molise: ricominciamo da tre
18 Aprile 2010 Share

molise: ricominciamo da tre

 

Lo sviluppo

Lo sviluppo sostenibile di una comunità è favorito se la sua realizzazione è il risultato di un’idea condivisa e non si producono profonde lacerazioni che ne impediscono la concreta realizzazione. Nel Molise non esiste un’idea dello sviluppo, non esiste quindi un’idea condivisa; non è all’ordine del giorno un dibattito coinvolgente perché non sono definiti gli obiettivi. L’ultima opportunità offerta dal confronto sui Fondi Comunitari ha visto naufragare proprio l’idea di progetto condiviso.

La stessa Giunta Regionale non è stata in grado di garantire il coordinamento necessario sull’intera materia e, conseguentemente, di definire un’idea generale di sviluppo. Ciascun assessorato si è mosso in perfetta autonomia con un coinvolgimento ondivago delle parti sociali che, per quanto ci riguarda, è avvenuto solo sul Por Fers.

Ci si appresta quindi a utilizzare l’ultima grande opportunità offerta dai Fondi Comunitari con la sola certezza che le risorse a disposizione possono costituire o uno straordinario elemento di rilancio dello sviluppo o la continuità di azioni tutte rivolte al mantenimento del consenso politico.

In questa condizione e in assenza di una strategia generale condivisa si alimentano i margini di discrezionalità politica degli interventi e, nelle rappresentanze degli interessi, la ricerca del massimo profitto ottenibile per ciascuna delle corporazioni rappresentate.

L’obiettivo da perseguire è pertanto quello di riportare a razionalità gli indirizzi di sviluppo, determinando il consenso necessario per evitare che la battaglia politica sia più di schieramento che di contenuti. Questa sarà la prima importante azione sulla quale spendere il movimento sindacale, in quanto rappresentante d’interessi generali trasversali che si riferiscono al lavoro, ricomponendo un tavolo delle parti sociali.

Il rapporto tra sviluppo industriale, terziario e sua qualità, turismo e agricoltura costituisce la cerniera di uno sviluppo equilibrato, sostenibile, capace di determinare ricadute concrete sulla qualità della vita. Il lavoro è il nostro punto di partenza in una sfida che lanciamo tra quanti continuano a considerare quale unica centralità quella dell’impresa e chi invece, come noi, considera il lavoro e le persone centrali almeno al pari dell’impresa stessa.

Ricostruire un tavolo organico 

delle parti sociali è sicuramente una precondizione: assieme ad essa la definizione degli interventi sul sistema infrastrutturale molisano rappresenta l’elemento strategico più significativo. Alla recente assemblea annuale di Confindustria del Molise è stato presentato un video stimolante: il 2015 quale anno di riferimento per un Molise che, avendo ben lavorato negli anni precedenti, si colloca tra le regioni competitive in Italia e in Europa. Il 2015 è però tremendamente lontano se si considera la dinamica attuale dello sviluppo mondiale e se il recupero di produttività fosse semplicemente determinato al riallineamento ai trend di sviluppo attuali.

Il resto del mondo non sta fermo e non aspetta gli ultimi. Senza uno scatto d’ingegno in grado di guardare al 2015 come fosse domani e, conseguentemente, alla soluzione dei problemi più urgenti, anche la condivisibile prospettiva delineata da Confindustria del Molise, rimarrebbe un sogno. Per questo la discussione sui nodi infrastrutturali ha bisogno di tempi che non corrispondono a quelli delineati dall’agenda della politica. Non ci siamo per la viabilità, le ferrovie, la portualità, il sistema della logistica e delle reti. Una tartaruga non può rincorrere la lepre e trasformarsi in lepre per rincorrere il giaguaro e mantenere invariate le condizioni.

Per questo va chiusa questa discussione inconcludente sulla Sanità Molisana. Noi non siamo mai stati innamorati delle Commissioni d’Inchiesta ma è chiaro che, se chi ha la responsabilità di governare i piani di rientro, non sente il dovere di affrontare le ragioni che hanno prodotto il dissesto, ben venga la Commissione d’inchiesta voluta dal Parlamento per mettere ordine almeno sulla natura del debito e sulle responsabilità gestionali e politiche che lo hanno determinato. Con ciò va messo fine al costante tentativo di imputare ad altri il costo salato che i cittadini molisani e le imprese stanno pagando per risanare il deficit. Dopo l’intervento con circa 500 milioni di € per risanare il buco della sanità molisana a casa mia si direbbe che “abbiamo una bella faccia tosta”.

