male amministrati di Giulia D'Ambrosio | La Fonte TV
Avevo il desiderio di parlare d’altro in questo numero di novembre, ma i miei pensieri cadono inesorabilmente sulla questione del destino di questa regione e del come e perché si è arrivati a trasmissioni di inchiesta come Report per portare alla luce un sistema politico incapace di riformarsi e di fare il bene del suo territorio. Certo che si parli di Molise come terra di malfattori non ci piace, anche perché a pagare il fio della pena siamo sempre noi cittadini normali, ad essere colpite sempre le fasce più deboli della società civile. Ma neppure si può pretendere che si sia disposti a subire quando ormai della parte produttiva di questa regione è rimasto ben poco. Si è sempre alla ricerca di un colpevole in simili frangenti, ma io dico con rabbia e indignazione che volendo si potevano sciacquare i panni sporchi a casa nostra se tutta la pletora dei politici regionali fosse stata capace di uscire dalla mediocrità e dagli interessi personali. La realtà è che troppa gente impegnata in politica, senza politica resta disoccupata, quindi si cede a compromessi pur di conservare reddito e poltrona.
Siamo sicuri di avere veramente scelto chi doveva amministrare questa regione? A forza di turarci il naso e scegliere il male minore siamo finiti in mutande. A forza di dire che la politica fa schifo, a fare politica restano gli stessi soggetti ormai consunti ed incapaci di cambiare metodo. Il popolo non sceglie, non viene reso consapevole, la stampa locale è serva ob torto collo del potere ed il cittadino non viene mai incitato dai nostri politici a non ricevere favori ma a pretendere diritti. Il Molise, regione a bassa reattività sociale, non interagisce e subisce torti infiniti. Troppi sono vittime del “sistema” ed hanno la bocca cucita, pena la perdita del posto di lavoro. Se i muri potessero parlare si capirebbe finalmente da dove viene la vocazione all’autodistruzione. Siamo arrivati al capolinea: violato il diritto alla salute, violata la sopravvivenza delle famiglie, oberati da una burocrazia esasperante, delusi da una giustizia che non decide, indignati per tutta l’illegalità tollerata, per le logiche spartitorie senza democrazia. Tristi, molto tristi per tutti coloro che, costretti, lasciano ogni giorno questa terra in cerca di realizzazione, in cerca di lavoro. Sono i nostri figli, coloro ai quali pensiamo e che vorremmo continuassero ad essere figli della terra dei padri. Vorremmo veder crescere i loro figli, abbracciarli, essere loro vicini perché sentano che è l’amore che muove il mondo e che la rinascita conta sulla gioventù conquistata e non perduta, sulle nuove idee, sulla crescita di un mondo che cambia con la vita nuova. ☺
giuliadambrosio@hotmail.it
Avevo il desiderio di parlare d’altro in questo numero di novembre, ma i miei pensieri cadono inesorabilmente sulla questione del destino di questa regione e del come e perché si è arrivati a trasmissioni di inchiesta come Report per portare alla luce un sistema politico incapace di riformarsi e di fare il bene del suo territorio. Certo che si parli di Molise come terra di malfattori non ci piace, anche perché a pagare il fio della pena siamo sempre noi cittadini normali, ad essere colpite sempre le fasce più deboli della società civile. Ma neppure si può pretendere che si sia disposti a subire quando ormai della parte produttiva di questa regione è rimasto ben poco. Si è sempre alla ricerca di un colpevole in simili frangenti, ma io dico con rabbia e indignazione che volendo si potevano sciacquare i panni sporchi a casa nostra se tutta la pletora dei politici regionali fosse stata capace di uscire dalla mediocrità e dagli interessi personali. La realtà è che troppa gente impegnata in politica, senza politica resta disoccupata, quindi si cede a compromessi pur di conservare reddito e poltrona.
