No! alla guerra, sì alla pace
30 Giugno 2024
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No! alla guerra, sì alla pace

Torniamo in Palestina e al conflitto che lì sta facendoci verificare la morte di migliaia e migliaia di innocenti ed indifesi. Non solo la pace, ma anche la semplice interruzione del conflitto in Palestina appaiono ardue e lontane nel tempo, improponibili, per il concorso, tra le altre cause, di due in particolare: la “vendetta” che Israele vuole perseguire contro Hamas, ma nella sostanza contro i Palestinesi tutti, come abbiamo appreso dalle roboanti e razziste dichiarazioni dei ministri dell’attuale governo segregazionista israeliano. La seconda motivazione è la “mentalità” corrente in Israele, che si ritiene proprietario, secondo la vulgata sionista/biblica, della terra palestinese, che è chiamata dagli ebrei “Israele”. Dunque, la Palestina sarebbe destinata a scomparire e i palestinesi, come sta succedendo in questi mesi, sarebbero destinati o a morire di fame ossia di carestia, di malattie, oppure sotto le bombe e le armi israeliane. Per questo motivo proviamo a comporre e a proporre alcune riflessioni sul conflitto israelo/palestinese, prendendo le mosse, questa volta, da una poesia di Gianni Rodari, poeta molto caro ai giovanissimi, visto che si leggono i suoi testi poetici nelle scuole di ogni ordine e grado del nostro paese. Promemoria è il testo poetico: “Ci sono cose da fare ogni giorno:/ lavarsi, studiare, giocare/ preparare la tavola,/ a mezzogiorno./ Ci sono cose da fare di notte:/ chiudere gli occhi, dormire,/ avere sogni da sognare,/ orecchie da non sentire./ Ci sono cose da non fare mai,/ né di giorno né di notte/ né per mare né per terra,/ per esempio, LA GUERRA”.
Sappiamo, infatti, che la guerra è da sempre il motore trainante della produzione industriale e tecnologica, come pure è anche la causa dell’inarrestabile e mortale inquinamento atmosferico, l’origine, il motivo della distruzione inarrestabile della Natura, del pianeta Terra e dei suoi abitanti, umani, vegetali, animali. E tale situazione peggiora ogni giorno di più.
Ma il nostro mondo, il Pianeta Terra, non può sottostare al gioco “economi- co/finanziario” di un ristretto numero di multimiliardari o di multinazionali, in quanto queste/i sono solite/i obbedire alle lusinghe dei profitti inarrestabili, la cui conseguenza è quella che ci allontanano dalla ragionevolezza dei comportamenti, spingendoci nel baratro o dell’indifferenza piccolo-borghese, che ci indirizza a comportamenti prevalentemente egoistici, del tipo “io sto bene e me ne frego degli altri!”. Oppure, ci inducono ad accettare, consapevolmente e colpevolmente, come un “bene” assoluto tutto quello che il potere politico e l’universo finanziario ci impongono: la violenza mercantile e finanziaria, lo scontro e la prevaricazione delle armi rappresentati come araldi e strumenti dei valori, che l’ Occidente americanizzato impone come entità pregevoli, positive.
E quali sono? Eccole: la libertà di movimento e di espressione, la democrazia liberale, il benessere economico e sociale diffuso (ma sappiamo nella concretezza della quotidianità che queste sono soltanto lucciole che brillano per una notte, in quanto le diseguaglianze sociali mai sono apparse così rilevanti e enormi, come in queste ultime stagioni!).
All’indifferenza nei confronti di quanti socialmente soffrono l’emarginazione alimentata dalla mancanza di lavoro o dalla sua precarietà, che penalizzano la gran parte dei nostri giovani, si aggiunge, purtroppo, la complicità servile di settori cospicui della società civile che sono concordi con le progettualità, con i disegni chiaramente antipopolari come le guerre, che in questi ultimi anni stanno affliggendo parti cospicue di popolazioni europee e non solo, distruggendo i territori e le speranze di vita di milioni di cittadine/i incolpevoli. Ci riferiamo, quasi unicamente e per esigenze di spazio, al conflitto russo/ucraino, alimentato dalla NATO, e allo sterminio che lo Stato israeliano sta compiendo a danno della popolazione arabo/palestinese, specialmente nella Striscia di Gaza.
È la mentalità israeliana che deve mutare, perché questa, fondata prevalentemente sul tema della sicurezza e della vendetta, frena qualsiasi tentativo di dialogo e di riappacificazione fra gli arabi/palestinesi – fra gli arabi/israeliani e gli israeliani, soprattutto gli ebrei sionisti, oggi al governo in Israele. “Per di più, l’ideologia che nel ’48 fu all’origine della pulizia etnica è la stessa che oggi mantiene i profughi nei loro campi, discrimina i palestinesi all’ interno di Israele e opprime quelli sottoposti all’ occupazione in Cisgiordania e alla reclusione nella Striscia di Gaza. Vista da tale prospettiva, la soluzione dei due Stati non è che un piccolo coperchio che cerca di coprire un’enorme pentola in ebollizione: ogni volta che lo si mette, non può far altro che andare a fondo. La risoluzione di un conflitto si può verificare se sul passato è possibile porre saldamente un coperchio del genere, per chiudere con il male e gli orrori che contiene” (N.Chomsky-I.Pappé, Ultima fermata Gaza – La guerra senza fine tra Israele e Palestina, Ponte alle Grazie p. 157).
In Israele c’è una parte considerevole di società civile che vorrebbe condividere con i Palestinesi un unico destino civile, politico, amministrativo, culturale, come quello che si immagina in uno Stato unico. Tuttavia, ci sono contraddizioni e orrori che possiamo constatare oggi attraverso il genocidio che Israele sta perpetrando ai danni dei palestinesi di Gaza, orrori per i quali verifichiamo cosa significhi per la leadership israeliana la “vendetta” dopo il massacro che Hamas ha perpetrato ai danni degli israeliani, e non solo israeliani, il 7 ottobre 2023 (su cui abbiamo espresso anche la nostra condanna).
Allora soffermiamoci un attimo sulla parola “vendetta”, che si manifesta attraverso il saccheggio delle proprietà terriere dei palestinesi, come i vigneti, i frutteti, i capannoni e i depositi dei veicoli industriali ed agricoli, tutte violenze aggressive e brutali che hanno origine fin dai decenni precedenti all’attuale conflitto atroce fra palestinesi e israeliani.
Nella Striscia di Gaza e a Gaza City, come a Ramah, dall’esercito israeliano vengono uccisi civili inermi (donne, bambini denutriti o privati dei loro genitori uccisi sotto le bombe) per la semplice supposizione di essere considerati complici; come pure vengono distrutti sistematicamente ed in maniera indiscriminata (e sappiamo anche il perché!!!) scuole, università, ospedali, luoghi di culto. E queste operazioni violente, che producono solo morte e distruzioni, non sono forse espressioni inequivocabili di brutale, criminale vendetta? ☺

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