Lo sport unisce
Come è strano l’animo umano! Vi è mai capitato di dare un’occhiata agli spalti di uno stadio, di un palasport o dovunque il pubblico assiepato assista ad una partita di qualsiasi sport? Allo stadio basta dare un’occhiata alle curve e si vedono ragazzi scesi dalla spider o dal suv scambiarsi “il cinque” con l’operaio che è appena smontato dalla catena di montaggio o che ha appena smesso di portare volantini per le strade … seduti uno di fianco all’altro, pronti ad incitare la propria squadra fino alla fine della partita. Puoi vedere il leghista al fianco dell’immigrato, il “5stelle” abbracciare il “pidino”. In questi giorni, seduti davanti alla TV, vediamo i tifosi sgolarsi, urlare, gioire o piangere dalla felicità o dal dolore per la sconfitta.
Già, perché quando la nostra Nazionale gioca all’estero non è solo una squadra ma rappresenta Casa per tutti quelli che sono costretti a lavorare all’estero. Parlando con colleghi arbitri stranieri o con giocatori sudamericani, giapponesi, americani, persino del Kuwait, tutti mi hanno confermato che non esiste Nazionale al mondo come l’Italia, che abbia tifosi nei più sperduti paesi dei vari continenti. Un collega russo mi ha confermato che in una partita di pallavolo giocatasi quasi in Siberia ha visto tifosi italiani di tutte le provenienze tifare per la squadra italiana di Verona. Durante i mondiali di nuoto recentemente svoltasi a Kazan c’erano tifosi italiani a incitare i nostri, e non erano parenti.
Siamo tutti d’accordo che non è logico, ma chiedete ai lavoratori italiani in Germania come si sono sentiti dopo aver visto la Nazionale vincere a Città del Messico contro la Germania. Ricordate Nino Manfredi in Pane e cioccolata? Beh non crediate che fra lui e i tifosi italiani ci fosse molta differenza. Ricordo ancora oggi ciò che vidi durante una trasferta in Austria a Klagenfurt, più o meno 25 anni fa: era una partita di football americano, giocavano due squadre austriache, era la prima di campionato, in nostro onore (arbitrava una crew Italiana) fu suonato l’Inno di Mameli, dopo circa 30 minuti dall’inizio della partita vedemmo sugli spalti un gruppetto di ragazzi che sventolavano la nostra bandiera e che rimasero lì fino alla fine e che mentre, al termine, uscivamo dal campo ci salutavano.
Più tardi. dopo la doccia e pronti a rientrare in Italia, cercammo un posto dove mangiare qualcosa, trovammo un locale, entrati ci siamo seduti, forse un panino, cinque minuti e miracolo, il padrone del locale viene verso di noi e con uno strano accento italico ci chiede cosa volevamo; noi, in un misto di inglese, francese e italiano rispondemmo che avevamo fame. Un sorriso e cinque minuti dopo avevamo davanti a noi un po’ di tutto: wurstel, crauti, salsicce, tre braciole (eravamo in cinque) e lui che in un italiano stentato ci spiegava che viveva lì da ormai 30 anni ma che era italiano anche lui ed era felice di poter parlare con degli italiani e che ci aveva portato tutto ciò che gli era rimasto. Trascorsi cinque minuti, apparve un ragazzo, si sedette vicino a noi e ci disse che ci aveva visti arbitrare. Gli chiedemmo perché era entrato con la bandiera e lui sorridendo: “Avevamo sentito l’inno italiano, pensavamo che giocasse una squadra italiana”.
A Roma esiste una squadra di Softball amatoriale che racchiude in sé il significato dello sport; ho avuto il piacere di conoscere i suoi giocatori, certo non tutti perché sono circa una cinquantina, chi è libero dagli impegni di lavoro gioca, gli altri sanno che prima o poi toccherà anche a loro; fra i giocatori c’è proprio di tutto, dall’operaio all’ambasciatore (sì ho scritto ambasciatore, e non è un errore), dal professionista affermato al pizzaiolo, dal giapponese all’australiano, dal romano de’ Roma al siciliano, dal cubano al messicano, eppure quando li vedi giocare non te ne accorgi, giocano tutti per divertirsi e vincere ma sempre con il sorriso sulle labbra.
Lo sport riesce ad azzerare tante differenze, certo vi sono gli estremismi anche li, e sono tali da provocare tragedie di ogni genere, nessuno può dimenticare i morti dell’ Heysel, o di altre stragi ancora adesso incomprensibili, ma non esiste nulla che abbia tale potere di aggregazione fra le persone e i popoli: è quasi incomprensibile capire da dove deriva tale potere.☺
