Periferie dimenticate
22 Giugno 2019
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Periferie dimenticate

Anno 2019: le periferie sono sempre più il Sud delle città. Degrado, abbandono, illuminazione intermittente, rifiuti abbandonati per giorni soprattutto in concomitanza di festività, marciapiedi colabrodo, strade come groviera.

Date queste premesse, che rappresentano la fotografia del Mezzogiorno in generale, il passo successivo, riuscire cioè a riportare non tanto l’attenzione quanto spostare il baricentro delle città verso i luoghi di maggior disagio, è divenuto più che mai un imperativo e a Campobasso si è concretizzato attraverso un vero e proprio “attacco d’arte”, che vuole essere da stimolo per la gente ad alzare lo sguardo per cercare il bello e magari fermarsi un attimo ad osservare ciò che magari è sempre sfuggito agli occhi perché troppo concentrati su noi stessi, sui nostri pensieri, sul luogo che dovevamo raggiungere velocemente. Imbrartiamo, questa la denominazione dell’iniziativa artistica, non è solo un voler rilanciare le periferie. È un’idea molto più articolata, basata sul concetto di arte allo stato puro, che sia da veicolo nel rendere centrali zone della città divenute estreme e tagliate fuori da qualsiasi progetto di inclusione, rilancio, sviluppo.

Colonna portante dell’iniziativa sono gli Associati Malatesta di Campobasso. Imbrartiamo è frutto di un percorso basato su diversi momenti, il primo dei quali ha riguardato la decorazione di una palazzina estremamente visibile nella zona di Fontana Vecchia, grazie alla sapiente opera dell’artista varesino Andrea Ravo Mattoni. Il secondo ha coinvolto altre due palazzine in zona, che hanno visto impegnato l’artista Louis Gomez ed ancora, terzo momento, la decorazione di ulteriori due facciate ad opera dei vincitori della selezione di artisti under 27: Simone Carraro e ‘LuogoComune’.

“L’idea di fondo  del progetto – ci spiega Nino Carpenito dei Malatesta – è quella di creare un ponte ideale tra la città dimenticata ed il centro cittadino, far arrivare questo disagio fino ai palazzi della politica, al Comune, attraverso una protesta positiva che passi attraverso le pagine dell’arte dei Misteri, realizzando opere in cammino, da Fontana Vecchia fino al Museo degli Ingegni di Via Trento”.

Dopo gli anni passati, nei quali la decorazione di altre zone periferiche era stata affidata al noto writer che lavora sotto lo pseudonimo di Blu, questa volta la scelta è stata Andrea Ravo Mattoni, con il quale abbiamo passato diverse ore nell’osservazione in primis della preparazione del disegno dell’opera, quando il San Michele Arcangelo di Luca Giordano, datato 1663 ed oggi conservato alla Gemäldegalerie di Berlino, era soltanto in potenza sulla facciata del palazzo scelto. È molto riduttivo definire artista di strada il talento di Varese, pur nella migliore accezione possibile del termine, in quanto Andrea è riuscito e riesce a trasferire in tutta Europa attraverso le sue bombolette spray la sintesi del Classicismo, da cui è affascinato. Ci rivela il suo lungo percorso attraverso l’ Accademia di Belle Arti di Brera, una tradizione familiare importante che l’ha formato, con il papà ed ancora prima il nonno che erano a loro volta artisti.

A casa Mattoni si è sempre respirata arte, creando una visione ad ampio raggio che l’ha portato in giro per l’Europa a rendere bello ciò che era dismesso o degradato. Andrea ci spiega l’importanza fondamentale della “tradizione della copia che ha permesso la nascita dell’arte, la sua diffusione e conoscenza, soprattutto nel Medioevo. È stato solo grazie alla copia, che un Caravaggio, un Canaletto, un Parmigianino, una qualsiasi opera ha potuto essere diffusa ovunque, affinché tutti potessero ammirare le meraviglie di pittori che crearono opere difficilmente visibili se ne fosse esistita solo una copia originale. Merito quindi ai mostri sacri dell’arte, ma altrettanto agli allievi del maestro, che nelle botteghe, già ai tempi dell’antica Grecia, ne copiavano appunto le opere”.  Si definisce un “Artista di arte contemporanea”, che viaggia alla media di tre opere murali della grandezza di 10 metri per 13 al mese e cura periodicamente delle esposizioni ‘non permanenti’, in quanto vende tutto ciò che realizza. Tiene sempre a corollario del suo viaggiare una proposta attiva di collaborazione con le scuole, con le quali coopera stabilmente, per mostrare come si realizza un’opera passo dopo passo agli studenti di turno.

Il suo sogno più grande al momento, è realizzare una maestosa opera di Guido Reni, datata 1606/1607, in cui si vede Davide che decapita Golia, nell’attimo prima che si compia l’azione. Un’idea che ha intenzione di realizzare in Emilia Romagna, a Bologna in particolare, patria del Reni.

Per l’artista varesino, dopo Campobasso la direzione è stata la Francia, dove il writer ha partecipato alla cerimonia ufficiale di Amboise per i cinquecento anni della morte di Leonardo Da Vinci ed ha realizzato cinque grandi tele raffiguranti cinque particolari del dipinto “La morte di Leonardo da Vinci” del 1781 di Francois Guillame Ménageot, per i quali ha ricevuto l’elogio di Mattarella e Macron.

Immancabile un riferimento finale a Pasolini quando si parla di periferie, perché quando si è in periferia si è guidati dagli insegnamenti e dal ricordo dello scrittore di Casarsa, che delle condizioni del sottoproletariato e del degrado si è occupato più e meglio di tutti. Lo stesso Pasolini però rivedeva proprio in quelle vite ai margini una società d’origine che la nuova dimensione consumistica stava tuttavia cancellando. Ed ecco allora la contrapposizione della borgata in sé, tra squallore, miseria, ma anche incorrotta vitalità.

Ed è questo il senso ultimo del messaggio di Imbrartiamo e dello splendido affresco di Mattoni. Dove più è forte la distanza dal centro, maggiore è la necessità di riportare in vita ciò che è essenziale per un vivere decoroso e civile soprattutto da parte di chi di quell’opulenza fa parte, ma nonostante ciò è più ultimo di chi ultimo lo è davvero. ☺

 

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