L’ombra del sole
Non ho il numero diretto del sole.
Vorrei esortarlo a splendere di più
sui volti senza sorrisi.
Senza sprecare raggi sui vassalli del non-dio.
Caravaggio esaltava la luce
in mezzo a contorni di buio fosco
eppure sanguinavano le ombre
nel carbone fitto di avventori della strada
tra dedali confusi a fiaccole d’olio
penombre tutte uguali nude e opache
grigi tutti uguali dei senza-parola.
(Nessun sole e neanche requiem).
Chi non costruisce finestre
ma solo bunker sospesi d’ossessioni
quadrati d’acciaio laminati d’oblio
dove deformi danzano sagome allucinate
chi non costruisce opinioni d’ouverture
ecco, questo vorrei chiedere a quel sole-
che sorgesse ad occidente una volta tanto
senza travestimenti e finti raggi d’illusione.
Un tramonto d’alba condiviso.
Merisi fingeva, neanche la luce gli fu d’ascolto.
Troppo lontano
quel puntino che abbaglia a bocca larga
per far bella la terra, insaporirla di colori.
Resistono solo bagliori misti a roghi
che vanno e vengono a intermittenza
e non sono luminarie di Natale.
Ho conosciuto secoli d’oscurantismo-
eppure ancora lì nel brodo cosmico
a dettare l’infinito – quel sole –
che stenta d’esistere su questa landa.
