Dopo otto anni di chiacchiere, il dibattito sul terremoto non investe il come si è ricostruito ma il quando questo problema sarà affrontato e risolto. In questi anni solo il 13% dei danni accertati ha trovato una parziale soluzione negli atti compiuti da Iorio e compagni. Nel Molise, infatti, si è giunti alla determinazione che sarebbe stato sufficiente un generico miglioramento sismico delle strutture e non l’adeguamento sismico, così come invece è accaduto altrove.
È il caso tuttavia di ricordare che i Molisani sono stati felici di mandare in parlamento il responsabile assoluto di questo fallimento, un certo Silvio Berlusconi, noto alle cronache giudiziarie per aver passato più tempo a trattare di “pilu” che di affari di stato. Ci saremmo aspettati un occhio di riguardo verso chi lo aveva mandato in parlamento, ma lui in Molise non ci è venuto neanche a chiedere i voti: a questo hanno pensato Iorio e la sua band. I molisani che non sono né bigotti né moralisti, ma seri cattolici perdonisti, non si faranno ingannare dalla persecuzione mediatica giudiziaria e continueranno a votare per Iorio e Berlusconi senza tener conto che l’Italia va a puttane e il Molise pure.
I giornali nazionali si occupano del Molise e del suo governatore anche in questi giorni roventi ma solo per dire che la nostra regione ha guadagnato gli ultimi posti nella classifica che registra i risultati conseguiti in materia di sviluppo e di occupazione. Nonostante i fondi dell’art. 15, circa 500 milioni di euro usati non per i terremotati –come sarebbe stato giusto- ma anche per retribuire le amichette del capo: sì perché, in questo paese, le prestazioni sessuali dei potenti vengono retribuite con soldi pubblici alla faccia di tutti i moralisti e bacchettoni. Siamo la peggio piazzata tra le regioni italiane.
In tutto questo casino, il terremoto di San Giuliano non è più nell’agenda politica. Non vengono stanziati fondi da circa tre anni e non ve ne saranno nei prossimi. Né la legge di bilancio, né il decreto “mille proroghe”, che si è sostituito ormai alla legge finanziaria, si occupano del sisma del Molise, come se il problema non fosse mai esistito, anzi qualche parlamentare del PDL ha avuto la bella pensata di istituire una tassa regionale per la ricostruzione ancora prima di approvare i decreti attuativi sul federalismo.
Come reagiscono i politici locali? I parlamentari indigeni nominati da Berlusconi, entrambi impegnati a fare i turni al suo capezzale, non osano neanche fiatare, tanto il malato è grave; l’on.le Di Pietro, impegnato a parlare dei grandi sistemi, si è completamente dimenticato di quelli piccoli; la sola Sig.ra Di Giuseppe, per la verità l’unica a non aver mai detto una sola parola sul terremoto, continua ad essere coerente con se stessa; il Senatore Astore, solitario e inascoltato da tutti mentre in Senato chiede le dimissioni del Governo, aggiunge che nel decreto “mille proroghe” vi è una palese diversità di trattamento tra gli abitanti di Abruzzo e Molise e il resto del Paese: gliene siamo grati.
In questo quadro desolante l’unico dibattito possibile è quello che riguarda l’assemblaggio tra culi e poltrone. Si prendono le misure del Presidente della Provincia o quelle del Presidente della Regione: ma per fare cosa? Gli attori in campo sono sempre gli stessi, sono quelli che hanno litigato per cinque anni, opportunamente sostenuti dalle loro opposizioni. Avranno mai il coraggio di dirci che per risolvere i numerosi problemi da loro stessi causati ci sarà bisogno del sacrificio di tutti i molisani, nessuno escluso? Avranno l’onestà di dirci che tutta la nostra classe dirigente, sia a Roma che a Bruxselles, gode di una fiducia pari a zero? Guardateli attentamente quando vanno in televisione, dicono male l’uno dell’altro ma guai a parlare delle cose da fare e soprattutto di chi le deve fare. ☺
domenicodadamo@alice.it
Dopo otto anni di chiacchiere, il dibattito sul terremoto non investe il come si è ricostruito ma il quando questo problema sarà affrontato e risolto. In questi anni solo il 13% dei danni accertati ha trovato una parziale soluzione negli atti compiuti da Iorio e compagni. Nel Molise, infatti, si è giunti alla determinazione che sarebbe stato sufficiente un generico miglioramento sismico delle strutture e non l’adeguamento sismico, così come invece è accaduto altrove.
