Alì il grande campione
Una bicicletta segnò la sua sorte
e lui divenne boxeur,
un grande campione, un gigante.
Volavano i suoi pugni
a velocità incredibile,
colpivano a segno
senza mai infierire.
“Una farfalla che vola
un’ape che punge”
così era definito.
Passò di trionfo in trionfo
e il suo match era spettacolo
quando, molleggiando sulle gambe
e con invettive incalzanti,
sfidava il suo avversario.
I fans impazzivano.
Il suo ring si allargò
e si estese in tutto il mondo.
Lui, il più forte di tutti!
Il parkinson segnò di nuovo
il suo destino.
Lasciò la boxe, ma continuò la lotta.
Lotta per i diritti civili,
degli afro-americani,
lotta per l’obiezione di coscienza,
per la libertà e la giustizia
proclamate a voce alta, imperiosa.
Non esitò ad Atlanta
a mostrarsi con il braccio tremante
per alzare la torcia olimpionica.
Quell’immagine era la sintesi
della sua forza e la sua fragilità,
il segno della sua grande umanità.