La qualità della vita di una comunità si misura dalla condizione dello stato sociale. Ancor di più ciò accade nelle realtà, come quella molisana, caratterizzate da piccole comunità, da un territorio che non favorisce i collegamenti, da un invecchiamento della popolazione anche quale conseguenza di fenomeni migratori.

La sanità, la scuola, i trasporti, i redditi da pensione sono gli elementi che caratterizzano la condizione sociale in queste realtà. Per questo i fattori dello sviluppo del lavoro si collegano strettamente alla condizione dello stato sociale e impongono un’azione sindacale capace di “contrattare” nel territorio tutti i miglioramenti necessari a migliorare la qualità della vita.

Sono, da questo versante, importanti ma non sufficienti le intese generali raggiunte con l’Associazione dei Comuni Molisani. Oggi è necessario passare dagli accordi quadro alle azioni concrete e per farlo va innanzitutto superata l’invasività del sistema istituzionale regionale tonificando il ruolo delle province e dei comuni. 

Il lavoro

Il lavoro e la sua condizione rappresentano quindi il secondo elemento sul quale il sindacato è chiamato ad agire. E’ chiaro che Settembre non sarà un mese semplice. Le vicende legate al confronto con il Governo sulla riforma del Welfare e del lavoro ha strascichi notevoli a partire dalla ripresa del rapporto con i lavoratori. Ai lavoratori è giusto che si rivolgano le organizzazioni sindacali e lo facciano rappresentando i contenuti delle intese evidenziando gli aspetti positivi, che ci sono e sono molti, e quelli negativi che, qualitativamente, rappresentano una parte non marginale dell’intesa raggiunta.

Sulla consultazione si stanno scaricando tutte le contraddizioni della coalizione di Centro Sinistra. Sarebbe utile evitare un uso improprio del confronto con i lavoratori da parte delle forze politiche. Soprattutto per chi è impegnato nell’azione di governo esistono strumenti per esprimere il proprio dissenso e, quando tale dissenso risulta non mediabile, assumerne le naturali conseguenze. Tutto il resto rischia di apparire una battaglia di retroguardia.

Assieme a questo confronto non vanno però dimenticate le condizioni del lavoro nel Molise. E’ necessario affrontare con la forza necessaria i problemi della qualità del lavoro, della crisi che coinvolge parte non marginale del sistema produttivo, delle difficoltà a trovare soluzioni di riconversione e della conseguente esplosione dell’uso degli ammortizzatori sociali.

La fase in cui si assiste ogni giorno allo stillicidio delle aziende in crisi, alla perdita di competitività del sistema industriale, all’assenza di un’efficace programmazione dello sviluppo delle attività del terziario e del turismo, questa fase è da considerarsi conclusa. Per questo l’iniziativa sindacale deve attivarsi con la necessaria incisività per sostenere un’idea concreta di sviluppo della regione e impedire che siano le interpretazioni sui dati delle agenzie di rating a misurare lo sviluppo teorico e non invece le condizioni reali della gente che vive e lavora.

Dobbiamo intervenire con risolutezza per garantire il buon lavoro. Il buon lavoro è quello che permette ai giovani di programmare la loro vita, a non cercare nell’abbandono della propria terra la soluzione sofferta e inevitabile; è quello che garantisce a chi perde un posto di lavoro un’alternativa qualitativamente adeguata a mantenere e sviluppare la sua professionalità, è quello che considera gli immigrati una risorsa e non schiavi da sfruttare; è quello che effettivamente realizza la parità tra i generi. Esattamente l’opposto di quanto sta accadendo senza che i tanti soloni e opinionisti, che accusano il sindacato di rappresentare il vecchio e non le nuove generazioni, dicano una sola parola sulla necessità di recuperare dignità al lavoro e alla condizione delle persone.

