medici contro il nucleare
26 Ottobre 2010 Share

medici contro il nucleare

 

Nella giornata del 23 settembre 2010 Termoli è stata la sede di un importante incontro che ha finalmente diramato le nubi sul tema nucleare in Italia. L'Ordine dei medici della provincia di Campobasso e l'ISDE Italia (International Society of the Doctors for the Environment) sezione della

provincia di Campobasso hanno scelto la città costiera, per ospitare il convegno, perché esiste una forte evidenza che la indica probabile sede di una centrale nucleare secondo il nuovo piano di previsione e le nuove strategie del Governo italiano e dell'Enel.

Tutti i relatori hanno affrontato il tema con atteggiamento pragmatico e illustrando ogni punto in discussione con dovizia di particolari e con la più ampia ricerca di informazioni. L'aspetto più interessante, e che ha anche richiesto più tempo per la sua spiegazione, è stato la dimostrazione di una stretta connessione tra malattie e livelli di radiazione nucleare. Sono state visionate, tra l'altro, le immagini della nube che da Cernobyl ha diffuso in tutta Europa ed anche in Italia, fino ad arrivare proprio sulle coste adriatiche, radioattività, nei giorni successivi all'incidente.

Ebbene sia il prof. Baracca docente all'università di Firenze che il Dr. Miserotti presidente dell'ordine dei medici di Piacenza, hanno prodotto osservazioni e dati scientifici contenuti in oramai

innumerevoli studi clinici che dimostrano come non esistono percorsi sicuri in campo nucleare. Sia in passato sia oggi i momenti a rischio per contaminazioni radioattive, che siano veri e proprie picchi di radioattività o che riguardino bassi livelli ma costanti, delle aree circostanti le centrali preoccupano, e non poco, i medici e gli scienziati di tutto il mondo. Inoltre sono state affrontate le problematiche e i rischi di contaminazione anche derivanti dalle scorie radioattive per le quali, ad horas, non è possibile intravedere soluzioni accettabili.

Con il Prof. Burgio, coordinatore scientifico dell'ISDE, inoltre, si è affrontato un tema più spinoso collegato alla presentazione del cosiddetto KYKK studium. Cioè la dimostrazione, documentata appunto da uno studio, commissionato dal governo federale tedesco, che ha verificato una crescita di patologie neoplastiche e in particolare di leucemie, nella prima infanzia, attorno ai 16 impianti nucleari attivi in Germania. La spiegazione scientifica risiede nelle alterazioni promosse nel corso dello sviluppo embrionale a carico delle strutture deputate alla trasmissione genetica, cioè i cromosomi, cui si aggiunge un danno diretto di tipo epigenetico. L'ambiente, infatti, modificherebbe il genoma e l'epigenoma nel corso delle più delicate fasi del programming fetale condizionando la futura manifestazione fenotipica del soggetto: perché ciò avvenga non sono necessari livelli espositivi elevati, possono anche bastare bassi dosi di radioattività così come si rilevano nei primi 5  km  attorno alle centrali nucleari in funzione.

Il mondo scientifico, di fatto, ha la profonda convinzione che stiamo assistendo ad una vera e propria transizione epidemiologica determinata dalle variate condizioni ambientali: per milioni di anni le varie specie viventi si sono sviluppate in un ambente che non è variato quasi per nulla, mentre negli ultimi decenni si può registrare un cambiamento determinato da inquinanti chimici, elettromagnetici e radioattivi. Questo giustifica le osservazioni mediche di una riduzione di patologie infettive acute e di un aumento di patologie oncologiche, neuroendocrinologiche e neurodegenerative. Insieme ad un incremento di radioattività, particolarmente presente nelle vicinanze di centrali nucleari, riscontriamo facilmente la presenza di un inquinamento diffuso e purtroppo ubiquitario, legato ad oltre 100.000 sostanze chimiche disperse in vario modo nell'ambiente a noi circostante.

Ma oltre ai temi della salute collettiva, temi che stanno a cuore ai medici italiani, come ha spiegato il Dr. Gennaro Barone, Presidente dell'Ordine dei medici della provincia di Campobasso, ricordando l'articolo 5 del codice deontologico e l'impegno che oggi i medici devono porre nel binomio ambiente e salute, oltre ai temi della salute, dicevo, ci siamo soffermati sulla convenienza economica nel costruire una centrale nucleare e sul tipo di tecnologia proposta. I Relatori hanno concordato sul dato che il nucleare presenta molti più aspetti negativi che positivi, partendo dalla fase di scelta dei siti e dalla difficoltà di previsione di tempi e costi di costruzione,(esperienza pregnante è quella svedese), ed ancora nella gestione dell'impianto, fino ad arrivare ad una sua ipotetica dismissione (oggi per esempio a Caorso la centrale, fermata 21 anni fa, troneggia ancora in

tutta la sua drammaticità ).

Infine dopo una vivace discussione con un pubblico attento, che ha atteso fino alle 21.00 per rivolgere domande a tutti i relatori, è stato chiaramente espresso il concetto che l'unica centrale nucleare accettabile sarebbe un impianto a rischio zero, mentre le proposte fatte nel programma nucleare italiano non sono né convenienti né sicure e, dato più allarmante, peggiorano le condizioni di salute della popolazione esponendola a un rischio statisticamente significativo per patologie. ☺

bterzano@tiscali.it

 

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