
Né hitler né mussolini
Il 2025 non sarà l’anno solo dell’ottantesimo anniversario della morte di Hitler e Mussolini. Si avvicina infatti anche il sessantesimo della scomparsa del loro rivale, Sir Winston Leonard Spencer Churchill, avvenuta il 24 gennaio 1965. Mentre l’ ennesimo saggio di un noto giornalista sui due dittatori continua a scalare le classifiche dei libri più venduti, vale la pena di ricordare qualche frammento di saggezza dello statista inglese, noto, fra le altre cose, per il fine – e tipicamente inglese – umorismo di cui era dotato.
Il dibattito intorno all’eredità storico-politica di una figura così importante nella storia del Novecento è, ovviamente, ancora acceso. Oggetto di critiche, e non solo di elogi, è stata l’ironia stessa che Churchill esercitava, per esempio contro Gandhi, chiamandolo “il piccolo agitatore in camicia da notte”, in quanto basso di statura, sempre scalzo e vestito all’indiana.
Oltre che uno statista, Churchill fu anche uno scrittore prolifico. E la sua produzione – un romanzo, due biografie e diversi volumi di memorie e saggi storici – gli valse il premio Nobel per la letteratura nel 1953 “per la sua padronanza della descrizione storica e biografica e per la brillante oratoria in difesa dei valori umani”. Tra i suoi lavori più famosi, due meritano in particolare di essere ricordati. Il primo è A History of the English-Speaking Peoples, che va dall’invasione di Cesare in Britannia, nel 55 a.C., all’inizio della prima guerra mondiale – a cui Churchill partecipò come capo della marina britannica, venendo poi costretto alle dimissioni per la sconfitta inglese a Gallipoli. L’altro, come si può intuire, è The Second World War, la cui prima edizione apparve nel 1948 in sei volumi e che si concentra sul racconto dello sforzo bellico della Gran Bretagna, guidata da Churchill come Primo ministro proprio fra il 1940 e il 1945. La sua vita in quegli anni si può ricostruire anche visitando le Churchill War Rooms, un complesso di bunker sotto Downing Street, che servivano da quartier generale e da riparo per il governo britannico mentre su Londra piovevano le bombe tedesche. Nonostante siano diventate ora una popolare attrazione turistica, quelle stanze permettono di tornare indietro nel tempo e di immaginare Churchill in riunione intorno al tavolo su cui venivano pianificate le azioni di guerra, o a colloquio (segreto) con Roosevelt nella Telephone Room, o, ancora, seduto alla scrivania da cui, con i suoi discorsi, incitava la nazione a resistere. Già nel 1940, mentre il primo ministro inglese si metteva a disposizione dei propri concittadini, spiegando di non avere “niente da offrire, se non sangue, fatica, lacrime e sudore”, in Italia Mussolini proclamava: “Spezzeremo le reni alla Grecia”… Strenuo oppositore di ogni cedimento ai nazisti, Churchill rifiutò ogni ipotesi di resa o di accordo, diventando il simbolo della volontà inglese di resistere a ogni costo.
Alle doti politiche Churchill univa indubbie capacità oratorie. Fu sempre lui a definire il nuovo assetto mondiale immediatamente successivo alla Seconda guerra mondiale coniando un’ espressione destinata ad avere un grande successo: “cortina di ferro”. L’occasione fu un celebre discorso tenuto nel marzo 1946, in cui lo statista non dimenticava il contributo dato dalla Russia alla sconfitta del nazismo, ma richiamava l’ attenzione sul crescente controllo a cui, da parte di Mosca, erano soggetti i Paesi dell’Europa centrale e orientale. Era l’inizio della guerra fredda.
Alcuni fra i pensieri tratti dai discorsi di Churchill, che sono tuttora oggetto di studio, suonano ancora attuali e risultano particolarmente incisivi. “Il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni” è per esempio perfettamente in sintonia con lo spirito che anima la fonte. Ma memorabile anche la sua risposta quando gli chiesero di tagliare i fondi destinati all’arte per sostenere le spese belliche: “E allora per che cosa combattiamo?”
Per concludere, come direbbero gli inglesi, on a lighter note, l’umorismo di sua moglie Clementine non era meno tagliente. Secondo un noto aneddoto, mentre i due passeggiavano per Londra, uno spazzino salutò la signora Churchill e rimase per un po’ a parlare solo con lei. “Ah… era innamorato di me tanto tempo fa”, confessò Clementine. Il marito le rispose: “Se lo avessi sposato, oggi saresti la moglie di uno spazzino”. La signora Churchill lo guardò stupita e pronunciò le parole rimaste famose: “Ma no, darling, se l’avessi sposato, oggi sarebbe lui il primo ministro!”☺