Siamo sicuri di avere veramente scelto chi doveva amministrare questa regione? A forza di turarci il naso e scegliere il male minore siamo finiti in mutande. A forza di dire che la politica fa schifo, a fare politica restano gli stessi soggetti ormai consunti ed incapaci di cambiare metodo. Il popolo non sceglie, non viene reso consapevole, la stampa locale è serva ob torto collo del potere ed il cittadino non viene mai incitato dai nostri politici a non ricevere favori ma a pretendere diritti. Il Molise, regione a bassa reattività sociale, non interagisce e subisce torti infiniti. Troppi sono vittime del “sistema” ed hanno la bocca cucita, pena la perdita del posto di lavoro. Se i muri potessero parlare si capirebbe finalmente da dove viene la vocazione all’autodistruzione. Siamo arrivati al capolinea: violato il diritto alla salute, violata la sopravvivenza delle famiglie, oberati da una burocrazia esasperante, delusi da una giustizia che non decide, indignati per tutta l’illegalità tollerata, per le logiche spartitorie senza democrazia. Tristi, molto tristi per tutti coloro che, costretti, lasciano ogni giorno questa terra in cerca di realizzazione, in cerca di lavoro. Sono i nostri figli, coloro ai quali pensiamo e che vorremmo continuassero ad essere figli della terra dei padri. Vorremmo veder crescere i loro figli, abbracciarli, essere loro vicini perché sentano che è l’amore che muove il mondo e che la rinascita conta sulla gioventù conquistata e non perduta, sulle nuove idee, sulla crescita di un mondo che cambia con la vita nuova. ☺
Avevo il desiderio di parlare d’altro in questo numero di novembre, ma i miei pensieri cadono inesorabilmente sulla questione del destino di questa regione e del come e perché si è arrivati a trasmissioni di inchiesta come Report per portare alla luce un sistema politico incapace di riformarsi e di fare il bene del suo territorio. Certo che si parli di Molise come terra di malfattori non ci piace, anche perché a pagare il fio della pena siamo sempre noi cittadini normali, ad essere colpite sempre le fasce più deboli della società civile. Ma neppure si può pretendere che si sia disposti a subire quando ormai della parte produttiva di questa regione è rimasto ben poco. Si è sempre alla ricerca di un colpevole in simili frangenti, ma io dico con rabbia e indignazione che volendo si potevano sciacquare i panni sporchi a casa nostra se tutta la pletora dei politici regionali fosse stata capace di uscire dalla mediocrità e dagli interessi personali. La realtà è che troppa gente impegnata in politica, senza politica resta disoccupata, quindi si cede a compromessi pur di conservare reddito e poltrona.
Siamo sicuri di avere veramente scelto chi doveva amministrare questa regione? A forza di turarci il naso e scegliere il male minore siamo finiti in mutande. A forza di dire che la politica fa schifo, a fare politica restano gli stessi soggetti ormai consunti ed incapaci di cambiare metodo. Il popolo non sceglie, non viene reso consapevole, la stampa locale è serva ob torto collo del potere ed il cittadino non viene mai incitato dai nostri politici a non ricevere favori ma a pretendere diritti. Il Molise, regione a bassa reattività sociale, non interagisce e subisce torti infiniti. Troppi sono vittime del “sistema” ed hanno la bocca cucita, pena la perdita del posto di lavoro. Se i muri potessero parlare si capirebbe finalmente da dove viene la vocazione all’autodistruzione. Siamo arrivati al capolinea: violato il diritto alla salute, violata la sopravvivenza delle famiglie, oberati da una burocrazia esasperante, delusi da una giustizia che non decide, indignati per tutta l’illegalità tollerata, per le logiche spartitorie senza democrazia. Tristi, molto tristi per tutti coloro che, costretti, lasciano ogni giorno questa terra in cerca di realizzazione, in cerca di lavoro. Sono i nostri figli, coloro ai quali pensiamo e che vorremmo continuassero ad essere figli della terra dei padri. Vorremmo veder crescere i loro figli, abbracciarli, essere loro vicini perché sentano che è l’amore che muove il mondo e che la rinascita conta sulla gioventù conquistata e non perduta, sulle nuove idee, sulla crescita di un mondo che cambia con la vita nuova. ☺
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