
Pensieri spersi in palestina
Vorrei raccogliere, come in un mazzo di fiori profumati, i miei pensieri e presentarli a voi, che in questo momento state leggendo le mie riflessioni, nella speranza che ne condividiate la tessitura.
In effetti, faccio un po’ fatica a metterle insieme, ad imbastirne, cioè, il nocciolo, perché le immagini televisive, che scorrono sotto gli occhi miei e di quanti in questi istanti sono dinanzi alla Tv, sono orrende e ci impediscono di commentarle, quasi increduli che l’uomo sia capace di tante atrocità, come quelle che stiamo vedendo da due anni nella Striscia di Gaza.
Sono, infatti, immagini di morte, di orrore inaudito, di disprezzo totale per la vita di quanti vivono in Palestina, e particolarmente, non tralasciando la Cisgiordania, nella Striscia di Gaza. Distruzione, bombe che svellono con la loro fragorosa potenza anche le nostre anime. Esplosioni che scuotono, oltre che il corpo anche le nostre coscienze, e che arrivano a paralizzare le nostre emozioni tra l’incredulità di quanta efferatezza e di quanta sofferenza vediamo perpetrate a danno delle popolazioni inermi.
La popolazione civile, disarmata, non può essere considerata complice delle atrocità commesse dai gruppi armati di Hamas nella giornata del 7 ottobre 2023. E poi sulla stessa Striscia di Gaza incombe l’ assurda e l’immotivata beffa israelo/statunitense che riguarda la prospettiva a Gaza di insediamenti commerciali e turistici per conto di ingordi affaristi e stragisti criminali.
Quindi, affari disgustosi e transazioni prevaricatrici da parte di immobiliaristi miliardari, che, a metà tra ebrei sionisti e spregiudicati speculatori statunitensi, si divideranno la torta, loro che sono artefici materiali del genocidio in atto nella Striscia di Gaza a danno dei Palestinesi. “Animali umani”, i Palestinesi, così considerati con razzistico disprezzo dai sionisti che amministrano oggi lo stato di Israele. “La polvere da sparo, nera e macinata da cuori di pietra, viene ammassata in bombe che pesano tonnellate, fabbricate con il rame dell’Antico Testamento. Il complesso di persecuzione, che ha portato al crimine di gettare un bambino nel pozzo, si annida nei geni e si trasforma in una sorta di vendetta per ciò che ha patito il popolo eletto nella sua lunga diaspora, con armi sofisticate puntate contro i bambini di Gaza, riducendoli a brandelli (…) – Se hai sentito il fragore del missile significa che stai bene, perché vuol dire che non è caduto sulla nostra casa, dato che il missile è più veloce del suono -. Così il bambino si sente rassicurato e dimentica il suo diritto a essere triste per altri che potrebbero essere i suoi compagni di scuola” (Abek Halas – 30 dicembre 2023 in Ho ancora le mani per scrivere – Testimonianze dal genocidio a Gaza, a cura di Aldo Nicosia, Edizioni Q, aprile 2025).
Il 18 settembre scorso, alle ore 08.00, mi sono concesso un diversivo affettuoso, accompagnando a scuola il nipotino del nostro cuore. C’era, peraltro, la protesta accesa e agguerrita dei genitori degli alunni, perché alcune classi sono state trasferite in locali non confacenti per una scuola: e così ho semplicemente assistito alla legittima e civile disapprovazione delle famiglie dei piccoli alunni. Ma chi e dove può protestare a Gaza per il diritto allo studio e per una vita normale, cui hanno diritto tutti i bambini palestinesi? A Gaza, in una città oggi completamente distrutta, non è più possibile dall’8 ottobre 2023, perché le scuole, le università, gli ospedali, i siti archeologici, le chiese, i palazzi delle istituzioni gazawe sono stati tutti distrutti dalle bombe israeliane.
E a queste distruzioni è susseguita la dissoluzione di tutti i sogni dei bambini di Gaza: “(…) Gaza è una parte importante di questa nazione (Palestina!). Qui l’anno scolastico non è finito perché in realtà non è mai iniziato. Forse la guerra durerà ancora molto a lungo e non ci sarà nemmeno un nuovo anno. Un’intera generazione non ha avuto accesso all’istruzione e ha perso un anno – oggi, due anni, di studi, a tutti i livelli, dall’asilo nido all’università” (Ibidem).
Sono i bambini e le donne le vittime predestinate delle armi israeliane, che colpiscono con predeterminata ferocia. Non c’è più un briciolo di umanità a Gaza. I carri armati, i bulldozer, gli aerei, i droni distruggono tutto e sotto le macerie marciscono migliaia e migliaia di corpi insepolti, non compianti. Solo pochi corpi hanno la buona sorte di essere avvolti in stoffe di colore bianco e di essere seppelliti velocemente sotto terra e non in cimiteri, come si è soliti fare in condizioni normali. Stoffe e lenzuola, i sudari, come con lucida compartecipazione al dolore ha saputo scrivere e presentarceli nel suo ultimo libro – Sudari – Elegia per Gaza – la scrittrice Paola Caridi: “Nascondono i corpi agli occhi del mondo, i sudari di Gaza. Velano i corpi, con antica pietà, perché non siano preda del mondo (…) Come silhouette candide, come fantasmi, come strappi bianchi nelle fotografie, i sudari di Gaza riempiono le macerie grigie, polverose di una terra totalmente distrutta. Azzerata. Desolata. Sono i sudari dei bambini in braccio ai padri (…) I corpi avvolti nei teli funerari sono adagiati su pavimenti, strade, spiazzi di terra, (…) Sono sequenze di generazioni. Nonni, madri, padri, sorelle, fratelli, figlie e figli, nipoti. (…) Alla stregua di un sussurro, i sudari di Gaza sono un suono flebile e fragile (…) La colonna sonora del genocidio, come note bianche sul pentagramma nero del nostro presente. (…) Sono loro – i sudari – a difendere in questo modo i morti dall’oblio. I morti ammazzati palestinesi. Incarnano il genocidio, i sudari di Gaza (…)”.
Vorrei a questo punto tendere alla conclusione delle mie riflessioni con alcuni versi del poeta palestinese Marwan Makhoul e con altri del più grande poeta palestinese del Novecento, Mahmud Darwish:“Per scrivere una poesia non politica
devo ascoltare gli uccelli,
e per sentire gli uccelli
bisogna far tacere gli aerei da caccia”
(Marwan Makhoul)
“Se fossi stato un uccello mi sarei bruciato le ali, dice l’esiliato a se stesso./ (…) Questa è la nostra terra laggiù, incinta di noi… Quando siamo nati?/ Adamo ha sposato due donne? O nasceremo una seconda volta
per dimenticare il peccato?”
(Mahmud Darwish). ☺