed accompagnare l’osservatore, di proiettarlo verso l’interno con abili soluzioni architettoniche. I tre accessi alla piazza antistante sembrano derivare dalla volontà dell’artista di obbligare il passante a rivolgere lo sguardo verso di essa e restarne sorpreso.

La gloria

della Vergine

L’artista Sperduti ci accompagna ad entrare in uno squarcio di cielo e scopriamo il valore artistico e il programma pittorico che sta alla sua base. Sul piano compositivo delle figure il pittore arpinate non presenta caratteristiche di pregio, ma si cimenta in quello che è il valore scenico dell’impianto figurativo. Il risultato della composizione che impegna la superficie della navata ha il pregio di armonizzare prospettivamente il progetto scenico, rendendolo pregevole nell’effetto cromatico.

Un accostamento al Correggio mi sembra non fuori luogo. Le cupole di Parma, S. Giovanni e il Duomo, sono nelle composizioni del Correggio sintesi di scorci e figure prospetticamente impiantate in sospensione, luce ed ombra; angeli e santi in gradazione ascensionale accompagnano le figure centrali della Vergine o del Cristo che ascende al cielo e gli stessi Apostoli o Santi del Correggio richiamano l’impianto possente michelangiolesco. Osò, il Correggio, una rappresentazione per molti aspetti innovativa, se non rivoluzionaria, quasi difficile da apprezzare.

 Lavorando al programma imposto dalla confraternita, lo Sperduti ha chiara l’idea di una raffigurazione che deve necessariamente avere l’epilogo nel grande affresco della volta: la Vergine assunta e coronata dalla Trinità. Egli concepisce la sua decorazione affidandosi all’illusionismo libero da partiture geometriche,  organizza lo spazio intorno a corpi in volo, non eludendo di rappresentare dettagli iconografici come i singoli attributi che avrebbero permesso di riconoscere i santi. La omissione del sepolcro vuoto della Vergine ha lo scopo di coinvolgere lo spazio sottostante, in cui si trova l’altare, e far percepire la continuità tra mondo terreno e reale e mondo divino allusivamente espresso dalla pittura. ☺

jacobuccig@gmail.com

 

 

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