Ho visto Betlemme
su un’altura che sovrasta
il lago di Guardialfiera.
Non era la città di oggi
separata da muro e filo spinato,
dilaniata da odi
dove i pastori sono guerriglieri.
Ma un pezzo dell’antica Palestina
coi soldati romani, i pastori
gli artigiani, gli scribi, le donne.
Nella notte una luce brillava.
In fermento era il borgo.
Nell’aria profumo di caldarroste,
di vin caldo, di frittelle.
Lungo i gradoni della via
esultava una gioia genuina,
uno spirito leggero.
Ed ecco la Grotta divina
col Bambino, Maria, Giuseppe
nella luce dell’Annunzio.
Il popolo ebreo quella sera
si era incarnato
negli abitanti del luogo,
lo sguardo assorto, i gesti sobri.
Atmosfera magica
il Presepe vivente,
trasposizione dell’Evento divino
nel nostro mondo disincantato.
I figuranti, gente di paese,
erano lì a stupirci,
a dare la Buona Novella,
testimoni dell’umanità
in cammino verso la Santa Grotta,
cuore del nostro destino.
Ma loro non lo sapevano.
Lina D’Incecco