È il caso tuttavia di ricordare che i Molisani sono stati felici di mandare in parlamento il responsabile assoluto di questo fallimento, un certo Silvio Berlusconi, noto alle cronache giudiziarie per aver passato più tempo a trattare di “pilu” che di affari di stato. Ci saremmo aspettati un occhio di riguardo verso chi lo aveva mandato in parlamento, ma lui in Molise non ci è venuto neanche a chiedere i voti: a questo hanno pensato Iorio e la sua band. I molisani che non sono né bigotti né moralisti, ma seri cattolici perdonisti, non si faranno ingannare dalla persecuzione mediatica giudiziaria e continueranno a votare per Iorio e Berlusconi senza tener conto che l’Italia va a puttane e il Molise pure.
I giornali nazionali si occupano del Molise e del suo governatore anche in questi giorni roventi ma solo per dire che la nostra regione ha guadagnato gli ultimi posti nella classifica che registra i risultati conseguiti in materia di sviluppo e di occupazione. Nonostante i fondi dell’art. 15, circa 500 milioni di euro usati non per i terremotati –come sarebbe stato giusto- ma anche per retribuire le amichette del capo: sì perché, in questo paese, le prestazioni sessuali dei potenti vengono retribuite con soldi pubblici alla faccia di tutti i moralisti e bacchettoni. Siamo la peggio piazzata tra le regioni italiane.
In tutto questo casino, il terremoto di San Giuliano non è più nell’agenda politica. Non vengono stanziati fondi da circa tre anni e non ve ne saranno nei prossimi. Né la legge di bilancio, né il decreto “mille proroghe”, che si è sostituito ormai alla legge finanziaria, si occupano del sisma del Molise, come se il problema non fosse mai esistito, anzi qualche parlamentare del PDL ha avuto la bella pensata di istituire una tassa regionale per la ricostruzione ancora prima di approvare i decreti attuativi sul federalismo.
Come reagiscono i politici locali? I parlamentari indigeni nominati da Berlusconi, entrambi impegnati a fare i turni al suo capezzale, non osano neanche fiatare, tanto il malato è grave; l’on.le Di Pietro, impegnato a parlare dei grandi sistemi, si è completamente dimenticato di quelli piccoli; la sola Sig.ra Di Giuseppe, per la verità l’unica a non aver mai detto una sola parola sul terremoto, continua ad essere coerente con se stessa; il Senatore Astore, solitario e inascoltato da tutti mentre in Senato chiede le dimissioni del Governo, aggiunge che nel decreto “mille proroghe” vi è una palese diversità di trattamento tra gli abitanti di Abruzzo e Molise e il resto del Paese: gliene siamo grati.
In questo quadro desolante l’unico dibattito possibile è quello che riguarda l’assemblaggio tra culi e poltrone. Si prendono le misure del Presidente della Provincia o quelle del Presidente della Regione: ma per fare cosa? Gli attori in campo sono sempre gli stessi, sono quelli che hanno litigato per cinque anni, opportunamente sostenuti dalle loro opposizioni. Avranno mai il coraggio di dirci che per risolvere i numerosi problemi da loro stessi causati ci sarà bisogno del sacrificio di tutti i molisani, nessuno escluso? Avranno l’onestà di dirci che tutta la nostra classe dirigente, sia a Roma che a Bruxselles, gode di una fiducia pari a zero? Guardateli attentamente quando vanno in televisione, dicono male l’uno dell’altro ma guai a parlare delle cose da fare e soprattutto di chi le deve fare. ☺
Dopo otto anni di chiacchiere, il dibattito sul terremoto non investe il come si è ricostruito ma il quando questo problema sarà affrontato e risolto. In questi anni solo il 13% dei danni accertati ha trovato una parziale soluzione negli atti compiuti da Iorio e compagni. Nel Molise, infatti, si è giunti alla determinazione che sarebbe stato sufficiente un generico miglioramento sismico delle strutture e non l’adeguamento sismico, così come invece è accaduto altrove.
