Pittore al servizio dei papi
9 Ottobre 2024
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Pittore al servizio dei papi

Originario di Lucca, (25 gennaio 1708 – Roma, 5 febbraio 1787) Pompeo Batoni si trasferì presto nella capitale per poter approfondire i suoi studi sulla pittura ed avere l’opportunità di imparare direttamente dai grandi artisti del passato come Raffaello e Annibale Carracci. Divenne così uno dei più importanti artisti del Settecento, tant’è vero che i ritratti di Batoni erano ambiti da diversi personaggi noti dell’epoca, come papa Pio VI, ed oggi sono custoditi non solo nei musei italiani ma anche all’estero. Conosciamo il pittore lucchese attraverso lo stile delle sue opere più note.
Pompeo Batoni, fu precursore del neoclassicismo. Appresa l’arte orafa in famiglia, preferì decisamente la pittura: aiutato dal suo protettore Alessandro Guinigi e dai pittori Brugieri e Lombardi, convinse il padre Paolino, inizialmente restio, a rinunciare al suo aiuto in bottega per permettergli di dedicarsi completamente allo studio della pittura.
Formazione
neoclassica
Dalla tecnica orafa, passò alla formazione artistica trasferendosi nel 1727 a Roma. Dopo un primo periodo trascorso nella bottega di Francesco Ferdinandi, decise di studiare e di modellare il suo stile su quello di Raffaello, diventando subito noto per la sua abilità nel copiare le sculture antiche. Nei primi anni ’30 del Settecento, per provvedere alla famiglia, si dedicò al ritratto e il suo atelier nei pressi di Piazza di Spagna diventò ben presto molto apprezzato: la sua bravura ammaliò sovrani e papi che desideravano un proprio ritratto eseguito dall’artista toscano. Il suo talento non era destinato a restare nascosto: Pompeo Batoni firmerà ben 22 ritratti di monarchi europei, mentre Benedetto XIV, Clemente XIII e Pio VI furono i tre pontefici cui prestò il suo talento.
Ritrattista di successo
Quello dei ritratti si dimostrò un genere decisamente richiesto e remunerativo per Batoni grazie al grande numero di viaggiatori stranieri, soprattutto inglesi e irlandesi, che erano di passaggio a Roma. L’artista rappresentava i committenti internazionali sullo sfondo delle rovine romane oppure su vedute della città in modo che il loro ritratto diventasse una sorta di “souvenir del Bel Paese”. Chi partiva per il Grand Tour, infatti, desiderava dimostrare di aver compiuto il suo viaggio portando con sé al ritorno un ricordo tangibile di tale esperienza: all’epoca, non c’era niente di meglio di una propria raffigurazione da mostrare in società.
Soggetti sacri
Tra i soggetti sacri celebre è il Sacro cuore di Gesù del 1767 custodito presso la Chiesa del Gesù a Roma, che divenne l’immagine ufficiale dei devoti. Il pittore rappresentò Gesù con una tunica rossa, simbolo del martirio e dell’umanità, e un manto blu colore del cielo, mentre con la mano destra indicava il suo cuore illuminato dalle fiamme e incoronato da una corona di spine e una croce.☺

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