Il buon lavoro si fonda sulla sicurezza. La sicurezza è un vincolo e non semplicemente uno dei tanti fattori della produzione. La sicurezza non è un costo ma parte importante dell’investimento di un’impresa sana. La sicurezza è cultura, conoscenza, capacità di prevenzione. La sicurezza non presuppone mediazioni: o c’è oppure il dramma delle morti bianche e delle centinaia di migliaia d’infortuni, resterà tale nonostante gli accorati appelli del Capo dello Stato. La sicurezza è legalità.

Per questo la nostra campagna sul buon lavoro ha la sua centralità nel pretendere che tutte le azioni siano orientate a garantire un lavoro sicuro e a verificare come la legislazione esistente sia in grado di garantire la persona nella sua integrità e dignità. 

Il sapere

Nessuna prospettiva di sviluppo è prevedibile se non ancorata all’innovazione del sistema formativo. In questo caso è utile per il sindacato concentrarsi sui problemi della formazione permanente, sulle modalità formative a sostegno dell’accesso al mondo del lavoro, sull’università.

A oggi gli interventi a sostegno della formazione permanente sono scoordinati, spesso nascono più per sostenere strutture formative in cerca di attività che di effettive esigenze legate allo sviluppo del lavoro nella regione, non sono evidenti le azioni di monitoraggio sia dei percorsi sia dei risultati. Anche in questo caso è indispensabile l’apporto delle parti sociali che va costruito con una discussione laica e orientata all’obiettivo e non invece, come spesso accade, pensando semplicemente all’uso di strumenti che permettano un abbattimento dei costi del lavoro. La carenza legislativa sulla formazione professionale rappresenta un vuoto negativo che dovrebbe impegnare il Consiglio regionale a un’azione urgente.

Sono ancora troppi i giovani laureati costretti a emigrare o a trovare soluzioni lavorative, normalmente precarie, che non hanno alcuna corrispondenza al percorso di studi effettuato. Per questo la CGIL si propone di alimentare un dibattito concreto sull’università, la sua condizione, il suo futuro. Il dibattito attuale sembra più costruito per compiacere una classe politica invasiva, che a delineare prospettive efficaci di evoluzione e gli stessi eventi che hanno caratterizzato l’elezione del Magnifico Rettore segnalano un conservatorismo incomprensibile che coinvolge tutta la classe politica sia di maggioranza che di opposizione. E’ stata banalizzata la novità positiva di due candidature, di due programmi, dell’opportunità di una discussione di merito che avrebbe dovuto dispiegarsi nell’intera comunità. Tutto si è ridotto a una lettura di schieramento, all’idea di un’invasione di campo inopportuna, a una sorta di lesa maestà. Un’occasione persa.

Oggi va di moda accusare il sindacato di determinare la frattura generazionale tra giovani e anziani, tra chi cerca lavoro e chi ha il lavoro, tra chi non sa quale sarà la sua pensione e chi gode di presunti privilegi. La CGIL del Molise intende non baipassare l’argomento e si propone di attivare tutte le iniziative utili a confrontarsi con i giovani, anzi di ascoltare. L’ascolto è una pratica poco utilizzata anche dal sindacato: dobbiamo riattivarla e misurarci con idee, valori, problemi che sono del nostro tempo e che nel nostro tempo devono trovare una risposta efficace. Ascoltare per saper rispondere ma anche per raccontare la nostra storia che non è fatta di tutte quelle banalità che i media oggi vogliono raccontare.

L’utopia

La visione cara a questa Giunta che noi siamo “i migliori” dei “peggiori” (in alcuni casi, purtroppo, i peggiori dei peggiori) ha come contraltare che la distanza tra il Molise e lo sviluppo delle regioni europee cresce costantemente allontanandoci dall’Europa e dalle economie competitive. Questo è un paradosso non più sostenibile che va a discredito di una classe politica troppo impegnata a guardare il dito piuttosto che osservare la luna.

La nostra utopia è di pensare pervicacemente che tutto ciò possa cambiare e che questa straordinaria regione abbia la forza per poterlo fare.

Italo Stellon

* Segretario Generale CGIL Molise

i.stellon@gmail.com

 

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