È il caso tuttavia di ricordare che i Molisani sono stati felici di mandare in parlamento il responsabile assoluto di questo fallimento, un certo Silvio Berlusconi, noto alle cronache giudiziarie per aver passato più tempo a trattare di “pilu” che di affari di stato. Ci saremmo aspettati un occhio di riguardo verso chi lo aveva mandato in parlamento, ma lui in Molise non ci è venuto neanche a chiedere i voti: a questo hanno pensato Iorio e la sua band. I molisani che non sono né bigotti né moralisti, ma seri cattolici perdonisti, non si faranno ingannare dalla persecuzione mediatica giudiziaria e continueranno a votare per Iorio e Berlusconi senza tener conto che l’Italia va a puttane e il Molise pure.
I giornali nazionali si occupano del Molise e del suo governatore anche in questi giorni roventi ma solo per dire che la nostra regione ha guadagnato gli ultimi posti nella classifica che registra i risultati conseguiti in materia di sviluppo e di occupazione. Nonostante i fondi dell’art. 15, circa 500 milioni di euro usati non per i terremotati –come sarebbe stato giusto- ma anche per retribuire le amichette del capo: sì perché, in questo paese, le prestazioni sessuali dei potenti vengono retribuite con soldi pubblici alla faccia di tutti i moralisti e bacchettoni. Siamo la peggio piazzata tra le regioni italiane.
In tutto questo casino, il terremoto di San Giuliano non è più nell’agenda politica. Non vengono stanziati fondi da circa tre anni e non ve ne saranno nei prossimi. Né la legge di bilancio, né il decreto “mille proroghe”, che si è sostituito ormai alla legge finanziaria, si occupano del sisma del Molise, come se il problema non fosse mai esistito, anzi qualche parlamentare del PDL ha avuto la bella pensata di istituire una tassa regionale per la ricostruzione ancora prima di approvare i decreti attuativi sul federalismo.
Come reagiscono i politici locali? I parlamentari indigeni nominati da Berlusconi, entrambi impegnati a fare i turni al suo capezzale, non osano neanche fiatare, tanto il malato è grave; l’on.le Di Pietro, impegnato a parlare dei grandi sistemi, si è completamente dimenticato di quelli piccoli; la sola Sig.ra Di Giuseppe, per la verità l’unica a non aver mai detto una sola parola sul terremoto, continua ad essere coerente con se stessa; il Senatore Astore, solitario e inascoltato da tutti mentre in Senato chiede le dimissioni del Governo, aggiunge che nel decreto “mille proroghe” vi è una palese diversità di trattamento tra gli abitanti di Abruzzo e Molise e il resto del Paese: gliene siamo grati.
In questo quadro desolante l’unico dibattito possibile è quello che riguarda l’assemblaggio tra culi e poltrone. Si prendono le misure del Presidente della Provincia o quelle del Presidente della Regione: ma per fare cosa? Gli attori in campo sono sempre gli stessi, sono quelli che hanno litigato per cinque anni, opportunamente sostenuti dalle loro opposizioni. Avranno mai il coraggio di dirci che per risolvere i numerosi problemi da loro stessi causati ci sarà bisogno del sacrificio di tutti i molisani, nessuno escluso? Avranno l’onestà di dirci che tutta la nostra classe dirigente, sia a Roma che a Bruxselles, gode di una fiducia pari a zero? Guardateli attentamente quando vanno in televisione, dicono male l’uno dell’altro ma guai a parlare delle cose da fare e soprattutto di chi le deve fare. ☺
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